Tre anni fa, in tempi di rapida rottamazione, bastarono quelle due parole espresse in maniera interrogativa, per spingere alle dimissioni un viceministro dell’Economia. Sarà per questo che Matteo Renzi ci prova alla stessa maniera con Massimo D’Alema, visto che dopo aver messo in un angolo non è mai riuscito davvero a toglierselo politicamente di torno.

Mentre è in onda su Radio Capital, nell’ennesima apparizione di questi giorni per sponsorizzare il suo libro, al segretario del Partito Democratico viene chiesto dal padrone di casa Vittorio Zucconi: “Ci sono delle dichiarazioni di Massimo D’Alema…”. Ma non fa in tempo a finire, che arriva la reazione di Renzi riemerge dal passato: “Di chi?”. Un modo per squalificare l’eterno avversario a cui tanto assomiglia per molti aspetti.

“Un vecchio segretario della Fgci”, risponde Zucconi. E quando gli ricorda che D’Alema, appena ventiquattr’ore fa, ha detto che fino a quando lui esisterà, Renzi non potrà stare tranquillo, il segretario del Pd risponde: “Non ci credo. Sta prendendo una dichiarazione non vera di D’Alema, sarà un fake, quello finto su Facebook. Comunque lunga vita a Massimo D’Alema, per carità di Dio. Spero che sia uno scherzo, non possono essere dichiarazioni vere“.

Un ‘giochino’ già visto nei primi giorni del gennaio 2014, quando c’era ancora il governo guidato da Enrico Letta e il fresco (allora) segretario del Pd iniziava a spingere per salire a Palazzo Chigi. Tirava aria di rottamazione, Fassina chiedeva un ricambio nella squadra di governo dem ma l’ipotesi venne rispedita al mittente. Con sberleffo. Durante una conferenza stampa, rispondendo a una domanda su cosa ne pensasse della richiesta avanzata dal viceministro, aveva sillabato: “Fassina chi?”.

E poco dopo era arrivato l’annuncio del viceministro: “Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c’è nulla di personale. È questione politica. È un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione”. Nel caso di D’Alema, in realtà, è arrivato già il siluramento alla guida di Feps, la struttura che riunisce le fondazioni dei Partiti socialisti europei. Era il presidente, ma i renziani si sono messi di traverso. “Un tema che immagino affascini l’universo…”, ha risposto Renzi.

Quella andata in onda a Radio Capital è solo l’ultima puntata di una serie di battute, ripicche, punzecchiature, botta e risposta. Appena il 27 giugno ad essere tranchant era stato D’Alema: “Renzi? Se questo è un leader…”.

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