Federico Pizzarotti di nuovo sindaco, vincitore tra sempre più astensionismo, stravincente nei confronti di Beppe Grillo (quel movimento nazionale che voleva conquistare l’Italia ora e subito senza passare dall’esperienza, compresa quella del compromesso, che anche “Federico II” ha imparato).

Da quando è diventato sindaco la prima volta (mai visto in giro prima), Federico Pizzarotti ha imparato a comunicare (anche se la presunzione di essere sempre e comunque il più giusto tra i giusti lo rende simile a uno che gli si deve dar fiducia perché lo dice lui). E’ davvero complicato fidarsi, di questi tempi, specie se la diplomazia non gli appartiene, specie se (spesso) sia lui che alcuni suoi fidati continuano sui social a giocare come fossero cittadini qualunque, cazzeggiando in tornei digitali su chi abbia ad avere l’ultima parola: ragazzi, non siete più cittadini qualunque, siete rappresentanza di un governo e di una città e ogni volta che fate i gigioni sul web sputtanate la serietà dei vostri colleghi e i cittadini che rappresentate.

Questa riconferma è per Federico Pizzarotti una grande occasione e non ha più scuse. Ha governato cinque anni, ha traghettato la città fuori da un pantano di debiti, ha cambiato assessore alla Cultura, ha fatto esperienza: può fare di Parma ciò che ha promesso per cinque anni e che per altri cinque anni può promettere. Infine ha ben cinque anni per dare il tempo al Partito Democratico di decidere se continuare a perdere.

Peccato, peccato vedere la mia città annoiata dalla politica, fregarsene del voto in una disaffezione crescente: non ci sono più gli intellettuali onesti capaci di schierarsi e prendere posizione, fornire spunti e prospettive per aprire la mente di chi progredisce altrimenti solo nella pancia. Non mancano uomini e donne di cultura, mancano uomini e donne di cultura che abbiano voglia di pretender posizione apertamente e suggerirci una rotta (vuoi mai che smettano di essere qualcuno a Parma).

Ma siamo l’Italia, l’Italia che “…senza Fazio l’azienda rischiava di saltare“.

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