La società di WordPress, la piattaforma di blogging, è pronta a mettere in vendita i propri spazi: i dipendenti non si presentano quasi mai, la stragrande maggioranza lavora dove preferisce. Raramente negli uffici di San Francisco al 140 di Hawthorne street, non lontano da South Beach.

Nella miriade di notizie che tutti i giorni, navigando qua e là, mi capita di leggere, questa colpisce immediatamente la mia attenzione. Siamo diventati un mondo di semi-robot, dove tutto è virtuale, i rapporti vivono in chat, i viaggi si fanno su Google maps, la spesa alla Coop online, lo shopping su Yoox, i film si vedono solo su Netflix, e via di questo passo? Mmm. Interpretazione vagamente moralista, pure semplicistica, non mi convince.

In realtà la reazione istintiva, immediata è questa: “Tutti dovrebbero lavorare da dove vogliono e come vogliono”. Aggiungerei pure “quando vogliono”, ma mi rendo conto che non si può fare: a me piace il mio lavoro, quindi, pure senza obblighi particolari di orario, lavorerei comunque. Ma non tutti sono così fortunati.

E allora? Allora, partiamo da una premessa quasi ovvia: gli uffici sono come le famiglie. Ognuno ha il suo ruolo, la sua funzione, la sua parte in commedia. Per dire, io sono quella che in chiusura di giornale, quando la tensione è alle stelle (se sono di buonumore, ovviamente) comincio a buttare lì una battuta dopo l’altra, anzi proprio una cavolata dopo l’altra. Per me, è un contributo alla comunità, secondo il principio che in certi momenti ridere è meglio. Qualcuno si diverte. Qualcuno mi vorrebbe ammazzare, ma sta zitto. Qualcuno borbotta, sperando che la smetta. Qualcuno applaude e fa il tifo, grato al fatto che la tensione si alleggerisce. Però, alla fine, c’è sempre uno che mi dice: “Sto lavorando, basta!”. Io smetto. O almeno ci provo. Alzo le mani: non siamo tutti uguali.

Insomma, come tutte le famiglie, i posti di lavoro sono gruppi disfunzionali, in cui si producono grandi affetti, odi decennali, stress collettivi e nevrosi croniche. Ma ormai le famiglie sono pure destrutturate, allargate, ricomposte, multiple, mononucleari, eccetera, eccetera. E allora, perché non pensare che gli uffici del futuro possano seguire questa tendenza? Spazi a disposizione, in cui ci si ritrova secondo la responsabilità e l’attitudine di ciascuno, orari obbligatori brevi e fluidi? Puntando sul fatto che alla fine il confronto è necessario e allora gli incontri, liberi e spontanei, saranno costruttivi? Proprio come in una famiglia felice. Ammesso che esista.

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