In attesa del numero 2 in edicola sabato 10 giugno, sono molti i lettori che hanno voluto dire la loro su FQ MillenniuM, il nuovo mensile di inchieste, approfondimento e reportage dell’Editoriale Il Fatto diretto da Peter Gomez. Il primo numero dedicato alla cannabis tra proibizionismo, crimine e uso terapeutico, sta avendo un ottimo risultato nelle edicole (45mila copie solo il giorno dell’uscita, in abbinata con Il Fatto Quotidiano; diffonderemo i dati definitivi quando saranno disponibili) dove ancora si può acquistare a 5 euro. Chi non lo trovasse più, può richiederlo online qui. Dalle email dei lettori emergono apprezzamenti, qualche critica e – cosa che ci fa particolare piacere – diverse richieste di abbonamento, cartaceo e online. Che però al momento non possiamo soddisfare: per ora sono in programma soltanto quattro numeri di FQ MillenniuM, per testarne il gradimento. Se il riscontro sarà positivo, l’Editoriale Il Fatto studierà le modalità di abbonamento. Intanto, grazie per il sostegno e i suggerimenti. Ne aspettiamo altri all’indirizzo millennium@ilfattoquotidiano.it.

Ok il prezzo è giusto
Buongiorno a tutti.
Questa mattina vado a pagare per la consueta colazione con giornale al bar, e il ragazzo mi dice: “Sono 8 euro”. “Come?”
Mi spiega che oggi con il FQ è obbligatorio prendere “l’allegato”, che costa 5 euro. Rimango onestamente un po’ contrariato, ma prendo i giornali pago e vado a sedermi. Finalmente è sabato mattina, e posso leggere tranquillo.
Inizio a sorseggiare il caffè, mi faccio una risata sull’editoriale di Travaglio che quasi me lo manda di traverso, poi giro pagina e ho già il mal di testa. Renzi e le sue capriole sulla legittima difesa. Chiudo il giornale.
Vediamo “l’allegato”. Leggo che è obbligatorio solo per oggi, e penso “meno male”. Comincio a leggere, poi alzo gli occhi ed è già mezzogiorno. Ho passato due ore con la testa infilata nel vostro mensile. Mi chiedo pure se la ciambella l’ho mangiata io o è passato qualcuno e vedendomi così concentrato me l’ha fregata.
Complimenti, bellissimo lavoro, sia per gli articoli/inchieste, che per la veste grafica. Avete messo dentro tutti argomenti largamente discussi tra me e i miei amici, colleghi e familiari. Tutte questioni sulle quali i cittadini italiani sentono l’urgenza di uno Stato che intervenga. Mi chiedo cosa aggiungerete la prossima volta. E Giorgia è la mia cantante preferita.
Insomma, anche oggi mi tocca leggere il quotidiano di pomeriggio. Ma che cavolo.
Fabio Iezzi, classe 1976 :)

Belle inchieste, ma parlate di libri
Gentile Redazione,
appena acquistato il Vs nuovo mensile e già letto per metà!
Per rispondere al Direttore Gomez, l’impressione iniziale è molto buona. La rivista è ben fatta, agile, per certi versi innovativa pur mantenendo un formato tradizionale: vero, anche il tatto ha la sua importanza! Le firme, poi, sono di alto livello, come i contenuti degli articoli (in particolare, ho apprezzato il lavoro investigativo svolto dai cronisti riguardo il Kanabistan (il reportage sul narcotraffico in Albania, ndr) alle porte di casa… e debbo ancora leggere l’inchiesta sul Coca-Parlamento…); ma trattandosi del Fatto Quotidiano non poteva essere altrimenti.
Se posso permettermi un suggerimento, inserirei una rubrica dedicata ai libri (un po’ come quella, rimpianta, che Antonio D’Orrico scriveva per Sette prima della recente trasformazione, e possibilmente non soporifera come quella tenuta da Augias & Co. sul Venerdì) e agli spettacoli: critiche a libri e film che potrebbero essere “mutuate” dalle rubriche quotidianamente pubblicate sul Fatto.
Comunque, qualunque percorso intraprenderete, Vi seguirò con piacere.
Mi auguro pertanto che sia un lungo percorso…
Buon lavoro,
Ruggero Ghiselli

Solo di carta? Geniale
Spettabile redazione,
Questa mia per complimentarmi con la vostra redazione per l’alquanto coraggiosa pubblicazione della nuova rivista FQ Millennium.
Ho acquistato il numero in edicola dopo aver sentito la pubblicità in radio; geniale l’idea “solo su carta”.
Sono un sostenitore della carta e non leggo riviste o giornali online. La vostra è senza dubbio una scelta rischiosa ma sono certo ben ponderata. Ho visto che comunque avete account facebook e twitter, io non li avrei aperti ma capisco l’esigenza di oggigiorno…
Il prodotto mi piace molto, sia a livello di contenuti sia a livello di grafica e impaginazione.
Bellissima la carta: malgrado siano “solo” 130 pagine lo spessore è di ben quasi 15 mm: La cosa che colpisce e si fa apprezzare è la leggerezza della rivista, è un peso piuma!
Complimenti ancora e sarò curioso di vedere i prossimi numeri “solo su carta”, sperando che continuiate l’avventura anche dopo il quarto numero…
Cordialmente
Alessandro Villa

