Il lato forse più affascinante dell’era della digitalizzazione è che, potenzialmente, nessun campo di applicazione può essere precluso dall’impiego di chip, sensori, software e interconnessioni varie per potenziarne ed elevarne funzionalità e resa complessiva. Si parla molto del futuro della mobilità personale in chiave autonoma, ma tra le “pieghe” di questi sviluppi un po’ meno spazio l’ha sinora trovato un aspetto non meno importante: la nostra salute. Se è vero che in campo medico la digitalizzazione sta aprendo sempre più possibilità a prevenzione, cure ed interventi sinora quasi impensabili, l’idea dell’auto “medica” si sta facendo strada.

A partire proprio dal veicolo personale. Sarà sufficiente prendere posto in auto per sottoporsi ad una sorta di check-up, grazie all’implementazione di specifici sensori e telecamere capaci di registrare i principali parametri vitali, come mostra ad esempio la sperimentazione avanzata in corso che emerge dai report annuali della IEEE Body Sensor Networks Conference. Dove si ragiona in termini di dispositivi per elettrocardiogramma integrati nel sedile ma pure di monitoraggio del glucosio in tempo reale, con una popolazione mondiale sempre più affetta da diabete.

Con la connessione costante alla rete, nonché quella tra veicoli e infrastrutture, le nostre auto potranno diventare quasi “avamposti” dello studio medico, con grado di prevenzione infinitamente superiore quando i sensori di bordo – incluse speciali telecamere di sorveglianza – saranno collegati ai dispositivi biometrici indossabili, per un insieme capace di controllare costantemente le funzioni vitali di guidatore e passeggeri.

Queste tematiche di prevenzione, correlate alla convergenza tra settore automobilistico e gli aspetti più generali di salute e benessere, saranno tra l’altro al centro dell’evento “Intelligent Mobility”, organizzato a Londra il prossimo 29 giugno da Frost & Sullivan. In particolare, anticipa la società mondiale di consulenza, “La trasformazione della macchina in un assistente medico sarà resa possibile dall’introduzione su larga scala della tecnologia di comunicazione 5G”, che permetterà il grado di intercomunicazione sufficiente per equipaggiare le automobili di specifiche applicazioni “cloud” integrate in ottica salute e prevenzione.

Dopo una fase iniziale di equipaggiamento di vari sensori biometrici, il passo evolutivo successivo sarà dunque dato dalla possibilità di visualizzare i relativi dati – specie in caso di parametri di allarme – tanto sugli schermi di bordo o direttamente sul parabrezza, per arrivare ad un’integrazione completa di tali apparecchiature con quelle di bordo. E nel web.

Si tratta indubbiamente di un affare dai volumi potenzialmente colossali, poiché permetterà ad un forte incremento del valore dei dati raccolti con relativa monetizzazione di questa mole di informazioni: a beneficio delle aziende automobilistiche, farmaceutiche ed informatiche. Si profila un enorme business, sotto forma di salute personale “preventiva” garantita dalla possibilità del check-up continuo. Siamo pur sempre nel campo dell’ennesimo “Grande Fratello”, un pò inquietante dal punto di vista della privacy, seppur profondamente diverso dal sottile avvolgimento della propria personalità da parte di social e web che già subiamo oggigiorno. E, per una volta, a fin di bene.

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