La vicenda della cartiera di Mantova, ampiamente presente sui media della città, merita di uscire dall’ambito locale in quanto esemplare di come la salute pubblica (non) venga tenuta in considerazione da chi dovrebbe tutelarla e che anzi definisce l’intera vicenda come “stucchevole e noiosa”. Ci sembra che di stucchevole e noioso ci sia purtroppo ben poco e che ancora una volta si voglia tutelare l’interesse di pochi piuttosto la salute di tutti.

Ecco brevemente i fatti.

A Mantova, città fra le più inquinate d’Italia per polveri sottili, la ex Cartiera Burgo chiusa nel 2014 è stata rilevata dal gruppo Pro Gest per riprenderne l’attività, autorizzata dalla Provincia nel giugno 2016 con una “modifica non sostanziale”, nonostante si prevedesse il raddoppio della quantità di carta prodotta e l’aumento della portata dei fumi dell’inceneritore di fanghi della cartiera.

L’incremento dell’attività della cartiera fu ottenuto senza procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), né di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) in quanto la Provincia prese per buona la relazione tecnica dell’azienda in cui si certificava che le emissioni, pur raddoppiando l’impianto, sarebbero addirittura diminuite. L’enormità della cosa è stata oggetto di un ricorso al Tar da parte di associazioni e di 260 cittadini (su un totale di 4 ricorsi presentati da Isde – associazione di cui sono membro – Italia Nostra e Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia) che, avvalendosi dell’esperienza e dell’impegno dell’Ingegner Paolo Rabitti, hanno chiesto che l’impianto fosse sottoposto a VIA ed AIA come previsto dalla legge. Nella sua perizia, confermata anche dal Politecnico di Milano incaricato dal Tar di verificarla, Rabitti ha dimostrato sia l’infondatezza della versione fornita dall’azienda che del parere della Provincia e la necessità quindi di sottoporre a VIA ed AIA la modifica dell’impianto, giudicata sostanziale, perché avrebbe raddoppiato la produzione ed aumentato le emissioni.

Pochi giorni prima dell’udienza del Tar, fissata per il 21 giugno scorso che si preannunciava disastrosa per l’azienda, quest’ultima, d’accordo con la Provincia, ha portato sul piatto una “modifica sostanziale” di quella che era stata definita “modifica non sostanziale”: gli enti preposti sono così corsi ai ripari indicendo in tutta fretta una conferenza dei servizi per approvare un impianto che sostanzialmente pareva tornare alla situazione di partenza come nel gioco dell’oca. La tesi era che le emissioni autorizzate sarebbero diminuite, ignorando le emissioni effettive certificate della Burgo, che in precedenza bruciava carta, mentre ciò che ora si prevede di bruciare è pulper di cartiera, molto più inquinante per la notevole presenza di residui plastici.

Relativamente alla Conferenza dei Servizi il medico Dott. Paolo Ricci delegato dall’ATS (ex Asl), che aveva dato parere favorevole durante la stessa, il 20 luglio ha dichiarato sulla Gazzetta di Mantova: “Per Burgo 2014 la portata indicata è di 51.000 metri cubi/ora, mentre per Pro Gest 2017 è di 29.900 metri cubi/ora. Se la concentrazione rimane costante per entrambe (2/3 milligrammi di polveri) la differenza in più è data dalla portata, maggiore per la Burgo. Ora che con AIA 2017 sappiamo quali sono le emissioni dopo il dimezzamento ottenuto si può procedere con la Valutazione di Impatto sanitario (VIS)”.

Peccato che per la Burgo 2014 la portata non fosse di 51.000 metri cubi/ora, ma, secondo il Politecnico la metà: 26000 metri cubi/ora. Quando l’Ing. Rabitti, riferendosi a quanto attestato dal Politecnico, ha contestato sullo stesso giornale l’affermazione del dott. Ricci, questi si è limitato a scrivere che si trattava di una cosa “stucchevole e noiosa”.

Peccato che cuore, polmoni (ed altri organi) dei mantovani si accorgeranno che di stucchevole e noioso c’è ben poco. Ci auguriamo che l’ATS faccia chiarezza al riguardo.

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