Solo di carta? Non ha senso
Gentile redazione,
Ma come solo su carta? Siete nati da un blog, la gente della rete ha creduto in voi e vi ha dato soldi.
Faccio un abbonamento digitale mensile da anni che mi costa di più dell’annuale e lo faccio solo perché credo voi siate fondamentali per l’Italia.
La rete e il digitale vi ha creato, salvato dall’oblio. Ora la schifate. Ben bene. Non guardate al passato, non siate nostalgici di quel che è stato. La carta è bella, la carta profuma, la carta è lenta. Ma la carta discrimina. E la carta era disposta a silenziarvi tutti.
Datemi ‘sto Millennium su Mia. Non ha veramente senso “solo su carta”. E’ un’offesa a chi ha creduto in voi e vi segue da qualche parte sperduta del mondo.
Ossequi,
Daniele Foresti

Monografico? Sì, ma meglio a metà
Buongiorno,
ho appena terminato di leggere la rivista-libro e, sebbene al periodico monotematico o quasi come il vostro io preferisca il pluritematico, devo dire che sono soddisfatto del primo numero, soprattutto per il tema che mi sta a cuore da anni. Bella la carta, la grafica, le fotografie , l’impaginazione, i giochi di parole, sofisticata e smart tanto da ricordarmi un mensile altrettanto innovativo quanto sfortunato degli anni ’90, “Village” del povero Vittorio Corona.
Ovviamente auguro a voi di non fare la stessa fine e di proseguire le pubblicazioni per sempre, ho solo due consigli: il primo riguarda la formula editoriale, mi riallaccio a quanto detto sopra , io farei un 50% delle pagine con il tema di copertina e il rimanente 50% con altri argomenti, con il vostro stile di affrontare notizie che altri non vogliono pubblicare; il secondo il corpo del carattere tipografico utilizzato per le didascalie delle immagini, me lo ha suggerito mia madre, interessata al tema del mese (la cannabis, anche per il suo utilizzo terapeutico, ndr) visto che soffre di dolori legati a un sua patologia e a tal proposito lo stesso consiglio andrebbe pure per il quotidiano. Gli anziani non riescono a leggere bene i caratteri piccoli, per questo molti non acquistano più il giornale, io ho risolto regalando un tablet ma con Millennium non funziona, visto che giustamente avete privilegiato la carta quindi potreste aumentare il corpo.
Auguri ancora per il coraggio , visto che secondo me quando non ci saranno più gli anziani di oggi le edicole chiuderanno e non realizzate nessun sito della rivista perché sarebbe una cannibalizzazione della stessa, sbaglio che hanno fatto tutti gli editori , al massimo create l’app digitale a pagamento.
Cordiali saluti
Simone Lucchi

Complimenti, ma scrivete anche dell’Italia che funziona
Gent.ma redazione di FQ Millennium,
ho letto con molto interesse (e tutto d’un fiato) il primo numero del vostro mensile e, oltre a farvi i complimenti per il progetto e l’accuratezza degli approfondimenti, vorrei suggerire un paio di argomenti per il futuro.
1. Leggendo l’articolo sul Wellcum in Austria (uno dei più grandi bordelli legali d’Europa, ndr), ho pensato che potrebbe essere utile approfondire il tema della prostituzione e del relativo business sommerso in Italia. Potrebbe aiutare l’opinione pubblica leggere di come gli altri paesi europei gestiscono la prostituzione in modo legale e dignitoso per chi la pratica, e soprattutto mostrare a chi non vuol vedere com’è il reale stato dello sfruttamento sul nostro territorio.
2. Immigrazione: un argomento più che mai attuale e su cui ci sarebbe molto da indagare. Oltre alle immagini dei barconi nel Mediterraneo, le persone dovrebbero conoscere la storia dello sfruttamento, della mafia e del racket che gestisce questi flussi migratori. Sarebbe interessante anche sentire più storie costruttive (e ce ne sono) di cosa i migranti fanno una volta in Italia per non vivere di elemosina e cercare di avere una vita dignitosa. Ogni tanto capita di leggere di qualche bel progetto nato per iniziativa dei migranti nelle nostre città o persino nei piccoli paesi di campagna, e sarebbe utile mostrare anche questo aspetto di un fenomeno percepito principalmente come negativo. Anche in questo caso, un parallelismo con cosa fanno gli altri paesi europei al riguardo potrebbe aiutarci a vedere più in là del nostro orticello nazionale.
3. Innovazione: non intesa puramente come sviluppo tecnologico, ma come modo di pensare e di trovare soluzioni alternative ai problemi quotidiani e della società. Mi piacerebbe molto leggere dell’Italia che funziona, delle persone che riescono a fare la differenza nei loro quartieri, città e comunità. Penso che potrebbe ispirare tante altre persone a provare a fare qualcosa oltre che a lamentarsi ogni giorno dei politici, dei trasporti che non funzionano, delle tasse ecc ecc. In Italia pensiamo sempre che spetti a qualcun altro risolvere i problemi di cui noi stessi siamo parte integrante, forse parlare di iniziative reali che partono dalla gente comune può farci capire che uscire dall’inerzia è possibile. Come sempre, un confronto con l’estero potrebbe integrare l’approfondimento.
Vi ringrazio dell’attenzione, dell’ottimo lavoro svolto e non vedo l’ora di leggere il prossimo numero.
In bocca al lupo,
Claudia Costa

