Dopo il primo turno domenica si torna a votare in alcune città. Genova gioca la partita più importante, sia perché è la città di Beppe Grillo sia perché è sempre stata amministrata dal centrosinistra e mai dal centrodestra. Se Marco Bucci, il candidato di Forza Italia e della Lega, risultasse vincitore, sarebbe un fatto clamoroso per la storia della città, e Giovanni Toti e Matteo Salvini godrebbero di un forte vantaggio in vista delle elezioni nazionali.

Genova è una piazza molto significativa anche perché rispecchia quanto sta accadendo alla sinistra nel paese. Gianni Crivello, non iscritto al Pd, berlingueriano, sta cercando affannosamente di mettere insieme i cocci di uno schieramento frantumato e ha chiesto anche ai fuoriusciti del M5S di dargli una mano (se Renzi sta a casa gli fa solo un favore). Bucci invece si appoggia a Toti e promette telecamere ovunque e maggiore sicurezza, con il fiato di Salvini sul collo: perché la partita dell’immigrazione e della sicurezza sta diventando il terreno su cui si misura la politica italiana, come dimostra anche la battaglia sullo Ius soli che va ben al di là del suo portato giuridico. Per il Pd è un’occasione per guadagnare una nuova fetta di elettorato, per le destre invece è un’arma per spaventare l’elettorato moderato.

Anche  il M5S non è stato alla finestra: la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha posto il tema della sicurezza come problema principale della città chiedendo in una lettera al Viminale una moratoria su rom e immigrati. Una posizione che avvicina il Movimento alla destra, anche se in un secondo momento Luigi Di Maio ha escluso un eventuale accordo con la Lega. Comunque l’opinione pubblica moderata ha capito che il M5S sugli immigrati la pensa come la Lega e quando andrà a votare se lo ricorderà. I voti si conquistano anche così. Mettendo in campo la paura e sfruttandola.

Questa è cattiva politica. Alla vigilia delle elezioni di Genova, in un momento in cui i partiti sono al minimo della popolarità, forse andrebbe premiato chi, come Gianni Crivello, in modo umile e con spirito di servizio, intende affrontare i problemi della città senza inseguire il suo avversario sul terreno della demagogia, forte della sua esperienza di assessore durante la quale ha messo in sicurezza la città dopo anni di incuria, e di tragedie. Genova tutta intera, soprattutto chi non è andato a votare, non può rassegnarsi al peggio, sarebbe un brutto segnale per l’Italia e per la sinistra, e un pericoloso via libera per la destra. Da Genova può ripartire una sinistra forte dei valori della Costituzione e di un’idea di Europa aperta, fondata sul lavoro e il progresso civile. Se dovesse vincere la destra, Genova perderebbe una grossa occasione di riscatto e tutta l’Italia farebbe un passo indietro. O meglio un passo avanti verso una contrapposizione sociale più aspra e pericolosa e a vincere veramente sarebbero la paura e l’intolleranza.

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