Il Loreto Mare è ospedale killer. E’ calata un’ombra sinistra sul nosocomio partenopeo già funestato da clamorosi scandali. L’ennesima vittima di quello che sembra un caso di malasanità si chiama Antonio Scafuri, 23 anni, finito al Pronto Soccorso in codice rosso e rimasto per ore su di una barella in attesa di un trasferimento in un altro ospedale per effettuare un esame specialistico. Ore che, secondo quanto denunciano i medici, in particolare il responsabile dello stesso Pronto Soccorso, Alfredo Pietroluongo, potrebbero essere risultate fatali. Una lenta agonia, tra la disperazione dei genitori del giovane poi il ritorno al Loreto Mare dove finisce in condizioni drammatiche in rianimazione.

Il cuore di Antonio Scafuri si ferma. Rabbia, dolore, incredulità sono i sentimenti che si impossessano dei familiari e degli amici del 23enne e una sola spiazzante domanda: perché? Il presidio sanitario di via Marina è di nuovo al centro del disonore della cronaca nera. Il copione è lo stesso delle ultime (troppe) occasioni in cui l’ospedale napoletano è finito nella bufera: a fine febbraio il blitz con quasi 100 indagati per assenteismo (furbetti di cartellino) di cui 55 arresti con l’obbligo però contrappasso di lavorare, a marzo per la protesta che portò all’esplosione di una bomba carta nel piazzale del nosocomio. L’indagine della magistratura, quella interna e la task force del ministero della Sanità accerteranno cosa è accaduto realmente nella notte maledetta tra il 16 e il 17 agosto dove un giovane ha preso coscienza che a Napoli si può morire nell’indifferenza e nell’inefficienza di una Campania che ha livelli di assistenza da terzo mondo.

Non è giusto. Non è più tollerabile una situazione del genere. Uno schifo senza eguali che si aggiunge al teatrino di stampo pavloviano che scatta a poche ore dalle tragedie. I politici di mestiere e quelli improvvisati per pochi minuti interrompono la tintarella, lasciano l’ombrellone o il resort di lusso e cominciano con il diluvio di dichiarazioni e girandole dei luoghi comuni. Sprezzanti e armati di cinismo, accalcati al buco della serratura spiano i fatti e sparano bordate a caccia del tornaconto della giornata a colpi di ‘mi piace’, ‘post video’ e ‘comunicati’. Il verbo è conquistare l’ossessiva visibilità nel mercato delle notizie. Battere un colpo per esistere. Spararla grossa per montare l’onda di piena della rabbia e del disorientamento della gente.

E’ un modo poco subdolo, in questa specie di barbarie politica, di arruffianarsi potenziali pezzi di elettorato. E’ lo sdoganamento della Genealogia della morale che diventa azione politica in salsa di propaganda irresponsabile e irrispettosa di un dolore. Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Il problema non è solo l’ospedale Loreto Mare, la debolissima rete dei presidi sanitari, del buco nero della sanità campana, dell’inadeguatezza dei responsabili istituzionali, dell’inesistente livello etico di parte del personale e della prassi di rimangiarsi il giuramento di Ippocrate ma in generale è l’assenza di morale e ideali di una indegna classe politica inutile, arrogante e staccata dal mondo reale.

Sono sacerdoti dell’ovvio pronti a celebrare la solita liturgia teatrale della religione della retorica e dell’ovvio. Lì, affacciati alla finestra in attesa di costruire socialmente il proprio senso e consenso nel post-verità. Una poltiglia incolore di anime belle. Resta la disperazione della famiglia di Antonio Scafuri, il pianto inconsolabile, la rabbia e quel desiderio di fuggire, lasciarsi alle spalle una Campania fuori controllo. Mentre il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, nella sua funzione di neo commissario alla sanità forse anche legittimamente innalza le indennità di chi ha responsabilità apicali, non si comprende come si possa ancora morire nel 2017 in una stanza di un Pronto Soccorso in attesa di un esame specialistico. Come non si comprende perché solo l’ospedale Cardarelli, in una città da oltre un milione di abitanti, sia dotato dell’unico trauma center. La sensazione è raccapricciante. Occorre raccontare la verità a chi risiede nel Mezzogiorno d’Italia, la sanità pubblica non è più in grado di garantire il pronto soccorso e le adeguate cure. A questo punto chi entra in un nosocomio metterà in conto che può uscire anche con i piedi in avanti.

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