I figli minori “ostaggi” di genitori malevoli o contesi da entrambi come al tiro alla fune possono avere gravi conseguenze di salute, durante lo sviluppo evolutivo. Comprendere ciò è già intuibile con il buon senso. La scienza in questi decenni ha poi svelato lo stretto legame tra psiche e fisico, tra traumi e malattie. Nel caso delle conseguenze che possono determinarsi a seguito di una separazione traumatica, ora abbiamo le prime conferme scientifiche.

A novembre 2016 la rivista internazionale “Health Psychology Open” ha pubblicato una vasta ricerca sulle conseguenze a lungo termine di situazioni difficili vissute nell’infanzia con particolare riguardo a quelle vissute al momento del divorzio della coppia genitoriale. Lo studio ha destato molto interesse, tant’è che l’autore, il pediatra di Angera (Varese) Vittorio Vezzetti, ha ricevuto inviti in tutta Europa da parte di esponenti del mondo della magistratura, delle scienze sociali e della medicina per spiegare i contenuti del suo innovativo lavoro.

Il 19 maggio presso il Ministero della Salute se n’è discusso in un convegno scientifico finalizzato a evidenziare come la “separazione” non sia solo un tema prettamente giuridico o sociale ma bensì un serio problema di salute pubblica.

Necessita dunque ciò di un approccio sistemico e rigoroso, poiché gli interessi in gioco non sono solo (e non è certo poco) le migliaia di vittime (tra minori, genitori vittime e parenti vittime di rimbalzo, quali i nonni o gli zii) che ogni anno in Italia vengono sacrificate a causa della incapacità di gestire il conflitto familiare (spesso determinato da uno solo dei genitori, animato da sentimenti di vendetta o soffocato da psicopatologie e personalità disturbata) da parte degli operatori esterni alla coppia. Operatori (mediatori, avvocati, magistrati, assistenti sociali, consulenti, forze dell’ordine etc.) non sempre adeguati tanto per formazione, esperienza, imparzialità, preparazione scientifica e non ultimo, tempestività. Perché dinanzi alla coppia che si sfalda, si sgretola come argilla, occorre dare immediatamente una risposta adeguata. Diversamente i figli minori potrebbero risultare stritolati, con appunto conseguenze nel breve-medio e soprattutto lungo periodo.

La ricerca scientifica ha dunque evidenziato come situazioni difficili vissute nell’infanzia possano causare, anche a distanza di decenni, danni quali “alterazioni ormonali, disordini nella secrezione di mediatori correlabili con malattie metaboliche, cardiache, tumorali, malattie psichiatriche e persino danni cromosomici”. Conflitto a lungo termine, violenza psicologica, rischio di perdita genitoriale si chiamano childhood adversity e sono chiaramente correlate alla separazione dei genitori.

In Italia dopo pochi anni dalla separazione dei genitori il 30% dei bambini italiani perde il contatto con una delle due figure. Si chiama parental loss. Nei Paesi occidentali è oramai legata prevalentemente alla separazione della coppia genitoriale, non più alle guerre o agli incidenti stradali.

Gli studi sui grandi numeri indicano che le conseguenze sulla salute sono potenzialmente gravi e che possono arrivare sotto forme insospettabili dopo decenni.

Che fare allora? Nei Paesi che hanno introdotto nel loro costume e nelle loro leggi una politica di affido non solo legalmente ma anche materialmente condiviso, ossia idonea ad assicurare al minore di trascorrere non meno di un terzo e fino a metà del tempo presso ognuno dei genitori, hanno visto ridursi progressivamente la conflittualità e anche il rischio di perdita genitoriale (per es. è sceso al 12% in Danimarca e 13% in Svezia). Solo 3 studi comparativi su 74 (pubblicati a livello internazionale negli ultimi 30 anni) hanno messo in discussione l’affido materialmente condiviso a livello di benessere dei figli, mentre la stragrande maggioranza ha osservato una correlazione positiva.

L’Italia in questo panorama ovviamente si distingue negativamente, perché solo 3 tribunali (Perugia, Brindisi e Salerno) sui 136 esistenti evidenzia il principio dell’affido materialmente condiviso, nel silenzio generale nonostante anche il Consiglio d’Europa nel 2015 abbia invitato tutti gli Stati aderenti a promuoverlo. Giacciono in Parlamento già due proposte di legge che promuovono l’affido materialmente condiviso e i princìpi della risoluzione del Consiglio d’Europa (il pdl 2507 alla Camera e il ddl 1163 al Senato). Giacciono sempre nel silenzio assordante dell’indifferenza. Nel mentre le vite umane si consumano come candele.

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