Una primissima fila di sedie di plastica, sistemate di qua e di là della strada che chiude a sud la pedonale, vasta piazza Seuthopolis. Un paio di tribune prefabbricate, montate nei punti giusti. Inutile tentare di trovare posto a sedere per la parata della domenica a mezzogiorno, appuntamento clou del festival delle rose: sono già tutti prenotati. Se li accaparrano per tempo gli operatori turistici, che li riservano ai loro clienti. Cioè, in larghissima maggioranza, giapponesi, cinesi, taiwanesi e coreani. Che si accomodano armati di parasole e con scorte di acqua e cibo, pronti a qualsiasi evenienze. Sono loro che ogni anno, il primo weekend di giugno, affollano Kazanlak e dintorni. Misconosciuto in Europa, l’evento è invece arcinoto in Oriente. Dove, si sa, la passione per i prodotti derivati dalle rose è millenaria e sfrenata. Giornalisti della carta stampata, del web e della televisione vengono spediti a frotte a “coprire” la manifestazione. Li vedi infilarsi dappertutto, fare domande a raffica, prendere fitti appunti su minuscoli taccuini, registrare ogni voce, viso, scena. Sui campi coltivati lungo tutta la valle di cui Kazanlak è la “capitale” ronzano i droni: le mani che li guidano sono cinesi, ci si può scommettere. Vestiti di tutto punto e con gli stivaloni di gomma infangati per l’abbondante pioggia, doverosa per avere un raccolto come si deve, sbucano soddisfatti fra gli alti cespugli fioriti disposti in infinite sequele di filari che si perdono all’orizzonte. Sicuro vogliono sapere perché sei lì. E tu sei lì semplicemente per vedere le rose, la materia prima da cui si ricava uno dei migliori e più costosi oli essenziali del mondo, utilizzato dalle più prestigiose case profumiere e cosmetiche; per fare due chiacchiere (ma proprio due, che con le lingue si fa fatica a incontrarsi) con chi in quei campi ci lavora dalle 4 alle 10 del mattino; magari per staccare un paio di fiorellini da far appassire dietro l’orecchio o nell’asola della camicia. Loro no, loro sono lì per il “business”. Perché non c’è paragone fra l’acqua e l’olio che si ottengono dalla Rosa damascena bulgara e quelli cinesi. Parola di cinesi.

Per assistere alla parata della domenica a mezzogiorno non si riesce nemmeno a salire sulla terrazza del Roze Hotel, palcoscenico privilegiato sulla via e sulla piazza. La si adocchia subito, tanto è perfetta. Ma è riservata a chi soggiorna nell’albergo e per farlo ci si deve pensare almeno con un anno di anticipo… Non ci si può andare per una consumazione, anche se si è disposti a pagarla oro. E allora? E allora si deve arrivare con un certo anticipo e ci si deve buttare nella mischia. Meglio con una coroncina di roselline (finte) in testa, così, giusto per essere più in sintonia con la situazione e l’ambiente: la si può comprare per pochi lev in uno degli stand di souvenir e prodotti artigianali che affollano i lati della piazza o le vie di accesso da nord. A quel punto non resta che intrufolarsi per conquistare, almeno ogni tanto, la prima fila e nei momenti di calma attraversare la strada per cambiare prospettiva. Prendendosi di certo una strigliatina dal poliziotto di turno. O ci si può sedere per terra, ai piedi di quelli accomodati sulle sedie, e stare lì, con una visuale libera. Ma attenzione a sistemarsi a debita distanza dalle casse che strepitano senza sosta e a non farsi calpestare da quelli che si buttano dalle retrovie per scattare una foto. E se fa troppo caldo, come lo scorso anno, e si ha bisogno di un attimo di pausa, ci si può ritirare alle spalle della folla assiepata lungo il percorso. Lo spettacolo merita questo piccolo sforzo. La parata è fenomenale, interessante, coinvolgente, tradizionale e nazional-popolare, chiassosa e a tratti pacchiana, stupefacente e pure esilarante. A volte, sbigottiti, ci si ritrova a domandarsi: ma davvero sfilano anche questi? Perché alla parata di Kazanlak non manca proprio nessuno. Ci sono i kukeri, gli “incappucciati” con arcaiche maschere animalesche e pesanti campanacci legati in vita che riportano a oggi i riti e i ritmi delle antiche cerimonie agresti dei traci, che vissero nell’odierna Bulgaria fino alle invasioni slave, gote e visigote che seguirono il disfacimento dell’impero romano. Sfilano e ti ricordano i mamuthones sardi e i krampus altoatesini, tutti un po’ mostri che scacciano i diavoli, tutti votati a Dioniso. Poi ci sono i gruppi folcloristici che si sono esibiti il venerdì sera e hanno replicato il sabato: i cori bulgari che facevano impazzire Elio delle Storie tese, i danzatori locali ma anche greci, provenienti da villaggi che nemmeno le mappe riportano; le mega bande, i piccoli tamburini e il solitario musicista cinese, che i cinesi si sono guadagnati pure il palco per le esibizioni. C’è la regina delle rose, eletta a metà maggio fra le neodiplomate e incoronata ufficialmente durante la cerimonia di apertura del festival il venerdì. Quest’anno la corona finirà sulla testa della diciottenne Tsvetelina Ilieva, di Kazanlak, e sarà lei a sfilare in pompa magna con le due viceregine accanto. Ci sono le majorette e le bimbe in tutù, le baby damigelle in tunica bianca e le giovani donne in rosa. Ci sono gli uomini agghindati da rudi traci, le giapponesi in eleganti kimono e le signore bulgare dei rose picking ritual, andati in scena per venti giorni nei campi coltivati della valle, con i loro grembiuloni e le cuffiette, i cestini e le roselline fresche appuntate in ogni dove. E poi – fra striscioni, fiori e palloncini – c’è la qualunque, un po’ in stile carnevalesco e un po’ senza alcuna comprensibile ragione, se non quella che non si nega a nessuno di partecipare alle due ore più importanti dell’anno a Kazanlak. E allora ecco gli infermieri che brandiscono siringoni, gli studenti di ogni disciplina e livello, le scatenate zumba dancer, le squadre di football e di calcio che mimano le azioni di gioco, i meccanici, i volontari per ogni cosa, le scuole guida, i motociclisti sui loro bolidi rombanti…