Ottimo. Ora indagate anche la spiritualità
Ottimo Millennium. Spero continui per secoli.
Se posso permettermi, suggerirei un’inchiesta sul monachesimo (non sto scherzando) e la sua attiualità come stile di spiritualità radicale (non religiosità che è altra cosa) per noi e per il mondo. Mi sembra che in essenza sia questo anche lo stile di papa Francesco. Un esempio vivente: Bernard Besret e i suoi libri.
Danilo Fossati

Uno spunto: i libri non sono beni culturali. Per legge
Buongiorno.
Ho sfogliato il primo numero e mi è parso che la formula sia quella di approfondire un singolo tema alla volta.
Nel caso abbiate in programma di esaminare “con lentezza” il settore dei beni culturali, vi segnalo lo strano mondo delle biblioteche Mibact. Se vi prenderete tutto il tempo necessario “scoprirete” che le raccolte librarie non sono ancora beni culturali. Sono ancora amministrate secondo un Regio decreto del 1907 e sono rimaste impermeabili all’avvento della Costituzione e poi del Mibact. E così le biblioteche sono ancora oggi gli unici “istituti culturali” ad accesso riservato a poche categorie, a pochi soggetti. Non solo! Gli utenti sono scelti uno a uno dai bibliotecari italiani (che si definiscono “professionisti della cultura”!), oppure presentati da uno “studioso” già conosciuto con “lettera di presentazione”, ossia una vera e propria raccomandazione! Praticamente le biblioteche Mibact non sono istituti pubblici che promuovono le raccolte librarie che conservano ma club privati per “gli amici degli amici”.
Ma tutto questo non lo trovate nella letteratura ufficiale o nei convegni dei “professionisti della cultura”. Nel caso vogliate approfondire dovrete prendervi il tempo necessario, con tutta la “lentezza” per capire e per distaccarsi dai pregiudizi comuni.
Insomma per comprendere lo sconosciuto scandalo delle biblioteche Mibact dovreste necessariamente iniziare da questo articolo su un sito di Costituzionalisti per poi verificare e approfondire con “lentezza”: Berardino Simone, Una democrazia per pochi. I limiti di accesso alle biblioteche statali, maggio 2016. Forum di Quaderni costituzionali – I Paper del Forum –
Simone Berardino

Monografico? No, meglio l’attualità
Egregio direttore,
seguendo il consiglio che ha dato nel primo numero del suo mensile, le mando le mie osservazioni. Pensavo, aspettando la rivista in edicola, a un mensile di inchieste e di approfondimenti dei fatti avvenuti nel mese precedente. Invece, avendola tutta sfogliata, mi sono accorto che l’intera rivista è dedicata alla droga.
Ne sono rimasto deluso, perché mi aspettavo argomenti più vari e diversi, dei tanti che meritano di essere approfonditi.
Ho fiducia nella sua capacità di recepire l’esigenza dei lettori, di cui faccio parte. Spero che, dal prossimo numero, vedrò una rivista più varia.
Sono lettore assiduo del Fatto Quotidiano e mi piace pure il fattoquotidiano.it da lei diretto.
Mi è gradita l’occasione per porgerle distinti saluti.
Leonardo Giacomo Agate

Il nano nudo con il cappello da alpino? offensivo
Sono affezionato lettore del Fatto fin dai suoi esordi. Sabato ho acquistato in edicola il nuovo mensile Millennium FQ e mi permetto di segnalarvi una fotografia che ho trovato estremamente offensiva nei confronti di chi, come il sottoscritto, porta con orgoglio il cappello alpino.
Si tratta della foto che viene riportata sia nel sommario sia nell’articolo dedicato in cui si vede una donna nuda tenere per mano un nano, sempre nudo, con un cappello alpino in testa.
Credo che gli eccessi di alcuni modi di vivere che avete voluto evidenziare con l’articolo non abbiano nulla a che vedere con la tradizione e i valori degli alpini.
Cordiali saluti.
Ing. Gianpietro Nodari
Gruppo Alpini di Albino (BG)

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