“Siamo stati discriminati dal controllore che ci ha fatto scendere dal bus perché siamo trans”. La denuncia è di due giovani, che come ogni giorno percorrevano la tratta Perino-Piacenza per raggiungere il capoluogo. I due hanno raccontato di essere stati “sbeffeggiati” dall’operatore di Seta (azienda di trasporto pubblico locale) e da alcuni passeggeri, tanto che sarebbero stati fatti scendere in attesa dell’arrivo dei carabinieri.

Sebastian e Jennifer si trovavano questa mattina sul pullman all’altezza della fermata di Perino, in alta Valtrebbia, quando il controllore è salito e ha iniziato a verificare la validità dei biglietti. Una volta arrivato di fronte ai ragazzi, però, si è accorto che, mentre uno era valido, l’altro abbonamento era scaduto. Alla richiesta dei documenti di entrambi l’operatore, denunciano i ragazzi, ha iniziato a inveire verso i malcapitati: “Non siete voi in queste foto, come mai?”, avrebbe chiesto a voce alta. I due a quel punto sostengono di aver cercato di far capire il loro percorso di transizione da uomo a donna, non ancora certificato dalle foto sull’abbonamento e sulla carta d’identità. “Ma siete dei maschi, perché vi vestite da donna? Questi documenti non sono validi” avrebbe aggiunto.

“La prego, per ragioni di privacy, abbassi la voce, le possiamo spiegare”, hanno tentato di calmare l’operatore i 20enni, visibilmente imbarazzati, senza esito. “Non siete voi, non posso farvi continuare la corsa e devo chiamare i carabinieri” si sono sentiti rispondere e contestualmente il convoglio è rimasto bloccato alla fermata in attesa dell’arrivo dei carabinieri. E’ in quel momento, a causa del ritardo, che alcuni passeggeri si sarebbero spazientiti facendo volare epiteti poco gentili nei confronti dei due trans: “Andate via, scendete, vergognatevi”. Jennifer, quando è stata costretta a scendere ha iniziato a piangere, continuando a implorare il bigliettaio di parlare a bassa voce e all’arrivo dei carabinieri ha avuto un attacco di panico che ha richiesto l’intervento dei sanitari che l’hanno poi portata al Pronto soccorso di Piacenza.

Questa vicenda avviene a un solo giorno da un momento storico per le battaglie Lgbt: la sentenza storica che riguardava proprio la condizione transessuale. Da ieri, infatti, è possibile cambiare sesso e dati senza altri tempi di attesa. Lo ha riconosciuto il tribunale civile dell’Emilia-Romagna ad Andrea, 32 enne che aveva fatto ricorso per un’operazione, da donna a uomo. La prima di questo tipo a Bologna, che riconosce l’autorizzazione all’operazione di cambio di sesso e quella al cambio di nome.

“La discriminazione nei confronti delle persone trans ha raggiunto livelli intollerabili”, ha commentato l’avvocata Cathy La Torre del Mit (Movimento Identità Transessuale), che ha aggiunto: “Sono spesso impossibilitati a trovare lavoro, oppure peggio, licenziati quando iniziano la transizione. Vengono bullizzati, offesi e denigrati. I fatti di Piacenza sono gravissimi, due persone cacciate da un servizio pubblico perché trans. Come Mit faremo causa immediatamente all’azienda di linea”.

A 24 ore di distanza è arrivata la replica dell’azienda, secondo cui i due ventenni “sono recidivi” e hanno collezionato già 20 sanzioni sulla stessa tratta. Tutte per aver mancato di presentare un biglietto o un abbonamento valido. Almeno 10 di queste dal gennaio di quest’anno. “E’ vero – hanno ammesso i ragazzi, che abbiamo contattato – ma è sempre per colpa dei documenti. Anche in biglietteria non ci riconoscono. Per questo spesso è nostra madre a comprarli per noi”. L’azienda, tramite il presidente Vanni Bulgarelli, ha chiarito: “Sì, effettivamente le due persone in questione sono recidive e la versione che hanno fornito, dal nostro punto di vista non sta in piedi. In particolare se messa a confronto con quella dell’autista”. Secondo Bulgarelli, infatti, non sarebbe stato un controllore salito alla fermata “Perino” a verificare la validità dei ticket ma lo stesso conducente, che ne ha facoltà. Ma non ha quella di chiedere i documenti d’identità, da qui la richiesta di intervento dei carabinieri: “Il nostro dipendente ha smentito di aver inveito contro i giovani e si è limitato a non proseguire la corsa perché uno dei due presentava l’abbonamento scaduto. E non potendo chiedere i documenti si è rivolto alle autorità competenti” ha precisato Bulgarelli, il quale ha concluso: “Purtroppo non abbiamo telecamere installate sul servizio extraurbano, a differenza di quello urbano, e quindi ci affideremo alla versione delle parti in causa e dei passeggeri presenti, ma troppo spesso i nostri autisti vengono linciati facilmente tramite i social, salvo poi scoprire che la ricostruzione dei fatti gli da ragione”.

*aggiornato da redazione web il 16 giugno alle 15 e 15

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