Alla fine di questo incredibile show, un po’ frastornati e molto divertiti, non resta che chiudere con la foto dell’“io c’ero”. Una foto in rosa, ovviamente, accanto alla regina e alle sue inscindibili vice. Ci vogliono pochi lev e un po’ più di pazienza, perché la coda per accedere alla stanza dell’ufficio turistico allestita per lo shooting può essere lunga. E poi, con lo scatto in tasca, si può lasciare Kazanlak per altri spettacoli. Basta allontanarsi di una ventina di chilometri, rampando sui tornanti che scalano i primi fianchi dei monti Balcani, per imbattersi in un’astronave di cemento, con ogni probabilità avvolta nella nebbia. Buzludzha…

 

 

Festival delle rose di Kazanlak
2-4 giugno 2017
Si tiene ogni anno, il primo venerdì, sabato e domenica di giugno. Nel 2017 si svolge la 114esima edizione (la prima risale al 1903). Nel 1906 è stato organizzato per la prima volta il festival di Karlovo: meno ricco, ma anche meno affollato e quindi in un certo senso più “autentico”, va in scena qualche giorno prima di quello di Kazanlak (quest’anno il 27 maggio). Poi sono arrivati anche gli eventi di Strelcha e Pavel Banya.

Da non perdere:
2 giugno
ore 17.30: apertura del Festival folcloristico in piazza Seuthopolis
ore 21: apertura ufficiale del festival delle rose in piazza Seuthopolis, con incoronazione della regina, fuochi d’artificio e concerto (per un’immersione nella cultura nazional-popolare bulgara)

3 giugno
ore 10: rose picking ritual nei viaggi di Kanchevo e Razhena (si tratta di una raccolta dimostrativa, in abiti tradizionali, con cestini, calessi e piccolo distillatore; c’è sempre molta gente, quindi conviene arrivare sul posto un pochino prima o essere pronti a parcheggiare piuttosto lontano dal luogo)
ore 16-18: “A Bulgarian Rose”, foto con la regina delle rose 2017 al Tourism information center
ore 19: festival folcloristico in piazza Seuthopolis

4 giugno
ore 10: rose picking ritual in un villaggio vicino a Kazanlak (di cui si saprà tutto una volta arrivati in città; questo è uno dei rituali più affollati e in grande stile; concluso tutto, o poco prima in modo da non ritrovarsi imbottigliati nel traffico, conviene muoversi per raggiungere la piazza per la parata).
ore 12: parata
ore 14-16: “A Bulgarian Rose”, foto con la regina delle rose 2017 al Tourism information center

Per il programma completo
http://fest-bg.com/?event=rose-festival-2017&lang=en

 

ALTRI APPUNTAMENTI
11 giugno 2017
Festival delle rose di Pavel Banya (24 chilometri a ovest di Kazanlak)

 

