Massimo Bitonci, candidato-sindaco di Padova per la Lega Nord e Forza Italia ha rilasciato una brevissima intervista a Il Mattino di Padova dal palco di un comizio elettorale tenuto a Chiesanuova assieme al segretario federale Matteo Salvini. “Io non mi prostituisco con un’intervista, il giornale può uscire come ha già fatto nel 2002 quando ero candidato alle comunali di Cittadella”. Un’invettiva che ha scatenato l’applauso del popolo leghista e che ha costituito la risposta, in pubblica piazza, alla richiesta che il quotidiano padovano avanzava ormai da una settimana. Così l’intervista, quella vera, non c’è stata.

E il direttore Paolo Possamai ha deciso di riproporre quello che i suoi predecessori avevano già fatto: uscire con una pagina candida e un trafiletto per spiegarne le ragioni. “L’ex sindaco di Cittadella e di Padova ed ex senatore della Lega Nord – ha scritto questa volta il quotidiano – fatica a intrattenere i rapporti con i giornali che non si prestino a fargli da gran cassa acritica”.

L’intervista doveva chiudere i faccia a faccia di un redattore del giornale con tutti i candidati alla poltrona di sindaco. Ma Bitonci e Il Mattino di Padova vivono da separati nella stessa città praticamente da un anno e mezzo. Ovvero da quando un editoriale accusò l’allora sindaco di aver cacciato la “Fiera delle Parole” dalla Fiera di Padova, perché la kermesse culturale era considerata troppo di sinistra. Da allora Bitonci non aveva parlato con i giornalisti del quotidiano, salvo che nelle conferenze stampa, dove gli sarebbe stato impossibile sottrarsi alle domande. “Un po’ ce l’aspettavamo, era una settimana che Bitonci prometteva che l’intervista l’avrebbe concessa. Ma non si decideva mai a farla”, dicono nella redazione de Il Mattino. Poi è arrivato il comizio di Chiesanuova a spazzare via ogni dubbio. La decisione del direttore Possamai, soprattutto visti i modi del diniego, è stata obbligata.

“Sulla cultura democratica di quest’uomo – spiega il direttore a ilfattoquotidiano.it – fa fede un episodio: il sindaco Bitonci ha deciso che il palazzo del Comune non era transitabile per i giornalisti. Mi pare che abbia una lettura lievemente personalistica delle istituzioni. Difficile trovare il modo di dialogare in queste condizioni”. La mancanza di dialogo è una delle accuse che venne formulata anche da parte del centrodestra all’epoca della sfiducia, culminata con le dimissioni. “In quella occasione non c’è stata nessuna congiura di palazzo, sono stati i consiglieri di maggioranza a dimettersi, altrimenti la sola minoranza non avrebbe potuto mandarlo a casa. E teniamo conto – conclude Possamai – del numero assessori che ha cambiato cambiato in due anni, con modalità di tipo padronale”.

Spiegando la pagina stampata in bianco, il quotidiano ricorda che “Bitonci non è stato l’unico, in tempi recenti, a rifiutare un’intervista con il giornale. Il 4 aprile 2005, in occasione della campagna elettorale per la presidenza del Veneto, il candidato Giancarlo Galan rifiutò di farsi intervistare da noi. Come si vede, Bitonci non soffrirà di solitudine, né di eccesso di originalità”.

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