Fior di politici nostrani che hanno ottenuto l’impunità in terra potrebbero presto fare i conti con la giustizia divina. Il Vaticano sta infatti pensando di scomunicare corrotti e mafiosi. La notizia irrompe dalla relazione conclusiva di un incontro internazionale a tema, tenutosi nei giorni scorsi in Vaticano, l”ultimo di cinque promossi in un percorso avviato dal dicastero dello Sviluppo umano integrale per elaborare un documento di proposte relative alle strategie di lotta. “Il gruppo – si legge nella relazione – sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso che guiderà i lavori successivi e le future iniziative”. Tra le quali, appunto, la questione della “scomunica per corruzione e associazione mafiosa”. L’ufficio per lo sviluppo  ricorda che alla riunione internazionale, che si è tenuta lo scorso 15 giugno ed è stata organizzata in collaborazione con la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, hanno partecipato circa 50 tra magistrati anti-mafia e anti-corruzione, vescovi, personalità di istituzioni vaticane, degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, vittime, giornalisti, studiosi, intellettuali, e alcuni ambasciatori.

All’apertura dei lavori proprio Papa Bergoglio aveva indicato la strada, nel solco di un tema che è diventato sempre più centrale nel suo Pontificato. Giusto tre anni fa nella Messa sulla Piana di Sibari, in Calabria, era arrivato l’anatema contro la ‘ndrangheta davanti a 250mila persone. Il 22 marzo 2015 a Napoli aveva lanciato l’anatema contro lavoro nero, camorra e tangenti (“spuzzano”). E nei successivi due anni ne sono seguiti altri. Nella prefazione al libro del cardinale Peter Turkson “Corrosione”, edito da Rizzoli, Bergoglio in persona ha scritto che la Chiesa è chiamata a svolgere un ruolo di prima linea nella ricostruzione “di un nuovo umanesimo forte e costruttivo, un rinascimento, una ri-creazione che possiamo realizzare con audacia profetica” mentre la Chiesa non deve aver paura di “purificare se stessa”.

“Abbiamo pensato questo incontro – ha spiegato il cardinale Turkoson – per far fronte ad un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi, con questo Dicastero, saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l’attenzione su questo argomento”.

L’arcivescovo Silvano Tomasi ha poi spiegato che l’obiettivo è: “sensibilizzare l’opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e delle leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di creare una mentalità, una cultura della giustizia che combatta la corruzione per provvedere al bene comune”.

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