“Chi dice che lo ius soli rovina l’Italia non si rende conto che è una norma di civiltà, non c’entra con la sicurezza ma dobbiamo anche dire che ci deve essere un numero chiuso di arrivi, non ci dobbiamo sentire in colpa se non possiamo accogliere tutti”. Ormai in piena campagna elettorale per le politiche, Matteo Renzi, nella rassegna stampa di Ore Nove, tiene aperta la porta per la legge che rivede le norme per la concessione della cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia e conferma il riposizionamento del Partito Democratico verso il centrodestra sul tema degli sbarchi. Una frase che non è passata inosservata al leader della Lega, Matteo Salvini che sui social ribatte sul numero chiuso e sull’impossibilità di accogliere tutti: “Ma come, perché se lo chiedo io sono razzista?”.

L’ex premier l’aveva detto chiaramente giovedì commentando i risultati deludenti del vertice dei ministri degli Interni Ue di Tallin: “L’immigrazione sarà il tema della prossima campagna elettorale e di quelle dei prossimi 20 anni”. La linea è tracciata: “L’immigrazione è al quarto posto tra le preoccupazioni degli italiani”, ha specificato l’ex premier durante la direzione del Pd e i dem devono dare risposte a queste paure. Una tematica che Renzi tratta anche nel suo libro Avanti, in uscita il 12 luglio, nel quale l’ex premier ha dedicato una ventina di pagine che culminano in un ragionamento che ricalca l’intervista rilasciata da Bill Gates al giornale tedesco Welt am Sonntag.

L’Europa, ha spiegato fondatore di Microsoft, ha bisogno di rendere più difficile per gli africani “raggiungere il continente attraverso i percorsi di transito correnti” perché accogliendo un numero enorme di persone si da loro la sensazione che in Europa c’è spazio, quindi vale la pena imbarcarsi. Per l’ex premier, Gates ha ragione: stabilire un tetto agli ingressi è l’unico modo per ridimensionare il dramma degli sbarchi. Una posizione che peserà nel dibattito elettorale nei prossimi mesi e che creerà un’ulteriore frattura con la sinistra.

Durante Ore Nove Renzi ha anche rispolverato dal suo archivio una minaccia già pronunciata in più occasioni nel tentativo di convincere l’Unione europea ad aiutare l’Italia: “Nel 2018 si discuterà del bilancio, se altri Paesi che si sono impegnati ad accogliere non lo fanno, credo sia giusto che l’Italia dica che non contribuirà a pagare 20 miliardi al bilancio Ue”.

Il segretario ha risposto quindi a Emma Bonino, che in un’intervista al Giornale di Brescia aveva spiegato che era stata l’Italia nel 2014 a chiedere che gli sbarchi avvenissero nei porti italiani. “I piani operativi che riguardano sia Triton che Sophia prevedono esattamente che il coordinamento di tutti gli sbarchi è deciso dal centro di Roma e che devono avvenire in Italia”, ha poi ribadito giovedì l’ex ministro degli Esteri. “La posizione dell’Ue – la replica dei leader dem – non dipende dalla scelta dell’ultimo governo ma da un regolamento di Dublino poi modificato e reso forte nel 2013 che decide che chi arriva in Ue va accolto dai singoli paesi di primo approdo. E’ colpa di Dublino, non abbiamo deciso noi di spalancare le porte. Nel 2015 abbiamo fatto un accordo perché anche altri paesi Ue potessero farsi carico ma è rimasto sulla carta”.

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