La legge elettorale cambia ancora. Sono iniziati poco dopo le 16 i lavori in Commissione Affari Costituzionali della Camera, che passerà al vaglio i 780 emendamenti presentati al testo base del relatore Emanuele Fiano. I partiti sono al lavoro per trovare un accordo su una proposta di modifica del Partito Democratico a prima firma di Alan Ferrari. Il testo prevede un cambio del rapporto tra eletti nei collegi uninominali e listini proporzionali in quanto i collegi uninominali della Camera potrebbero essere disegnati sui collegi senatoriali previsti del Mattarellum, mentre i listini proporzionali accorperanno due collegi uninominali. Se così fosse, la proporzione non sarà più 50% e 50%, ma 40% uninominale e 60% proporzionale. La motivazione: si vorrebbe evitare che candidati vincitori non riescano poi ad essere eletti in quanto i posti spettanti alle forze politiche in base ai risultati ottenuti verrebbero assegnati prioritariamente ai listini. L’intesa prevederebbe una riduzione a 225 collegi alla Camera e 112 al Senato rispetto ai 303 e 150 previsti attualmente.

Emendamento Ferrari: “Ridurre il numero dei collegi” – Il testo su cui era stato trovato l’accordo prevede 303 collegi uninominali ma essi non sono maggioritari, bensì hanno un riparto proporzionale: un po’ come la vecchia legge del Senato in vigore tra il 1948 e il 1992. Nelle Regioni “monocolore”, dove i candidati di un grande partito vincono in molti collegi, qualcuno di essi potrebbe non risultare eletto: infatti tra i vincitori si fa una graduatoria in base alle percentuale di voto ottenuta.

E’ il caso, per esempio, delle Regioni Rosse per il Pd o di alcune Regioni del Sud (Sicilia) per M5s. L’emendamento Ferrari diminuisce il numero dei collegi a 225, quelli del Senato del Mattarellum, ripartendoli in questo modo: 17 al Piemonte, 35 alla Lombardia, 17 al Veneto, 5 al Friuli Venezia Giulia, 6 alla Liguria, 15 all’Emilia Romagna, 14 alla Toscana, 5 all’Umbria, 6 alle Marche, 21 al Lazio, 5 all’Abruzzo, 2 al Molise, 22 alla Campania, 16 alla Puglia, 5 alla Basilicata, 8 alla Calabria, 20 alla Sicilia, 6 alla Sardegna. In tal modo i collegi sarebbero già definiti, e diminuirebbe la possibilità di collegi sopranumerari. Naturalmente questo porterebbe un simmetrico aumento degli eletti con i listini proporzionali che salirebbero da 303 a 374. Le circoscrizioni invece passano da 27 a 29, i listini da 1 a 6.

Il M5S è d’accordo sulla modifica. Il Movimento ha presentato un subemendamento a prima firma Andrea Cecconi speculare all’emendamento del Pd, chiedendo di diminuire i collegi uninominali alla Camera da 303 a 225. Quello di Ferrari “è un emendamento importante perché permette di risolvere un problema che in Germania non c’è”, ha commentato Danilo Toninelli.

Pluricandidature: il Pd propone di eliminarle, Fdi si oppone – La commissione è ancora al lavoro sulle pluricandidature. Nella discussione generale Francesco Sanna ha annunciato che il Pd è favorevole all’emendamento che un candidato possa presentarsi solo in un collegio uninominale e in una lista proporzionale, anziché in tre, come prevede il testo base. Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia è intervenuto chiedendo invece di ampliare il numero delle pluricandidature. Esse infatti per i piccoli partiti come Fdi che eleggeranno poco più di 30 deputati consentono di far eleggere candidati anche al di fuori delle liste bloccate. “Se Giorgia Meloni – ha spiegato La Russa – si presenta in più circoscrizioni e viene eletta in diverse di esse, poi viene eletta in una sola; ciò consente di far eleggere nelle rimanenti circoscrizioni i candidati dei collegi”. Questo emendamento, che sarà votato tra i primi, fa cadere tutti i subemendamenti sui collegi, qualora approvato.

Fiano: “Congelate modifiche sul numero delle firme” – Congelata la questione delle firme necessarie per presentare le liste. “Gli emendamenti che recano modifica del numero di sottoscrizioni per la presentazione di liste e candidature – ha annunciato Fiano – avranno da parte mia un accantonamento del parere perché la questione venga rivista complessivamente”. A inizio lavoro il relator aveva chiesto l’approvazione di emendamenti che abbassavano questo numero.

M5S: “Serve voto disgiunto e via capilista bloccati” – Il Movimento 5 Stelle chiede invece “l’introduzione del voto disgiunto e l’eliminazione dei capilista bloccati“, ha spiegato Federica Dieni, capogruppo M5S in commissione. “Non abbiamo avanzato molte proposte di modifica – spiega la pentastellata – perché bene o male il testo base, come assetto, si avvicina a quel sistema tedesco che avevamo immaginato. E’ una legge costituzionale, che rispecchia il voto sul blog dei nostri iscritti”. Quello del voto disgiunto è un tema dirimente per il Movimento? “Noi lo chiediamo in maniere forte, ma non mettiamo in dubbio alcun accordo. Intanto cerchiamo di ottenere questo risultato, poi vedremo”, risponde Dieni.

Anche Sinistra Italiana chiede il voto disgiunto e il rafforzamento della parità di genere, ha sottolineato in commissione Giulio Marcon, capogruppo di Si a Montecitorio. I lavori con votazioni continueranno anche domani e se necessario lunedì, per arrivare in aula martedì.

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