Per Matteo Renzi fu un atto di “democrazia interna” e di certo non un “golpe”, per Enrico Letta solo il silenzio può rispondere: “Sono convinto che esprima meglio il disgusto e mantenga meglio le distanze”. E’ il libro del segretario Pd “Avanti” a riaprire l’eterna ferita inflitta all’ex presidente del Consiglio nel 2014 quando, dopo il voto in direzione Pd, prese il posto di Letta e divenne presidente del Consiglio. “Il governo Letta”, ha detto oggi nel corso della presentazione del suo libro, “era fermo, le parole di Roberto Speranza in direzione sono agli atti. Quella fu un’operazione di democrazia interna: essendo in streaming la direzione, è a disposizione il verbale”. Quindi attribuisce parte della responsabilità alla minoranza Pd. E poi insiste: “Quello del 2014 non fu un golpe di palazzo, ma un’operazione voluta dalla minoranza Pd. Fu un’operazione che ha smosso l’italia e la rifarei domattina”. A queste parole ha risposto poco dopo Enrico Letta, o meglio ha respinto ogni domanda limitandosi a dire: “Mi è tornata in mente una frase ascoltata tanto tempo fa: ‘Sono convinto che il silenzio esprima meglio il disgusto e mantenga meglio le distanze’. Da tempo ho deciso di guardare avanti e non saranno queste ennesime scomposte provocazioni a farmi cambiare idea. Gli italiani sono saggi e sanno giudicare”.

“Avanti”, da giorni ormai reso pubblico sui giornali con anticipazioni e stralci pubblicati, sta facendo molto discutere alimentando polemiche e rotture dentro lo stesso Partito democratico. Il caso è scoppiato quasi subito con le pagine dedicate all’immigrazione e quell'”aiutiamoli a casa loro” che ha provocato una (semi) rivolta tra i suoi e i fuoriusciti. Ora il dibattito torna sul 2014 e su quel passaggio di consegne tanto contestato. “Più che le forme del galateo istituzionale”, ha scritto Renzi, “il passaggio di consegne lascia alla cronaca una mia frase: ‘Enrico stai sereno‘. Espressione che adesso non posso usare più con nessuno, ma che in realtà avevo pronunciato con un sorriso pacifico qualche settimana prima, intervistato su La7 da Daria Bignardi. Un messaggio affettuoso e rassicurante, lo ‘Stai sereno’, fino ad allora. Ma adesso in Italia nessuno pronuncia più questa esortazione senza temere di essere travisato”. Renzi ci tiene a scrivere che quella frase era sincera: “Che il mio ‘Stai sereno’ fosse sincero lo dimostrano alcune intercettazioni con un importante generale italiano. Avete letto bene: intercettazioni . Perché nello stesso momento in cui partecipo alle Invasioni barbariche vengo intercettato al telefono con un importante generale italiano, in quel momento indagato e sotto ascolto senza che naturalmente io lo sappia”, ha continuato Renzi, accennando al caso Consip. “E’ la prima volta in cui faccio conoscenza del Noe il nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri che su incarico di un pm di Napoli, Woodcock, mi intercetta. (…)Le intercettazioni dimostrano la mia buona fede nel rapporto con Letta. Dico infatti al generale che mi chiede se esista la possibilità di un cambio della guardia che no, non c’è. Nel gennaio 2014, parlando al telefono, ancora escludo categoricamente qualsiasi cambio della guardia a Palazzo Chigi”. Una versione totalmente diversa a quella che si può trovare nel dialogo intercettato il 10 gennaio 2014 nell’ambito dell’inchiesta sulla Cpl Concordia. L’ex premier parla al telefono con l’allora numero due della Guardia di finanza Michele Adinolfi e dice: “E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…”. L’incapace è Letta, mentre sulla possibilità di rimpasto, lui dirà che serve un “rimpastone“.

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