Nei giorni scorsi, di prima mattina, due miei ex alunni mi hanno chiamato per annunciarmi che erano stati promossi, nonostante fossero consapevoli delle loro difficoltà. Grandi! Ce l’hanno fatta. Ma poi sono andato a vedere il tabellone davanti alla scuola media…..E sono diventato triste, molto triste a vedere quel “NON AMMESSO” accanto a tanti nomi, persino vicino a chi pensava di essere arrivato al termine del percorso.

Mi son tornate in mente le parole di don Lorenzo Milani: “Se si perde loro la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile”.

Oggi provo rabbia per quei ragazzi che si sono trovati una negazione davanti al loro nome. Ma che caspita pensano questi professori? Si sono messi nei loro panni? Io non ammetterei più questi insegnanti a scuola e fare una lista dei loro nomi con accanto, per esempio “prof. Mario Rossi NON AMMESSO ALL’INSEGNAMENTO”.

Queste parole, prima di scriverle qui, le ho postate sulla mia pagina Facebook e nel giro di poche ore sono stato contattato da migliaia di ragazzi che mi hanno anche scritto in privato, chi per manifestare il suo apprezzamento, chi per insultarmi.

Quest’ultimi sono chiaramente i più interessanti. Mi scrive Alessandro: “Dovrebbero bocciare di più. Dopo arrivano al lavoro che non sono in grado di scrivere una lettera commerciale. Tanto li fermano all’università”. E Marco che avrà più o meno 15-16 anni: “Gente che si spacca il filo per otto mesi deve essere paragonata a quelli che se ne fregano. Già che l’Italia fa schifo e pure i giovani. Passiamo anche quelli che non vogliono fare un cazzo…. siamo nella merda. Meritocrazia cazzo”. E Carlo: “In classe con me alle medie ne hanno bocciati solo due (con almeno otto che meritavano di essere erosi dalla faccia della terra) e quei due erano lavativi, stupidi e ignoranti. Promuoverli sarebbe stato come sputare in faccia ai ragazzini seri”.
Potrei continuare con altri messaggi dello stesso tenore.

Il problema è: cos’è la meritocrazia in questo Paese? E’ la selezione della specie? O forse è arrivata l’ora di chiedersi se la scuola offra pari opportunità a tutti. Il sociologo Milton Roemer traduce così: non si tratta di appiattire le differenze e le qualità individuali, ma di livellare il campo di gioco. Il nostro campo-scuola è livellato?

Caro Carlo, riguardo a quei due “lavativi, stupidi e ignoranti”, ti sei mai chiesto perché siano così? E ora che sono stati bocciati, cosa offrirà loro la scuola? Grazie alla non ammissione diventeranno intelligenti? O forse ritieni che basti espellerli dalla scuola e dalla società per definire la soluzione? E tu, Alessandro, lo sai che quei ragazzi bocciati non arriveranno neanche all’università? Certo, tu sarai solo contento, ma noi, noi società, li avremo persi. Andranno a finire in quella che per te è solo una percentuale, ma per me è un numero che rappresenta uomini che magari un giorno potrei ritrovarmi in istituto di detenzione o in una comunità o semplicemente in un bar davanti alle macchinette da gioco.

A questi ragazzi la scuola deve delle risposte diverse da quelle che ha offerto fino a oggi: queste risposte spesso potrebbero essere fornite da insegnanti che sappiano entrare nella loro psicologia, andare di là dell’etichetta “fannulloni”; altre volte, invece, laboratori dove questi giovani possano mettere in pratica altre competenze. Insomma, un’altra scuola perché la scuola non può essere uguale per tutti.

Lo ha espresso chiaramente un dirigente scolastico di un istituto nella provincia di Udine, Aldo Durì, che in questi giorni di fronte ai troppi bocciati, in un’intervista al Messaggero Veneto, ha detto: “Attenzione, i ragazzi respinti (non pervenuti nemmeno alla fase di scrutinio a causa delle eccessive assenze, ndr), che conosco personalmente, non sono fannulloni che hanno marinato la scuola. Nella gran parte dei casi sono vittime di stati ansiosi, di sindromi depressive, di attacchi di panico legati alla frequenza scolastica. Ci sono ragazzi che recalcitrano come muli di fronte alle porte della scuola, ragazzi che si chiudono in casa, studenti che ricorrono perfino all’autolesionismo per manifestare il loro malessere. Non basta dire che sono ragazzi fragili e privi di carattere: una diagnosi banale che assolve tutti. Talvolta è la scuola a essere poco accogliente. Più di sovente sono le pressioni e le aspettative eccessive dei genitori a provocare le ansie da prestazione di questi adolescenti. Temo che i professori delle superiori non abbiano capito che il primo biennio è scuola dell’obbligo e, in quanto tale, deve fornire le competenze di base e che nella scuola dell’obbligo, come nelle primarie e nelle medie, nessuno può essere lasciato indietro. Sono stanco – conclude – di salvare la sopravvivenza di una scuola i cui docenti sembrano solo impegnati a decimare la popolazione scolastica e a scoraggiare le iscrizioni”.

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