Meglio ammetterlo subito: non competente in materia. Essere la madre di teen ager è il mestiere più difficile del mondo. Inadeguati, impreparati, frustrati noi. Fragili, insicuri, spietati, loro. Incontenebili, incontentabili. In vacanza poi danno il peggio di sé. Si coalizzano tra di loro e noi genitori siamo il battaglione nemico da abbattere. I figli sono piezz ‘e core, sì ma da prenderli a pedate nel sedere appena aprono l’occhio, dice una madre esasperata. Un’altra (ahimè, la sottoscritta) ha avuto bisogno dell’intervento dei carabinieri per sedare una rissa in famiglia: io parto quando dico io. No tu no. Aprono l’occhietto non prima delle 3 del pomeriggio. Busso alla porta, bofonchiano, un loro amico mi apre e mi offre una canna di mariujana da fumare. Rifiuto. Loro invece se l’accendono. Poi buttano la testa nel latte con cornflex.

Ma che razza di adolescenti siamo stati noi nel nostro passato remoto per meritarci questo gregge di pecore. Cervelli in ammollo ma connessi 24 ore su 24 (è il loro mantra), stessi rituali, stessi sballi. Un passo indietro: sogno finalmente due settimane di relax con i figli, mare bello e pulito per me, invece Panarea si trasforma in una prova di resistenza fisica e mentale.

Un fazzoletto di roccia vulcanica, lungo poco più di tre chilometri, con due lounge bar e una discoteca che picchiano decibel che stordiscono come le temperature che qui oscillavano intorno ai 40 gradi. Una concentrazione di sound che martellano fino all’alba. E quando la musica è finita gli amici non se vanno ma si ritrovano al Bar del Porto, cappuccino e birra per mantenere costante il livello di alcol. Adesso sono i loro i-Phone con amplificatori a sparare musica techno. Panarea ha poco da invidiare in materia di sballo a Mikonos o a Ibiza. Anche qui, ca va sans dire, prezzi triplicati.

Facevano i pescatori, adesso fanno gli affittuari. Ma qui non si affittano stanze ma letti. Un letto costa anche 100 euro al giorno. Li infilano anche in cucina. I carabinieri quest’anno bussavano alle porte per contare letti e corpi occupanti. Multe più salate dell’acqua di mare se erano in troppissimi. Oltre allo sballo da tenere d’occhio altra attività che tiene occupate le signore sono petizioni, raccolte di firme, istanze, esposti, atti d’accusa, di origine indifferenziata (nel senso di pattume). Tanto questa è la fine che faranno, cestinate come arrivano all’autorità di Lipari. Paradossalmente arrivano sulle scrivanie proprio di quelle istituzioni che, secondo il j’accuse generale, latitano. E lasciano fare.

Eppure una soluzione ci sarebbe e la lancia Pietro Lo Cascio nel suo volume di fresca pubblicazione “Le Isole Eolie”: fare dell’arcipelago, già Patrimonio Unesco, un Parco Nazionale a tutela delle caratteristiche naturali e come tampone alle speculazioni edilizie. Toh, sono ritornate le tartarughe marine e alcune specie di uccelli migratori che sembravano scomparsi. E così Michele Iodice, eclettico artista napoletano, inventore dell’installazione Migrazioni, che porta in giro per il mondo, ha inserito Panarea nella sua mappa. E a casa dello scenografo Leonardo Madonia (tra le più antiche e  originali dell’isola: fu comprata dalla madre nel ’59 per sole 200mila lire) ha presentato il suo nido/ghirlanda intrecciando foglie di mirto e alloro, rami di capperi e lentisco con il gelsomino siciliano. Per Iodice il nido rappresenta un non luogo, un habitat naturale dentro cui trovare intimità e piacere dell’ozio. Altro che sballo!

Twitter @januariapiromal

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