“Tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e devi riferire tutto quello che vi siete detti”. Così diceva lo scorso marzo Matteo Renzi al papà Tiziano in una telefonata intercettata nell’ambito dell’inchiesta Consip e pubblicata nel libro di Marco Lillo ‘Di padre in figlio’ (Paper First). Mentre parla al telefono con Matteo, Tiziano è tra gli indagati per traffico di influenze. Così come il ministro dello Sport Luca Lotti, sospettato di avere rivelato ad alcuni dirigenti della centrale acquisti l’esistenza di una indagine. Ma chi è il Luca a cui Tiziano non ha detto la verità? Che sia Lotti? Provare a chiederlo al ministro a margine di un incontro alla Festa dell’Unità di Milano non porta a nulla: “La domanda è così fuori tema…”, risponde ridendo. Come nulla dice sui suoi rapporti con uno degli altri indagati, il “facilitatore” e amico di Tiziano Carlo Russo, per il quale Lotti stesso aveva consigliato al governatore della Puglia Michele Emiliano di incontrarlo. Non resta che raccogliere il suggerimento di Lotti e provare a chiedere direttamente a Matteo Renzi, anche lui in arrivo alla Festa dell’Unità organizzata dal Pd milanese. Lui, almeno, lo saprà di che Luca parlava? Era Lotti? “Ditelo a Luca, va bene”, sono le incomprensibili parole pronunciate dal segretario del Pd, che di lì in poi ignorerà la domanda in un inseguimento che ha del surreale.

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