Oltre al danno (e al dramma) anche la beffa. Decine di parenti delle vittime del terremoto saranno costrette a pagare l’imposta di successione per le abitazioni distrutte dal sisma che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto 2017, una tassa alla quale dovrà aggiungersi probabilmente anche il costo per smaltire le macerie “ereditate”. L’errore, cui bisognerà provare a porre rimedio entro i prossimi 2 mesi, è stato commesso dal governo, che nella manovra correttiva non ha previsto l’auspicata esenzione. Un provvedimento che invece era stato preso nel 2009, all’indomani del terremoto de L’Aquila, dall’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi e che i familiari delle vittime attendevano quasi in maniera automatica. “Sarebbe bastato – spiega Alberto Civica, segretario generale Uil Roma e Lazio – copiare e incollare l’articolo 1 dell’ordinanza 3892/2017 della presidenza del Consiglio dei ministri, che prevedeva l’esenzione dalle imposte di successione ipotecarie, catastali e di bollo. Invece in questo modo siamo finiti in un vulnus burocratico da cui Palazzo Chigi non riesce a uscire”.

DECINE DI CASI AD AMATRICE
Il problema è molto sentito soprattutto ad Amatrice, il comune in provincia di Rieti distrutto dal sisma della scorsa estate. Ecco la casistica più diffusa. Ho un genitore, un nonno o uno zio deceduti nel crollo della loro abitazione, la casa è distrutta, ma devo comunque corrispondere al fisco un’imposta – che di solito vale qualche migliaio di euro – calcolata sul valore dell’immobile com’era prima del crollo, sulla base dell’eredità complessiva e anche del mio reddito; inoltre, non ho svolto le pratiche fino ad oggi perché aspettavo l’esenzione governativa ed ora mi trovo a con l’acqua alla gola perché ho tempo di concludere tutto (compreso il pagamento, non rateizzabile) entro 1 anno dal decesso del mio familiare, quindi il 24 agosto 2017. “È esattamente il nostro caso – spiega a IlFatto.it Gianluca, la cui famiglia oggi vive a Roma – mio zio, che non aveva figli, è morto schiacciato dalle macerie della sua abitazione in centro storico ad Amatrice; l’erede diretto è mio padre e abbiamo calcolato che la tassa di successione ci costerà circa 5.000 euro. Abbiamo anche valutato di rinunciare all’eredità, ma sinceramente sarebbe stato un dispetto nei confronti di altri nostri parenti”. Come si fa quando i debiti superano i crediti, infatti, è sempre possibile non accettare l’eredità, cosa che vorrebbe fare Francesca, la quale ci dice: “Non ho alcuna intenzione di pagare per delle rovine, oltretutto dopo aver perso i miei genitori”. Il bene di Francesca finirebbe così in capo allo Stato italiano, che avrebbe poi l’onere di smaltire i detriti. Un’eventualità alla quale non è pronto Riccardo: “Anche se io sono nato a Roma – ammette – Amatrice fa parte della storia della nostra famiglia, siamo legati visceralmente a quella terra. Siamo pronti a sostenere dei costi per ricostruire, per non far morire le nostre radici, ma il Governo per lo meno non ci complichi la vita”.

CHIESTO INTERVENTO A GENTILONI E RENZI
IlFattoQuotidiano.it ha contattato Fabio Melilli, deputato reatino e segretario del Pd Lazio, che in un certo senso ha ammesso l’errore dell’esecutivo. “Il tema esiste – spiega – ho ricevuto delle schede con le casistiche da alcune organizzazioni sindacali e mi sto muovendo per sottoporle al sottosegretario competente. Speriamo di poter porre rimedio o almeno di ottenere una proroga speciale oltre i 12 mesi canonici dal decesso del familiare. È stato allertato anche il premier Gentiloni”. Sull’argomento abbiamo coinvolto anche il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi: “Ne ho discusso proprio durante l’ultimo incontro con Matteo Renzi – ci dice – il segretario Pd mi ha assicurato che farà tutto quanto in suo potere per risolvere il problema”. Confermate, invece, tutte le altre agevolazioni presenti nella finanziaria 2017, dal cosiddetto “sisma bonus” per gli adeguamenti antisismici, al fondo di garanzia per le imprese, alla sospensione dei mutui per le abitazioni distrutte o inagibili.

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