Un finanziamento “iniquo e inopportuno“. In una lettera aperta al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, i teatri italiani definiscono così l’emendamento alla manovra bis approvato lunedì in commissione Bilancio alla Camera, con il quale si autorizzano stanziamenti di 4 milioni l’anno per il 2017 e per il 2018 al teatro Eliseo di Roma, guidato da Luca Barbareschi. Dal nord al sud del Paese, i teatri sono d’accordo nel dire che l’emendamento “risulta ingiustificabile da tutti i punti di vista e va a compromettere l’equilibrio dell’intero sistema di assegnazione del Fondo Unitario per lo spettacolo” (Fus).

A firmare la lettera sono in molti, dal Quirino e dal Sistina di Roma al Ciak e al San Babila di Milano, dal Duse di Bologna al teatro Libero di Palermo. Teatri e associazioni ricordano  che “le motivazioni e le modalità di ogni sostegno pubblico devono essere chiare, trasparenti e soggette a controllo e verifica”, e chiedono quindi le ragioni di un così consistente stanziamento che farebbe dell’Eliseo “il teatro più finanziato dal Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), più del Piccolo di Milano”. E ancora chiedono il motivo di “tanta attenzione da Parlamento e Governo per un unico soggetto privato“, sottolineando poi la necessità di “diritti e doveri uguali per tutti”.

A Padoan i teatri ricordano che l’Eliseo è uno spazio privato che “ha già ricevuto larghissime concessioni dal ministero dei Beni Culturali, attraverso il Fus ma anche attraverso fondi integrativi direttamente gestiti dal ministro Franceschini”. E vogliono sapere se sia stata verificata la sostenibilità “di una stagione annuale che oggi il gestore del teatro Luca Barbareschi dice costare 4 milioni l’anno”.

“Certo non possiamo credere che l’intervento in questione sia ad personam e rappresenti un singolo privilegio”, concludono. “Pertanto vorremmo sapere quali siano i criteri e i requisiti necessari per poter accedere a contributi straordinari come quello in oggetto, poiché criteri e requisiti devono esserci”. Intanto annunciano che “tutti i rappresentanti dei comparti dello spettacolo dal vivo si dimetteranno dalla Consulta per lo Spettacolo del ministero dei Beni e delle Attività Culturali” per protesta.

E Padoan ricorda che “l’incremento del contributo è stato inserito nella legge (…) in virtù di un emendamento parlamentare sul quale il Governo ha espresso parere negativo“. In particolare, il ministro Padoan ha dato “chiare indicazioni perché dal rappresentante del Ministero dell’Economia e delle Finanze venisse manifestata con chiarezza in Commissione la contrarietà dell’esecutivo. La Commissione ha approvato l’emendamento di iniziativa parlamentare contro il parere del Governo”.

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