La Germania festeggia la giornata dei social media con l’approvazione della legge contro gli hater: la Network enforcement Act. Si tratta di una delle normative più severe adottate a livello internazionale. La legge, che entrerà in vigore ad ottobre dopo il rinnovo del Bundestag a settembre, stabilisce che se Facebook, Youtube, Linkedin o Twitter non rimuoveranno entro 24 ore i contenuti illegali diffusi in Germania, come quelli che incitano all’odio o alla diffamazione, saranno costrette a pagare una multa salatissima da 5 milioni di euro. Importo che potrà salire fino a 50 milioni. Per quei contenuti la cui illegalità invece non sia immediatamente evidente, il termine di rimozione viene esteso a sette giorni.

Un portavoce di Facebook ha fatto sapere di condividere l’obiettivo del governo tedesco di combattere i discorsi che inneggiano all’odio, ma ha anche precisato che “la migliore soluzione verrà trovata quando il governo, la società civile e le industrie del settore lavoreranno insieme e che questa legge, così come è stata approvata, non migliorerà gli sforzi profusi per affrontare questa importante questione sociale”. L’approvazione arriva dopo mesi di dibattito parlamentare, e soprattutto dopo la proposta adottata il 24 marzo 2017 dal Consiglio d’Europa di bloccare i video che incitavano all’odio.

I padri della nuova normativa, tra i quali il ministro della Giustizia il social democratico Heiko Maas, il leader della Cdu Volker Kauder, ed il leader della Spd Thomas Oppermann, hanno mostrato soddisfatti un sondaggio secondo il quale la loro “creatura” godrebbe del consenso di circa il 70% dell’elettorato tedesco.

Secondo l’opinionista Thorsten Benne, direttore e co-fondatore del Global Public Policy Institute di Berlino e titolare di un blog su Handelsblatt, la nuova legge “privatizza l’attività di vigilanza regolata dalle leggi in vigore”. Per l’esperto la nuova normativa, oltre a rappresentare un precedente (il premier britannico Theresa May ha fatto sapere di essere favorevole all’adozione di una normativa analoga) rappresenta una sonora sconfitta per le multinazionali americane.

La loro intensa attività di lobbying tesa ad impedirne l’approvazione si è rivelata totalmente inefficace. Anche in Germania la coalizione “Alliance For The Freedom of Expression”, strenuamente contraria alla nuova disciplina, non è riuscita nell’obiettivo di rallentare l’adozione della legge favorendo un ampio dibattito. Il tentativo di impedire l’esternalizzazione della sindacabilità dei contenuti condivisi sui social media in favore delle multinazionali che li possiedono, non si è concretizzato. Si sarebbe così realizzata una forma di censura arbitraria da parte degli stessi gestori dei social network, laddove la normativa precedente prevedeva l’intervento di un giudice. Sempre le statistiche mostrano come in Germania, come anche negli altri paesi membri, i contenuti diffamatori o che incitino all’odio, diffusi attraverso i social media, siano in costante aumento.

Da parte sua Facebook ha fatto sapere di avere già assunto 3.000 nuovi dipendenti per il contrasto alle fake news. Che si sommano ai 4.000 già assunti per monitorare i milioni di post condivisi ogni settimana dagli utenti. Facebook ha annunciato in maggio di avvera raggiunto i 2 miliardi di iscritti.

 

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