C’è chi ammazza i tempi di attesa facendo di ogni col proprio smartphone, ma ben più di qualcuno ha iniziato ad impiegarlo in un passatempo in apparenza innocente, furbescamente remunerativo (si guadagnano centesimi per ogni interazione, ma nel numero) ed ancor più strategicamente essenziale per la crescita e lo sviluppo nientemeno che di Intelligenze Artificiali. Ricorderete, ci siamo già occupati della famosa AI: nello specifico, si parla di quella che serve per la guida autonoma, e la sorta di gioco da usare per “educarla” ed essere pagati si chiama Mighty AI.

Il passatempo per chi si cimenta con quest’applicazione speciale è una piacevole distrazione, ma diviene cruciale per consentire alle macchine di capire e distinguere gli elementi della realtà: il volume di dati necessario per formare l’intelligenza artificiale alla base dei veicoli a conduzione indipendente va letteralmente oltre la capacità di immaginazione. E, per generarlo, servono soprattutto le persone: può sembrare strano, questo affidamento ad un esercito di amatori, eppure rimane il modo più efficace di allenamento della A.I.

“Praticamente è l’unico modo”, sostiene Premkumar Natarajan specializzato in “computer vision” presso l’USC Information Sciences Institute, che precisa meglio: “Ci sono state ricerche promettenti sul cosiddetto apprendimento non supervisionato in cui i computer imparano con un input minimo ma per ora l’intelligenza, nel campo dell’intelligenza artificiale, dipende essenzialmente dalla qualità dei dati che compongono la sua formazione”. Ecco quindi che i rispettivi centri di raccolta dati di Google, GM ed altri grandi operatori del settore, si basano effettivamente sulla crescita costante e globale di un “esercito” di utenti che accetta di contribuire effettivamente a quei dati. Interagendo in primo luogo con applicazioni come Mighty AI.

Ed eccoci allo speciale gioco ammazzatempo. Il compito dell’utente è sostanzialmente l’identificazione di oggetti in mezzo alla moltitudine di pixel: la logica dell’applicazione è pressoché del tutto analoga al processo di analisi delle fotografie dell’ambiente circostante svolta dai computer, qui invece operata da umani. Quanti? Per ora, circa 200mila in tutto il mondo dov’è disponibile l’applicazione (non in Italia, al momento). Le suddette foto di oggetti da analizzare sono dunque trasmesse alla app Mighty AI e presentate di volta in volta ai giocatori, che devono identificare ogni oggetto in esse visualizzato.

Noioso? Pare di no: “E’ più simile a Candy Crush che ad un lavoro”, pare sia l’opinione condivisa. In effetti, l’applicazione è congegnata per stimolare i giocatori, attraverso ad esempio sessioni limitate di 10 minuti con punteggi, status e avanzamenti di livello. Il giocatore, per ogni oggetto, deve disegnare i contorni attorno ad ogni persona nella foto, oltre che attorno ad altri oggetti. Poi, zoomando a livello di pixel, deve individuare dettagli più sfumati come ad esempio i contorni degli alberi; con altri colori, naturalmente pure semafori, pali e quant’altro. Il set di informazioni viene poi codificato in linguaggio per computer (denominato “maschera di segmentazione semantica”) e spedito alla centrale di raccolta dati insieme alla foto di riferimento. Con Mighty AI non si diventa certo ricchi, ma allo stesso tempo non si regala la propria attenzione: c’è chi riesce a mettersi via quasi trecento euro all’anno.

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