Tre impianti del polo petrolchimico di Siracusa, uno dei più grandi d’Europa, sono stati posti sotto sequestro. I sigilli riguardano gli stabilimenti Esso, Isab Nord e Isab Sud. L’inchiesta scaturisce dai numerosi esposti e dalle denunce di cittadini, movimenti ambientalisti, enti e istituzioni che lamentavano la cattiva qualità dell’aria.

Tra loro, negli scorsi anni, si era distinto padre Palmiro Prisutto che scrisse all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, continua a tenere un conteggio dei morti di tumore nella provincia di Siracusa (una vicenda esclusa dall’inchiesta attuale) e a ilfattoquotidiano.it disse “hanno paura che dal petrolchimico licenzino i parenti che ci lavorano: è questa la loro arma vincente”.

Era il 2014. Adesso, al termine di un’indagine durata due anni e che si è avvalsa della consulenza tecnica collegata di esperti di livello nazionale, la procura ha accertato un “significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”. Nel suo provvedimento il gip subordina la restituzione degli impianti “all’imposizione di prescrizioni per consentirne l’adeguamento alle norme tecniche vigenti“.

Il gip ha dato 15 giorni di tempo alle società per decidere se aderire alle prescrizioni. Sia la Esso, che la raffineria impianti Sud dovranno ridurre le emissioni provenienti dall’impianto “con la copertura delle vasche costituenti l’impianto di trattamento acque”. Dovrà essere presentato un progetto che non dovrà eccedere i 12 mesi, con garanzia fideiussoria.

Gli stabilimenti Esso, Isab Nord e Isab Sud dovranno effettuare il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili o mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse, oltre a realizzare impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico e adeguare i sistemi di monitoraggio delle emissioni, attraverso l’adozione di sistemi di monitoraggio in continuo, mettendo a disposizione i dati registrati per via telematica all’Arpa di Siracusa.

Lo stabilimento Esso dovrà inoltre ridurre il livello delle emissioni in atmosfera sino al rispetto dei livelli previsti delle migliori tecnologie disponibili, in particolare la riduzione degli ossidi di zolfo in due camini, e degli ossidi di azoto in 21 camini.

In una nota, il capo della procura di Siracusa Francesco Paolo Giordano ha spiegato che il sequestro è “una prima risposta che si riesce a dare alla popolazione in questa materia molto complessa” dopo le “innumerevoli istanze che sono arrivate dal territorio sin da quando io mi sono insediato nel settembre 2013″. “Abbiamo lavorato tantissimo – ha aggiunto – e abbiamo trovato degli esperti di livello nazionale con i quali abbiamo concertato le prescrizioni che poi abbiamo emanato”.

Dopo la notifica, Isab ha fatto sapere in una nota di essersi sempre attenuta “alle autorizzazioni che ci sono state rilasciate” e di aver “sempre ottemperato alle indicazioni dalle autorizzazioni rilasciate”. Nel pomeriggio, è intervenuta anche Esso: specificando che “il provvedimento, subordinato a misure che sono allo studio dei nostri tecnici, lascia attualmente la raffineria nel suo normale assetto operativo”, la compagnia petrolifera si dice “convinta di avere operato nel rispetto della normativa vigente e delle autorizzazioni rilasciatele, è pronta a collaborare con le autorità competenti per chiarire la propria posizione”.

 

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