Una Miami Beach mai vista. Affollatissima di turisti anche fuori stagione, appare in queste ore spettrale. Le strade e i grandi viali lungo il mare deserti. Gli alberghi con vista mozzafiato sull’oceano vuoti. E poi paratie di legno e sacchetti di sabbia davanti ad abitazioni e negozi. Nel cuore dell’iconica Ocean Drive, di fronte a Villa Casaurina che fu la residenza di Gianni Versace, nei tanti locali e discoteche non si vede nessuno, molti hanno chiuso. L’arrivo di Irma – come racconta l’Ansa – fa paura, e nell’intera contea di Miami è un esodo di massa senza precedenti.

L’hanno chiamata “la grande fuga”. Sono almeno 650mila le persone evacuate, ma non è facile andar via. Intere famiglie con le loro valige stazionano alle fermate dei bus, nella speranza che la propria corsa non sia stata cancellata. Il Miami International Airport è preso d’assalto prima che sia costretto a chiudere per l’arrivo dei forti venti, che potrebbero soffiare a più di 200 chilometri orari. Il traffico è da incubo, con le tre principali arterie stradali della Florida letteralmente intasate. Anche perché man mano che si sale verso nord si uniscono le auto dei 125mila che scappano dalla contea di Palm Beach e i 100mila che abbandonano quella di Broward.

A complicare il tutto, l’emergenza carburante, che oramai da un paio di giorni scarseggia. Nei porti arrivano le cisterne, ma le autobotti restano il più delle volte bloccate negli ingorghi, tanto che si è deciso di farle scortare dalla polizia. Ma la quantità di benzina in arrivo è comunque inferiore al fabbisogno: colpa di Harvey, che solo pochi giorni fa ha colpito duramente e messo in ginocchio molte raffinerie texane. Drammatica la corsa contro il tempo delle 60mila persone che popolano l’arcipelago delle Keys, all’estremo sud del Sunshine State. Finora solo la metà è riuscita ad evacuare. E c’è solo un modo per lasciare le isole che rischiano di essere sommerse dalle acque: i 42 ponti che le collegano alla terraferma. Se uno di questi ponti viene danneggiato dall’uragano, le isole a sud restano completamente isolate.

Per chi resta a Miami non è comunque vita facile. Oltre alla mancanza di benzina comincia a scarseggiare anche l’acqua. Gli scaffali dei supermercati sono ormai vuoti, difficile che arrivino altri rifornimenti: se tutto va bene se ne riparlerà tra giorni. Intanto in migliaia si apprestano a dormire nei tanti rifugi allestiti, o negli alberghi che si trovano nelle zone più interne, lontano dalla costa e dalla baia.
Scattato anche l’allarme gru: chi abita nei pressi di edifici in costruzione è invitato a lasciare la sua abitazione, troppo pericoloso. “Tutto può dipendere anche da un piccolissimo particolare”, continuano a ripetere le autorità: “Anche un’app scaricata sul telefonino può salvare una vita”.

Anche il lussuoso complesso di Mar-a-Lago del presidente Usa Donald Trump, soprannominato la Casa Bianca d’inverno, è stato evacuato. La Trump Organization, inoltre, ha dovuto chiudere altre due proprietà in Florida, cioè il Trump International Golf Club di West Palm Beach e il Trump National Golf Club di Jupiter. Inoltre nella quarta delle sue proprietà in Florida, cioè il club di golf Trump National Doral Miami, l’organizzazione ha chiesto a chi aveva prenotato per questo fine settimana di cercare un alloggio fuori dal percorso previsto dell’uragano Irma.

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