di Omar Massaro

I media, oggettivamente intesi, risultano neutri nella loro funzione e finalizzati a veicolare dati e informazioni, dunque “orientati a”. L’orientamento non dipende dal mezzo di comunicazione in sé, ma da chi lo dirige attraverso operazioni mirate di selezione e manipolazione dei dati finalizzate alla costruzione del reale ed alla elaborazione delle sue interpretazioni. E’ la direzione che gli operatori mediali vogliono che la comunicazione assuma a costituire la trama che lentamente struttura l’identità stessa dello strumento, che finisce pertanto con l’assumere una determinata connotazione, come sosteneva McLuhan, divenendo esso stesso, il medium cioè, messaggio.

I media classici (Televisione e Stampa) vengono eterodiretti a seconda dei fini dei finanziatori privati e/o pubblici, dagli interessi degli editori, e definiscono il loro audience in una sorta di simbiotica relazione tra il mezzo di comunicazione e il suo pubblico. L’uno crea e alimenta reciprocamente l’altro; la sopravvivenza degli stessi dipende fortemente e simultaneamente da quanto duratura tale relazione rimanga nel tempo. Anche Internet possiede analoghi metodi di selezione delle informazioni che stabiliscono cosa è rilevante o meno individuare, per esempio, utilizzando i comuni motori di ricerca. Digitando una qualsiasi parola gli algoritmi del motore di ricerca stabiliscono sulla base di specifici parametri cosa devo trovare e in che ordine e cosa deve rimanere invece celato.

La selezione è nascosta ma esiste, motivo per cui trovo un determinato risultato nella ricerca invece di altri mille e lo trovo nell’ordine in cui il motore di ricerca ha stabilito che io lo trovassi e non certo casualmente. Questa è una delle modalità attraverso cui si manifesta la finzione: posso trovare di tutto in rete, dunque ciò dimostra che è il luogo virtuale della più assoluta indipendenza, autonomia e libertà; un nonluogo apparentemente privo di controllo, in cui si interagisce eventualmente con altri utenti condividendo i propri interessi, ma ciò non porta automaticamente alla formazione del “gruppo” per il semplice fatto che tutte le attività del Web, o almeno la parte più rilevante, avvengono nel più totale riserbo e anonimato. L’anonimato rende invisibili; l’utente è e rimane essenzialmente nascosto. Ogni utente interagisce ma rimane confinato nello spazio angusto della propria invisibile individualità finché la sua anonimia non viene spezzata. Nemmeno la folla di piazza possiede lo stesso potere anonimo essendo essa connotata fisicamente, visibile e quindi quantificabile e identificabile.

Riguardo alle posizioni “estreme” e alla banalità delle opinioni spesso espresse attraverso il Web, come dicevo, queste non sono da esso “prodotte”, ma per mezzo di esso “espresse”, cosa di gran lunga differente. Affermare che Internet produca estremismi non solo è falso, ma anche oltremodo assurdo. Faccio un esempio elementare: su della semplice carta bianca è possibile scrivere sia il Vangelo che il Mein Kampf, ora chi sarebbe così ardito da affermare che la differenza di contenuto dei due scritti è da imputare alla carta in quanto strumento e non alla mano di chi scrive? Sarebbero la carta o la Stampa in sé a produrre l’aberrazione paranoica hitleriana e l’inchiostro consumato per vergarla oppure veicoli di essa, uno dei modi attraverso cui possono trovare espressione? Se la “logica” è questa, mutatis mutandis, le automobili produrrebbero pirateria stradale, le religioni terrorismo e il mare annegamenti.

Credo sia evidente la fallacia delle osservazioni di chi crede che l’estremismo delle idee e la virulenza delle sue espressioni siano figli degli strumenti attraverso cui vengono espresse. Internet non crea violenza o ignoranza, consente però a tanti idioti, ignoranti e violenti di esprimere la propria idiozia, ignoranza e violenza a differenza di altri mezzi comunicativi sfruttando la maschera dell’anonimato e della totale solitudine.

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