La parola chiave della cinquina finalista alla cinquantacinquesima edizione del Premio Campiello è senza dubbio una: contaminazione. Difatti, fra le 78 opere segnalate (sulle 270 inviate dagli editori) la giuria dei letterati, presieduta quest’anno dall’attrice Ottavia Piccolo, ha premiato voci diverse.

Hanno in comune un’idea letteraria sperimentale con particolare attenzione al linguaggio usato in pagina, a cominciare da Stefano Massini, “lo scrittore italiano più rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo”, che guida la cordata con Qualcosa sui Lehman (Mondadori), un riuscito testo ibrido a metà fra il romanzo e la ballata.

Ma non è da meno l’atteso ritorno di Mauro Covacich con La città interiore (La Nave di Teseo) muovendosi a cavallo del tempo nella sua Trieste, fra la violenza della Storia e la mappa dei sentimenti. Invece, Alessandra Sarchi in La notte ha la mia voce (Einaudi) ha scelto di scrivere un diario intimo sulla disabilità, una storia d’amicizia al femminile, in cui il materiale autobiografico si mescola con delicatezza alla finzione, senza mai scivolare nel facile pietismo.

Molto interesse ha suscitato anche la voce narrante di Donatella Di Pietrantonio con L’arminuta (Einaudi), narrando della provincia e della promiscuità della pubertà che mescola il desiderio e l’ignoranza della vita.E infine, la poetessa Laura Pugno ne La ragazza selvaggia  (Marsilio), è riuscita ad evocare con successo atmosfere surreali, una storia al femminile – come quella della Sarchi – che qui si tinge di mistero e chiama in causa una natura oscura, ribelle. Una cinquina finale che accoglie la sperimentazione del linguaggio – ma non la sua esasperazione – una scelta ponderata che traspare anche nella scelta di premiare la raccolta di undici racconti Un buon posto dove stare (La Nave di Teseo) scritta da Francesca Manfredi, con l’ambito Campiello opera prima.

Esordiente, classe 88, Manfredi ha una lingua cinica e pulita che ha l’eco dei grandi narratori d’oltreoceano di short stories. Un segnale chiaro di parziale controtendenza del mercato editoriale? Se sino a pochi anni fa le raccolte di racconti erano ignorate dai lettori – talvolta per colpa degli editori che pubblicavano solo opere di romanzieri senza troppa ispirazione – siamo forse giunti ad un piccolo giro di boa, in attesa che si affaccino al panorama voci capace d’emozionare, al pari di Dino Buzzati e Piero Chiara.

Fatta la cinquina, partirà presto la tournée lungo tutta la penisola (fra le tappe Venezia, Catania, Sanremo a Modena, Jesolo e Caorle) dei cinque finalisti del concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla fondazione Il Campiello confindustria Veneto – con una tappa internazionale di prestigio al principato di Monaco. Da questo momento in poi tutto passa nelle mani dell’imperscrutabile giuria dei 300 Lettori anonimi, sino alla proclamazione del vincitore il 9 settembre al teatro La fenice di Venezia (serata condotta da Enrico Bertolino e Mia Ceran). Ma vista la caratura dei finalisti, citando il famoso motto, comunque vada sarà un successo.

Articolo Precedente

Processo a Rolandina, essere transgender a Venezia nel 1354

next
Articolo Successivo

Paolo Guzzanti si racconta, dagli anni a Repubblica alla politica: “Berlusconi? Lo lasciai per via di Putin. Cosa ho fatto peggio nella vita? Tutto…”

next