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Blue Whale, casi in Alto Adige? La polizia: “Stiamo verificando. I minori stiano lontano da queste dinamiche web, sono molto pericolose”

Che si tratti di Blue Whale o meno, rimangono comunque i racconti riportati dal quotidiano di Bolzano. Un adolescente si sarebbe tagliato un labbro. Una ragazzina, insieme ad un’amica, si sarebbe ferita al palmo della mano con un coccio di vetro, spiegando poi ai genitori di essere rimasta vittima di un incidente con un bicchiere. Dopo aver visto il servizio di Matteo Viviani a Le Iene, quello che è ha fatto esplodere il caso in Italia, una mamma ha deciso di rivolgersi alla polizia

di Daniele Fiori

Il Blue Whale è arrivato anche in Alto Adige. Questo sostengono le mamme di alcuni ragazzini della Bassa Atesina, la zona a sud di Bolzano, e su questo sta lavorando la squadra mobile, dopo la denuncia presentata alla polizia del capoluogo. Coinvolta una ragazzina delle scuole medie, che sarebbe arrivata alla quarta settimana di questo “gioco” perverso che si concluderebbe con il suicidio del partecipante, procurandosi diversi tagli. E ad allarmare i genitori bolzanini ci sono anche altri fenomeni simili, come una catena diffusa su Whatsapp che minaccia di uccidere un parente di chi dovesse interromperla.

La parola d’ordine rimane comunque cautela. Sulla pratica del Blue Whale – che sottoporrebbe il giovane utente a 50 prove per 50 giorni consecutivi, dall’autoinfliggersi ferite e tatuarsi disegni a forma di balena, a vedere film horror e ascoltare urla e suoni sinistri, fino al suicidio – non ci sono ancora molte certezze. E’ vero però che le ragazzine e i ragazzini russi che si sono suicidati gettandosi da grattacieli ed edifici altissimi delle città, purtroppo, non se li è inventati nessuno.

Evitare allarmismi è l’obiettivo anche di Giuseppe Tricarico, comandante della squadra mobile di Bolzano: “Siamo impegnati nel verificare l’effettivo coinvolgimento dei ragazzi altoatesini in Blue Whale, cercando di identificare chi li avrebbe contattati”, ha detto al quotidiano Alto Adige. “I minori non devono assolutamente prestarsi a queste dinamiche sul web, nemmeno per scherzo – ha poi aggiunto il comandante – Le sfide sono molto pericolose: è un meccanismo criminale”.

Che si tratti di Blue Whale o meno, rimangono comunque i racconti riportati dal quotidiano di Bolzano. Un adolescente si sarebbe tagliato un labbro. Una ragazzina, insieme ad un’amica, si sarebbe ferita al palmo della mano con un coccio di vetro, spiegando poi ai genitori di essere rimasta vittima di un incidente con un bicchiere. Dopo aver visto il servizio di Matteo Viviani a Le Iene, quello che è ha fatto esplodere il caso in Italia, una mamma ha deciso di rivolgersi alla polizia, ricollegando questi e altri episodi alle testimonianze di alcuni genitori di ragazze russe raccolti dal programma di Mediaset.

C’è poi l’intervista rilasciata alla tv locale Rttr da un’altra mamma della zona dell’Oltradige. “Abbiamo scoperto che la figlia di una mia amica aveva installato il gioco Blue Whale sul suo telefono”, ha detto la donna, che ha preferito rimanere anonima. Il curatore, cioè colui che ha in mano il gioco, “le faceva scaricare giochi e film horror”. Secondo il racconto, la ragazzina, una volta scoperta, avrebbe cancellato dal telefono tutte le prove.

La donna riferisce anche di “altri bambini coinvolti nel Blue Whale” e di “minacce dei curatori a chi decide di interrompere il gioco, come ‘ti ammazzo la mamma’ o ‘ti mando a fuoco la casa’”. I genitori, spiega ancora, denunciano che il passaparola tra gli adolescenti sarebbe già avvenuto. Ora toccherà alla polizia di Bolzano verificare la vicenda e capire se ci siano delle connessioni con il meccanismo nato su alcuni gruppi presenti su VKontakte (VK), il social network russo simile a Facebook.

Intanto Luana Di Maio, promotrice di ‘Mamme di Bolzano e dintorni’, denuncia altri episodi simili nati su Whatsapp. Intervistata da Rttr, ha parlato di “una ‘catena di sant’Antonio’ arrivata a mio figlio e ad altri suoi compagni di classe dove si chiedeva di inviare lo stesso messaggio a più di 23 persone, altrimenti sarebbe stato ucciso un parente”. In un altro messaggio simile mostrato dalla tv locale si legge: “Ciao, mi chiamo Luca, ho 7 anni, capelli neri e occhi rossi. Non ho né naso né orecchie. Sono morto. Se non mandi questo messaggio a 15 persone nei prossimi cinque minuti io apparirò stanotte di fianco al tuo letto con un coltello e ti ucciderò”. La donna ha denunciato il tutto alla polizia postale: “Queste catene sono sempre esistite – ha detto – ma a un bambino di 11 anni non devono arrivare”.

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