L’inchiesta esplose nell’ottobre del 2016 con 21 arresti, oggi gli appalti pilotati per la tratta Tav Milano-Genova e la Salerno-Reggio Calabria tornano nelle pagine della cronaca perché i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma hanno disposto il sequestro preventivo di beni per un milione di euro a Giandomenico Monorchio, figlio di Andrea, ex ragioniere dello Stato. Ad Antonino Picca, ingegnere, invece è stato imposto l’obbligo di dimora.
Nell’indagine chiamata “Amalgama”, per la pessima qualità dei materiali che veniva contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Il sequestro arriva perché le indagini dei militari hanno portato all’acquisizioni di nuovi elementi, nel periodo compreso tra novembre 2016 e gennaio 2017, “e che evidenziano nuove condotte illecite accertate”.
Nell’ordinanza il gip aveva sottolineato che: “Gli indagati (…) violano sistematicamente le procedure di sicurezza e di qualità delle opere realizzate grazie alla compiacenza della direzione dei lavori”. “I risultati – scriveva – di solito sono noti per altre esperienze accertate nel campo delle indagini degli uffici giudiziari; cosi poi emergeranno i cementi depotenziati, gli inerti di scarsa qualità, il ferro e gli acciai non conformi, gli asfalti diversi per qualità e quantità a quelli dei capitolati”. Cause, scrive ancora il magistrato, alla base dei crolli e dei malfunzionamenti di cui sono protagonisti le opere pubbliche: “Questi artifici truffaldini saranno la matrice dei crolli spontanei o indotti dai terremoti e dall’uso, di migliaia di opere pubbliche consegnate come gioielli della tecnica ma, alla luce di ciò che solitamente si accerta, in molti casi frutto di gravissime truffe ai soggetti pubblici”.
Secondo l’accusa gli imputati svolgevano compiacenti controlli di qualità e rilasciavano certificati dove si affermava il falso, ottenendo come contropartita “commesse per beni e servizi” fatturati a ditte riferibili a parenti o amici. Il 20 aprile scorso il gup aveva deciso venti rinvii a giudizio, la posizione di Monorchio (figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea) era stata stralciata dal giudice per un difetto di notifica.
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