L’Italia è, come sempre, un Paese in cui ci si lamenta puntualmente e di tutto. L’ultima è successa ieri sera. C’è Musicultura, una delle principali manifestazioni di canzone d’autore che ci sono in Italia – paragonabile per importanza forse solo al Premio Tenco –, in diretta su Rai 1 e in prima serata. La trasmissione è vista dai più come una conquista, perché finalmente anche la canzone di qualità va in televisione in orari accettabili: la canzone “che si sta a sentire”, quella che non punta all’icona ruffiana per lo spettatore.

Ci sono ospiti importanti, da Cristicchi a Ron, a Vecchioni, ai Decibel con Ruggeri, a Giorgia. Durante la serata, più volte si rimarca la differenza con Sanremo, situazioni entrambe legittime – ci mancherebbe! – ma molto differenti; lo faranno Cristicchi e Vecchioni: bene, benissimo così così.

E poi, soprattutto, ci sono i giovani del concorso in gara per la finalissima, fra i quali il livello è molto alto: Mirkoeilcane, Francesca Sarasso, Alessandro Sipolo e Francesco Papageorgiou cantano davanti a due milioni di telespettatori.

Solo che il palinsesto della rete prevede Porta a Porta alle 22.40, per i risultati delle elezioni amministrative. Frizzi, il presentatore, è bravissimo, ma è chiaro che qualche minuto lo si può perdere, e allora la serata sfora e la Rai sfuma sull’ultimo ospite, Matthew Lee, senza nemmeno i saluti finali di circostanza.

A questo punto sui social iniziano le polemiche. Ma dico io: quando la canzone d’autore non va in televisione, tutti si lamentano; quando poi succede, e capita una cosa imprevista, ci si lamenta ugualmente. Non si pensa al fatto che due milioni di persone abbiano finalmente potuto apprezzare la bravura del vincitore, Mirkoeilcane, del quale per esempio già qui tessevo le lodi, auspicando proprio che ciò che succedeva a Botteghe d’Autore potesse essere trasmesso per un pubblico molto più ampio, come solo la tv può fare.

Si getta via il bambino e l’acqua sporca, senza comprendere quanto siano importanti quei pochi minuti per un artista. Per capire quanto siano preziosi si deve aver girato l’Italia nei posti più sperduti, a scovare gli artisti col lanternino: si deve capire la fatica degli addetti ai lavori – uffici stampa, critici, giornalisti o semplici appassionati di un ambito artistico che fa tanta fatica – e il sudore dietro ai chilometri macinati, per poi sentirsi appagati quando un messaggio può arrivare a una platea tanto ampia.

È ovvio che gli spazi in tv non vadano piatiti. Le manifestazioni come Musicultura hanno dalla loro la forza della qualità, che deve permettere una contrattazione da pari a pari con una rete. Frizzi ieri sera sin dall’inizio aveva annunciato quali fossero i tempi, da professionista ed esperto di situazioni simili. Poi si è andati un po’ lunghi. Poteva succedere, è successo. L’anno prossimo non accadrà. Ma senza serate come quella di ieri non cambierà mai niente; non cambierà la sensibilità per un certo tipo di canzone. Musicultura in prima serata su Rai 1 è una conquista estetica e civile di enorme importanza. Non scherziamo. 

(La foto in evidenza è tratta dalla pagina ufficiale di Mirkoeilcane)

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