Il compenso medio dei dirigenti italiani della pubblica amministrazione nel 2015 è stato di circa 347mila euro. Il più alto dopo l’Australia. La media a livello Ocse è di 203mila euro. Questo il quadro che emerge nell’ultimo report sulla pa dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Seguono i compensi per i ruoli di segreteria. Anche questi alti: 55.600 dollari all’anno contro i 52.700 della media nei paesi appartenenti all’organizzazione. Risultano, invece, più bassi della media gli stipendi degli impiegati pubblici con competenze specifiche, che percepiscono 67.900 dollari all’anno, rispetto agli 88.700 dollari della zona Ocse.

Secondo i dati del rapporto la pubblica amministrazione italiana è anche vecchia. Nel 2015 è stata quella con la più alta percentuale di impiegati al di sopra dei 55 anni. E la forza lavoro continua ad invecchiare: dal 2010 c’è stato un incremento dal 31% al 45%. Per capire il divario, basti dire nell’area Ocse si registra in media il 24% di lavoratori sopra i 55 anni e il 18% al di sotto di 34.

Va meglio sul fronte dell’equilibrio di genere: in Italia si registra una sostanziale parità, come in DanimarcaGreciaBelgioSpagna. La presenza femminile è stata registrata tra il 51 e il 52%. Ma le buone notizie nell’ambito della quote rosa finiscono qui. Nell’intera area Ocse l’occupazione femminile nel pubblico impiego è al 58%, mentre nel privato è al 45%.

Tuttavia nel 2017 solamente il 28% dei ruoli ministeriali e governativi è ricoperto da donne, l’1,3% in meno rispetto al 2015. Insieme alla Finlandia e l’Estonia, Roma ha subito addirittura un calo del 15% tra il 2015 e il 2017.

Secondo il report “Uno sguardo sull’amministrazione pubblica” poi, la fiducia degli italiani nei confronti del governo si ferma al 24% nel 2015. Sei punti in meno rispetto al dato del 2007 e lontano dalla media del 42% registrata nei paesi dell’area Ocse. Peggio di noi Cile e Grecia.  Solo la Turchia viaggia sui nostri livelli. In calo anche l’apprezzamento nei confronti del sistema giudiziario, al 24%, contro il 55% dei paesi dell’area.

 

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