C’è chi si spaccia per residente ma non lo è e chi tenta di trasformare in tutta fretta la casa di villeggiatura estiva in prima abitazione. C’è chi continua a vivere nel suo appartamento dichiarato inagibile ma afferma di essere sfollato e chi attesta il falso sulla dimensione del proprio nucleo famigliare. Perché magari i figli studiano in altre città, o addirittura all’estero, e i genitori anziani vivono da anni in una casa di riposo: ma vengono comunque inclusi nella domanda fatta al Comune, nella speranza di vedersi assegnare un finanziamento maggiore dopo il terremoto del 24 agosto 2016. I sospetti già c’erano, gli indizi pure: era già successo all’Aquila, si era ripetuto in Emilia. Ora però cominciano ad arrivare anche le prime denunce ufficiali da parte delle forze dell’ordine, che indagano un po’ dovunque nei tanti Comuni del cratere sismico del Centro Italia. E, pur senza sbilanciarsi nelle previsioni, parlano di “migliaia di casi poco chiari”. Inchieste, insomma, che “promettono novità importanti”. Indebita percezione di erogazioni dallo Stato, falsità ideologica in atto pubblico, truffa aggravata: sono solo alcuni dei reati contestati a quelli che sono già stati ribattezzati, dagli stessi investigatori, “furbetti del contributo”.

Il contributo, in questo caso, è quello per l’autonoma sistemazione. Il famigerato Cas, destinato a coloro che risiedono all’interno delle zone rosse dei Comuni del cratere, o la cui casa è stata danneggiata o distrutta dal sisma. L’entità dell’aiuto varia a seconda della grandezza del nucleo famigliare: si va dai 400 euro per i singoli ai 900 per i gruppi di almeno 5 persone, più altri 200 euro previsti in caso di handicap o di ultrasessantacinquenni. Una misura per aiutare i cittadini colpiti dalla tragedia del terremoto a cui lo Stato non ha ancora messo a disposizione una sistemazione alternativa stabile ma a anche un’ opportunità per chi vuole indebitamente intascare dei soldi che non gli spettano.

Le prime denunce sono arrivate a Tolentino, 20mila abitanti e 5mila sfollati nell’entroterra marchigiano, in provincia di Macerata. Qui i terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre del 2016 hanno danneggiato in modo grave quasi 3.900 edifici. E sempre qui 4 persone, appartenenti a 2 nuclei famigliari diversi, hanno percepito 4mila euro di Cas senza averne diritto. Questo, almeno, è quanto ritengono i carabinieri della Compagnia di Tolentino che hanno condotto l’operazione lo scorso 29 giugno. L’abitazione dei 4 denunciati era stata dichiarata inagibile dal Comune, e questo aveva permesso loro di accedere al Cas: il problema è che in quella palazzina danneggiata avevano continuato a vivere stabilmente, indicando però un falso indirizzo del domicilio post sisma nella richiesta di contributo avanzata agi uffici comunali. Ora rischiano fino a 3 anni di reclusione, per indebita percezione di erogazioni dallo Stato.

“È una vergogna che in un territorio ferito come il nostro certe persone si approfittino della situazione”, dichiara il comandante Giacomo De Carlini, che dirige le indagini. “È un’operazione che continuerà ad andare avanti – aggiunge – affinché i ‘furbetti’ si rendano conto della gravità delle loro azioni e della possibilità di fare marcia indietro prima che sia troppo tardi”. Il sindaco di Tolentino, Giuseppe Pezzanesi, parla di “pochissimi casi, ma che ovviamente amareggiano. Va tenuto presente, comunque, che anche i cittadini che sbagliano vivono situazioni di estremo disagio”. Il Comune sta collaborando con gli investigatori, fornendo accesso ai dati raccolti dai tecnici, che possono essere incrociati e permettere d’individuare i casi sospetti.

Sta accadendo anche a Norcia, dove la Guardia di Finanza il 3 luglio scorso ha denunciato 2 pensionati e un giovane, accusati di aver attestato falsamente di risiedere in modo stabile nella zona rossa. Secondo la compagnia delle Fiamme Gialle di Spoleto, guidata dal capitano Simone Vastano, le 3 persone in realtà trascorrevano nella città di San Benedetto solo qualche giorno in occasione delle vacanze estive o delle festività religiose, e per il resto dell’anno vivevano altrove. Ora sono state segnalate alla Corte dei conti per il presunto danno erariale provocato al Comune, e potrebbero dover rispondere di falsità ideologica, induzione in errore di pubblico ufficiale e truffa aggravata.

Il sindaco Nicola Alemanno ringrazia la Guardia di Finanza per lo “scrupolo” con cui” sta effettuando i controlli sulle liste emesse dal Comune”. Dal suo staff, però, evitano allarmismi. Spiega l’assessore Giuseppina Perla: “Le ultime procedure esaminate dai nostri tecnici sono 1700: su queste, circa 200 meritano approfondimenti e revisioni”. Più di un decimo, dunque. “Attenzione, però. Spesso – precisa Perla – si tratta di banali errori, di sviste. E anche laddove risulti una falsa attestazione di residenza, va detto che ci si può trovare di fronte a cattive interpretazioni di una norma che è un po’ complessa, non necessariamente di fronte a un atto doloso”. Su quest’ultimo punto, però, gli uomini della Guardia di Finanza non sembrano molto d’accordo, e parlano del Cas e degli atri contributi post-sisma come di “un mare ampio, in cui tanti hanno deciso di provare a navigare sperando di ottenere qualcosa, anche contando sul fatto che per le amministrazioni locali è assai complesso gestire questa mole di lavori”. La normativa, del resto, è assai chiara: parla di “residenza continuativa e abituale” come requisito fondamentale per poter far domanda del Cas. L’impressione è che chi non capisce, ragionano gli investigatori, si sforzi di non capire. E l’altra, di impressione, è che l’indagine avrà sviluppi importanti. Ai cronisti che chiedono ulteriori dettagli sull’operazione, le Fiamme Gialle di Spoleto rispondono con una battuta. “Tranquilli, tanto ci risentiremo presto”.

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