SI FA PRESTO A DIRE ROSA
Ci sono centinaia di tipi di rose, ma sono poche quelle da cui si può estrarre il prezioso olio. La Rosa damascena trigintipetala (cioè a 30 petali, di colore rosa) è considerata la migliore. Ma per produrre olio sono necessari raccolti abbondanti, perché per farne un chilo ci vogliono mediamente 3,5 tonnellate di fiori. Quindi sono indispensabili condizioni ambientali e climatiche particolari. Genotipo e ambiente però sono bastano per ottenere un ottimo prodotto: servono anche conoscenze sui tempi e sui metodi di raccolta e lavorazione dei fiori, oltre che specifiche pratiche di distillazione. La Bulgaria, o meglio una zona particolare della Bulgaria centrale, ha tutti questi ingredienti e non a caso è, per volume, la seconda produttrice al mondo, preceduta solo dalla Turchia (una sessantina di villaggi fra Isparta e Burdur, dove la stagione del raccolto va da fine maggio ai primi di luglio). Bulgaria e Turchia si accaparrano insieme l’80-90 per cento del mercato mondiale, seguite a grandissima distanza dal Marocco (nella zona di El Kelaa M’Gouna, a est di Ouarzazate, dove il raccolto si fa a fine aprile) e poi da India e Cina. Monopolista fino alla Grande Guerra (forniva le più grandi case cosmetiche e profumiere del pianeta, comprese le maison della provenzale Grasse, la città dei profumi per eccellenza), la Bulgaria ha subito una battuta d’arresto durante i decenni del socialismo, ma da tre decadi è tornata leader mondiale, non solo in termini di quantità, ma soprattutto di qualità.

Rosa damascena trigintipetala
Arrivata dalla Siria, come suggerisce il nome (damascena, da Damasco), fu coltivata su larga scala nella Bulgaria ottomana a partire dal XVI secolo. La pianta trovò infatti un ambiente particolarmente favorevole nella zona oggi chiamata “valle delle rose” dove sorse Kazanlak, che nel nome porta la sua origine e la sua vocazione: Kazan, infatti, è una parola turca e significa “alambicchi”; Kazanlik è il “posto degli alambicchi”, cioè proprio quei distillatori di olio di rose. A occuparsi della selezione e del rafforzamento della Kazanlashka roza (R. damascena Mill f. trigintipetala Dieck) è il Rose Research Institute: fondato nel 1967, affonda le sue radici in un centro sperimentale avviato già nel 1907 (http://iremk.net/en/index.php).
Oltre a quelle di Rosa damascena trigintipetala ci sono più piccole coltivazioni di Rosa alba (bianca) e Rosa centifolia, da cui si ricavano olio e acqua. Sono più povere di essenza rispetto alla trigintipelata: per ricavare un chilo di olio dalla Rosa alba, per esempio, sono necessarie mediamente 5 tonnellate di fiori.

La valle delle rose, ambiente e clima
Estesa per circa 170 chilometri da Klisura a Sliven, è chiusa a nord dai monti Balcani (Stara Planina), che superano i 2.000 metri e in inverno bloccano i venti freddi settentrionali, e a sud dai più dolci e bassi Antibalcani (Sreda Gora). In quella fascia di terra c’è un microclima favorevolissimo alla coltivazione estensiva delle rose (inverni miti e abbondanti piogge primaverili), insieme con un terreno sabbioso adatto. Le aree di maggior produzione oggi sono Kazanlak, Karlovo e Strelcha.

Il raccolto
Si effettua in circa 25 giorni, indicativamente fra metà maggio e metà giugno (ma dipende dal clima durante l’anno). In quel periodo i campi sono pieni di lavoratori stagionali (la manodopera è composta soprattutto da rom che vivono nei villaggi della zona). I fiori vengono raccolti ogni giorno dalle 4-4.30 del mattino alle 9.30-10, cioè quando l’olio si concentra nei petali (poi “scende” lungo il fusto della pianta). La raccolta si fa a mano, staccando le corolle aperte (e non i boccioli chiusi) che vengono riposte in un sacco legato in vita. Ogni sacco contiene circa 25 chili di fiori; considerato che ogni fiore pesa sui 5 grammi, per riempirne uno ci vogliono 5.000 rose. I lavoratori più esperti riescono a completarne tre ogni mattina. Quando i sacchi sono colmi, vengono portati alla distilleria, che li processa il più velocemente possibile (non più tardi di 10-12 ore dopo il raccolto). Nella stagione le distillerie lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

L’olio di rose
Per ottenere un chilo di olio ci vogliono mediamente 3,5 tonnellate di petali di Rosa damascena (se le condizioni climatiche sono state favorevolissime ne bastano 2,5 tonnellate, se sono state pessime anche 8). La distillazione, in macchinari di rame, è doppia. Nella prima fase vengono posti in un pentolone di rame 15 chili di petali e 60 litri di acqua pulita; dopo tre ore di cottura a fuoco diretto, si ottengono due bottiglie di acqua di rose. Il contenuto delle bottiglie ricavate da dieci pentoloni viene cotto una seconda volta per ottenere un’unica bottiglia di acqua di rose, sulla cui superficie appare l’olio, che viene estratto con speciali pipette. Il 90 per cento dell’olio bulgaro (che produce fra i 900 e i 2.000 chili l’anno) è destinato all’esportazione: principale acquirente la Francia, seguita da Stati Uniti e Giappone. L’olio costa una fortuna: nel 2016 i compratori internazionali hanno pagato fino a 12.000 euro al chilo. La produzione biologica (limitata) costa mediamente il 20 per cento in più di quella non bio. Il prodotto bulgaro viene impiegato da prestigiose case profumiere e cosmetiche, come Chanel, Kenzo, Dior, Bulgari, Givenchy e Lancome.

