Prima ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui lancia più di un messaggio a Matteo Renzi. Poi si è affrettato a smentire le sue stesse parole, ma solo nei passaggi più netti. Il giorno dopo il deposito delle motivazioni della sentenza con la quale i giudici del tribunale di Firenze lo hanno condannato a 9 anni per la gestione del Credito cooperativo fiorentino, Denis Verdini torna a parlare. E lo fa davanti ai taccuini di Maria Teresa Meli, giornalista politica del Corsera notoriamente vicina ai renziani.

“L’intervista da me rilasciata al Corriere della Sera è perfetta dalla prima domanda in poi. Viceversa, i virgolettati a me attribuiti nel cappello iniziale non li ho mai pronunciati e non corrispondono al mio pensiero”, specifica Verdini, smentendo dunque il passaggio fondamentale dell’articolo pubblicato dal quotidiano di via Solferino.  “È stato Renzi a dirmi di non entrare nel governo Gentiloni. E io l’ho fatto senza problemi. Lui voleva un governo fragile“, è la frase addebitata al leader di Ala. Che dunque avrebbe tenuto i verdiniani fuori dal governo di Paolo Gentiloni per esplicita richiesta dell’ex premier. Un retroscena che farebbe il paio con quanto raccontato dall’alfaniano Sergio Pizzolante: “Renzi – aveva detto il deputato di Ap – da febbraio chiede a noi di Alternativa Popolare di far cadere il governo Gentiloni ed in cambio ci ha detto: la legge elettorale scrivetela voi”.

Verdini, però va oltre. E al Corsera ricorda anche quando Renzi gli disse: “Mattarella mi dà le elezioni a giugno“, ma, aggiunge: “era ovvio che non era così”. “Il Rosatellum – spiega sempre il senatore parlando di legge elettorale – era perfetto. Ci stava anche Pisapia. Aveva 171 voti di maggioranza al Senato, senza contare Alfano. L’avevo assicurato a Matteo, che era convinto. Poi Angelino ha fatto saltare tutto perché secondo lui non gli conveniva. Renzi a quel punto si è spostato sul tedesco pensando di ottenere le elezioni il 24 settembre”.

Già le elezioni. Per il senatore, infatti, “le elezioni erano l’unica cosa che gli interessava (a Renzi ndr), mentre a Berlusconi interessava e interessa solo una cosa: non fare la lista con Salvini“. Sulla riforma elettorale, Verdini fa anche sapere: “Matteo mi ha spiegato che per lui è anche meglio così. Leggo che ora vuole fare un listone da Pisapia a Calenda. Ma Calenda non lo vota manco la madre, perché la Comencini vota a sinistra. Io sono convinto che il maggioritario si possa ancora fare”.

Il leader di Ala ci ha tenuto inoltre a marcare le distanze con il ministro degli Esteri.  “Alfano ha lasciato Berlusconi nel momento di massima difficoltà per tenersi la cadrega da ministro. Noi lo abbiamo fatto senza avere in cambio poltrone per continuare quello che Berlusconi aveva cominciato: le riforme. E poi il centro di Alfano non è il mio stesso centro siamo molto diversi”, spiega sempre Verdini che però non esclude un’alleanza di centro, “purché non sia un centro contro qualcuno”. E visto che il dialogo tra il leader di Ala e il quotidiano di via Solferino è pieno di critiche aperte al segretario del Pd, la giornalista chiede: Verdini si sente forse scaricato da Renzi? La risposta del senatore è tutt’altro che netta: “Per essere scaricati – dice – bisogna essere prima stati caricati. Cosa che a me non è mai successa. Renzi è ancora l’unica speranza per questo Paese. Bisogna aiutarlo a non rintanarsi nel suo Pd e a sinistra. E poi forse andrebbe pure salvato da qualche renziano…”

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