Un anno dopo lo scontro dei treni di Ferrotramviaria tra Andria e Corato che provocò 23 morti e 50 feriti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è l’unica figura istituzionale a ricordarsi di quanto accadde il 12 luglio 2016. Oltre al Quirinale, solo il Senato – su invito del senatore Luigi Perrone – ha reso omaggio alle vittime osservando un minuto di silenzio.

Rievocando l’incontro con superstiti e soccorritori in occasione dei funerali, durante i quali “ho potuto constatare la generosità del popolo pugliese accorso a donare il sangue per i feriti, e ho raccolto gli appelli per avere la verità su quanto accaduto e individuare i responsabili del disastro”, Mattarella definisce “inammissibile” la tragedia e ricorda che “la magistratura sta indagando per accertare con accuratezza colpe ed eventuali carenze che ne sono state alla base”. I treni viaggiano con il blocco telefonico, un sistema di controllo ‘obsoleto’ che – secondo quanto stabilito da un decreto del 2007 – le ferrovie locali avrebbero dovuto abbandonare entro il 2011. 

Così Mattarella rilancia “la incalzante domanda di giustizia che sale dalle famiglie” che “è avvertita e fatta propria dalla intera comunità nazionale”. A tutti i familiari delle vittime, conclude il presidente della Repubblica, “desidero rinnovare i più sinceri sentimenti di vicinanza degli italiani e miei personali”.

Proprio le famiglie delle vittime, hanno chiesto al presidente della Regione Michele Emiliano di istituire la Giornata della sicurezza dei trasporti “affinché tutti ricordino e nessuno debba più morire”. A Corato, uno dei paesi che ha pagato il prezzo più alto in termini di vittime, intanto, alle 11.07, orario dello scontro, le campane delle chiese suoneranno 23 rintocchi, uno per ogni vita spezzata nell’incidente.

 

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Andria-Corato, un anno fa lo scontro dei treni. Solo dopo in Italia applicate le leggi che dovevano entrare in vigore nel 2011

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