Indicazione geografica protetta (PGI)
Il grande successo dell’olio di rose bulgaro ha moltiplicato le contraffazioni. Quindi, chi vuole acquistare faccia attenzione al marchio di qualità.

E poi c’è la lavanda…
Conclusa la stagione del raccolto delle rose comincia quella della lavanda, che si protrae fino a inizio luglio. I lavoratori stagionali e le distillerie continuano a lavorare a ritmi serrati. Da qualche anno, infatti, la valle delle rose è diventata anche la valle della lavanda, piazzandosi al primo posto al mondo per produzione di olio e acqua, superando anche la Francia.

 

COME ARRIVARE 
Kazanlak si trova 194 chilometri a est di Sofia e per raggiungerla dalla capitale ci vogliono circa 3 ore di auto lungo la E871, che attraversa tutta la valle delle rose.

 

DA VISITARE

Enio Bonchev
Tarnichene 6158 (Pavel Banya)
info@eniobonchev.com
www.eniobonchev.com
La storica distilleria, con gli impianti ancora attivi e la parte museale immersi in un parco curatissimo, è aperta dal 1909 nel villaggio di Tarnichene. L’azienda, fra le più rinomate dell’area, ha oltre 160 ettari di terreni propri coltivati a rose (60 ettari biologici) e lavanda ai piedi dei monti Balcani, a 500 metri di altitudine, oltre a due distillerie più recenti. Per prendere appuntamento per la visita basta mandare un’e-mail (ma durante il festival c’è sempre qualcuno e quindi è facile riuscire a entrare senza preavviso). Il tour con dettagliate spiegazioni dura circa un’ora e costa 5 lev (sui 2,5 euro). Il giro si conclude nello shop, dove si scopre che l’olio di rose cristallizza a temperatura ambiente; per renderlo liquido bisogna tenere fra le mani la boccetta e sfregarla un pochino, per scaldarla e rendere liquido il prezioso contenuto. In vendita olio e acqua di rose (bio o no) e di lavanda, ovviamente in versione “souvenir”.

Museo delle rose
parco Rosarium, Kazanlak
orari: tutti i giorni 9-17.30
ingresso: 6 lev (circa 3 euro)
www.muzei-kazanlak.org
Questo piccolo museo, unico del suo genere al mondo, illustra la storia della produzione dell’olio di rose bulgaro e dell’Istituto di ricerca sulla rosa. Nelle tre sale della palazzina che lo ospita (che fu la sede del centro fondato nel 1907) sono esposti strumenti per la coltivazione e la produzione di acqua e olio, foto e documenti originali delle case produttrici, agende dei mercanti, una parte del laboratorio di Hristo Yaramov, l’insegnante di chimica che cominciò la battaglia contro i contraffattori già nel 1912, e una serie di recipienti per la conservazione e l’esportazione. Sono i concum, parola onomatopeica che riproduce il rumore del liquido all’interno. Ce n’è uno capace di 200 chili, realizzato in rame stagnato e utilizzato fra il 1912 e il 1947 dalla distilleria dei fratelli Shipkovi, che ancora profuma delle essenze che contenne, sebbene sia ormai inutilizzato da decenni. Non mancano i ritratti delle regine delle rose e un negozio dove fare acquisti.

Tomba trace
parco Tylbe, 48 General Radetski
orari: ogni giorno dalle 9 alle 17
ingresso: 6 lev (circa 3 euro)
www.muzei-kazanlak.org
Sepoltura a volta in mattoni appena fuori Kazanlak, in direzione nord-est. Parte di una necropoli che sorgeva vicino a Seuthopolis, la capitale del re Seuthes III, è costituita da uno stretto corridoio e da una camera funeraria rotonda finemente decorate con splendidi cavalli e un corteo funebre con una coppia che si tiene per i polsi. Il monumento, in perfetto stato di conservazione, risale al IV secolo a.C., periodo di fondazione di Seuthopolis (325-315 a.C.), ed è Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1979 (http://whc.unesco.org/en/list/44). In realtà non si visita l’originale, chiusa per evitare che si deteriori, ma una perfetta copia realizzata proprio accanto.

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