Televisione

Daria Bignardi lascia la direzione di RaiTre, il nuovo corso di viale Mazzini miete una vittima illustre

La giornalista e conduttrice ferrarese era una delle punte di diamante dell'annunciata rivoluzione della televisione pubblica, con Campo Dall'Orto a guidare il plotone di rampanti progressisti, per molti diretta emanazione renziana, pronti a traghettare la Rai nel ventunesimo secolo

di Domenico Naso

Il regime change di viale Mazzini, con Mario Orfeo fresco direttore generale al posto di Antonio Campo Dall’Orto, ha prodotto la prima vittima illustre: Daria Bignardi lascia la direzione di RaiTre (nel comunicato ufficiale della Rai si parla di “risoluzione consensuale del rapporto di lavoro”). La giornalista e conduttrice ferrarese era stata una delle punte di diamante dell’annunciata rivoluzione della televisione pubblica, con Campo Dall’Orto a guidare il plotone di rampanti progressisti, secondo alcuni emanazione renziana, pronti a traghettare la Rai nel ventunesimo secolo. Ma se la rivoluzione viene stroncata dopo poco tempo dal revanscismo dell’ancien regime, è naturale che assieme a quella del condottiero caschino, una ad una, altre prestigiose teste. Stando a quel che ha fatto sapere viale Mazzini, “Daria Bignardi ritiene ormai concluso il proprio percorso lavorativo”, ma a rileggere le sue dichiarazioni alla recente presentazione dei palinsesti della prossima stagione, questa consapevolezza di aver concluso l’esperienza non pare molto evidente. Certo, al momento di accettare l’incarico, Daria Bignardi aveva detto chiaramente che il suo sarebbe stato un lavoro a termine, ma dal suo arrivo a RaiTre sono passati solo diciotto mesi, meno dei 2 o 3 anni che aveva preventivato.

Il comunicato di commiato è pieno di parole dolci da ambo le parti: “I vertici Rai ringraziano Daria Bignardi per il lavoro svolto, la professionalità dimostrata e le capacità organizzative ed artistiche sempre poste pienamente al servizio della società, componenti che hanno permesso a Rai3 di realizzare sotto la sua direzione una programmazione di qualità, la sperimentazione di nuovi format e di raggiungere livelli di audience che la posizionano quale terza rete generalista italiana. La Dott.ssa Bignardi, da parte sua, ringrazia la Presidente, i Consiglieri di amministrazione, il Direttore Generale e il precedente Direttore Generale che le ha proposto l’incarico, tutti i dipendenti e collaboratori di Rai con i quali ha condiviso quotidianamente il suo lavoro, un’esperienza che considera unica e preziosa, sia da un punto di vista dell’arricchimento professionale che da quello umano”. Ringraziamenti a parte, non può sfuggire neppure all’osservatore più distratto il ringraziamento al “precedente direttore generale”, visto che la RaiTre che aveva in mente la Bignardi poteva avere un senso solo all’interno della Rai di Campo Dall’Orto, in quella operazione che per molti era renziana, per altri tentava solo di essere innovativa e di riformare l’irriformabile.

Ma che RaiTre sia la terza rete generalista in quanto ad ascolti è un dato vero, che la Bignardi aveva orgogliosamente sottolineato proprio durante la presentazione dei palinsesti del prossimo autunno. Esperienza da promuovere o da bocciare, dunque? Anche se i numeri pesano, la tv non è una scienza esatta e il bilancio ha luci e ombre. Il flop di Politics pesa, ma nell’ultimo anno e mezzo RaiTre ha anche proposto format innovativi e a volte persino coraggiosi, a cominciare da #statocivile, il docureality dedicato alle prime coppie gay unite civilmente dopo l’approvazione della legge Cirinnà. Un racconto per nulla stereotipato che ha portato nelle case degli italiani la normalità dell’amore. Grazie ai senatori di RaiTre come Fabio Fazio e le icone Franca Leosini e Alberto Angela, poi, la Bignardi ha consolidato anche lo zoccolo duro del target di riferimento.

Negli ultimi mesi la terza rete Rai è stata al centro di un esodo preoccupante in chiave futura: con Fazio che finalmente ha coronato il sogno di sbarcare a RaiUno e la banda di Gazebo che ha seguito Andrea Salerno a La7, la prossima stagione rischiava davvero di diventare priva di particolare appeal. Non è chiaro se la decisione di lasciare anzitempo (peraltro rinunciando alla buonuscita) sia stata dettata dai nuovi equilibri politici o da considerazioni di tipo artistico. Forse Daria Bignardi ha deciso semplicemente di salutare la compagnia in un momento in cui può ancora sventolare dati di ascolto positivi e prima che la nuova stagione, con una dirigenza decisamente diversa rispetto a un anno e mezzo fa per indole e idee e con un palinsesto che per la terza rete sarà una sfida ardua da vincere.

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