Il pianeta più grande del sistema Solare come nessuno lo immaginava. Innanzitutto colossali cicloni del diametro di 1.400 chilometri agitano i poli di Giove, e il suo campo magnetico è dieci volte più intenso di quello terrestre. I primi dati della Juno della Nasa (missione a cui partecipa anche l’Italia) sono stati pubblicati in due diversi studi sulla rivista Science.

Nello studio coordinato da Scott Bolton, responsabile scientifico di Juno per l’Istituto di ricerca Southwest a San Antonio, la sonda ha mandato immagini caotiche sui poli di Giove, da cui emergono degli ovali luminosi molto diversi da quelli visti su Saturno. Viste al time-lapse le fotografie hanno mostrato che si tratta in realtà di cicloni, alcuni dei quali raggiungono il diametro di 1.400 chilometri. Altri dati interessanti sono emersi dall’analisi del gas del campo magnetico gigante vicino al pianeta, che va ben oltre le previsioni: è infatti circa 10 volte quello terrestre. L’altro studio, guidato da John Connerney, vicecoordinatore scientifico di Juno presso il Goddard Space Center della Nasa, si è concentrato sulle aurore e la magnetosfera di Giove, cioè l’area in cui dominano gli effetti del campo magnetico.

Juno è entrato lo scorso 24 giugno, imbattendosi in un’onda d’urto stazionaria (detta bow shock). Poiché ne ha incontrata solo una avvicinandosi al pianeta, i ricercatori hanno pensato che la magnetosfera di Giove si stesse espandendo in quel momento. La sonda ha anche rilevato una ‘doccia’ di elettroni nell’atmosfera di Giove, che può aver alimentato l’enorme aurora fotografata e che sembra avere una distribuzione diversa da quelle che avvengono sulla Terra. Il che fa pensare, conclude lo studio, che su Giove l’interazione con il suo ambiente spaziale sia completamente diversa.

L’articolo su Science

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