La discussione sui migranti va avanti in modo isterico e sprovvisto di  base conoscitiva precisa. Avvoltoi politici senza vergogna, da Salvini a CasaPound (stendendo un velo pietoso su certe posizioni dei Cinque Stelle) volteggiano affamati di consensi spargendo odio e demagogia sulle masse frustrate in cerca di un facile obiettivo su cui riversare la propria rabbia sociale in sé più che legittima, ma che dovrebbe trovare ben altri bersagli.

Continuano a migliaia le morti nel Mediterraneo, mentre l’Europa si chiude a riccio e dettano legge i Paesetti del Nord Europa, parenti poveri alquanto pidocchiosi che vogliono i fondi di Bruxelles, ma si guardano bene dall’accogliere anche un solo richiedente asilo e non accettano alcuna modifica dell’infame e illogico trattato di Dublino che riversa tutto il peso degli arrivi sui Paesi mediterranei, Italia in testa.

Il governo fotocopia di Gentiloni finge qualche protesta nei confronti dell’Europa, ma di fatto si accoda alla linea dominante, preparando provvedimenti illegittimi che potrebbero riguardare la chiusura dei porti alle organizzazioni non governative che costituiscono, data la fuga dell’Europa e degli Stati dalle loro responsabilità, l’unica possibilità di salvezza per decine di migliaia di persone.

Continua del resto la fallimentare politica della delega del problema ai Paesi frontalieri dell’Est e del Sud del Mediterraneo. Già fallimentare al tempo di Gheddafi, tale politica lo è tanto più oggi, che la Libia, grazie all’interventismo scellerato di Europa e Nato, è priva di governo e in preda a bande senza scrupoli in lotta fra di loro. Il decreto Minniti, nell’illusione di inseguire la destra sul terreno della paranoia, smantella un pezzo di Stato di diritto privando migranti e richiedenti asilo di elementari garanzie giuridiche.

Pasquale De Sena e Francesca De Vittor, dell’Università Cattolica di Milano, hanno argomentato di recente, i motivi per cui la chiusura dei porti italiani alle organizzazioni impegnate nel salvataggio dei profughi andrebbe ritenuta contraria a fondamentali obblighi di natura internazionale ed europea. Anche per motivi di questo genere, non è quindi certo questa la strada da percorrere per esercitare le necessarie pressioni sull’Unione. L’Italia dovrebbe invece sollevare con molta forza e coerenza il tema della negazione da parte dell’Unione europea del principio fondamentale della dignità umana, che pure sta scritto a chiare lettere in tutti i suoi trattati istitutivi.

Occorre poi una riflessione non contingente, e opportunisticamente elettoralistica, sui motivi di fondo e le soluzioni del problema. Tale riflessione dovrebbe avere a oggetto in primo luogo le cause dell’esodo che sono le guerre, il cambiamento climatico, la povertà, la crescente divaricazione fra territori, la negazione di elementari diritti alla sopravvivenza che riguarda gli abitanti di  numerose parti del pianeta.

In secondo luogo, il potenziale enorme che le migrazioni offrono alle nostre società in via di invecchiamento: basti pensare che i migranti danno molto più di quanto non ricevano e contribuiscono in modo sostanziale a pagare le pensioni anche e soprattutto degli italiani. Ma affinché avvenga una vera e soddisfacente integrazione occorrono due condizioni.

1. La prima è che ci sia un impegno pubblico sia in termini di programmazione che di finanziamenti. Milena Gabanelli, Guido Viale ed altri hanno spiegato come e perché sia possibile investire sull’accoglienza, eliminando le speculazioni che vengono fatte da organizzazioni criminali e altri.

2. La seconda, strettamente collegata alla prima, è che sia battuta ogni guerra tra poveri, alimentata dagli avvoltoi di cui sopra, per affermare il comune interesse di italiani e migranti ai propri diritti di lavoratori ed esseri umani. In quest’ottica, è urgente una riforma della legge sulla cittadinanza che, al di là di formulette facili e stereotipate, tipo ius soli, garantisca il diritto a diventare italiani a centinaia di migliaia di giovani che in Italia sono nati e vi hanno compiuto una significativa fase della propria esistenza.

Per questo è indispensabile mobilitarsi, per impedire ai razzisti di spargere le proprie parole di odio, profondamente contrarie allo spirito e alla lettera della Costituzione repubblicana. La manifestazione avvenuta qualche giorno fa nel quartiere popolare di Casalbruciato a Roma, con la partecipazione di centinaia di italiani e migranti, rappresenta un esempio in questo senso.

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