Il testo-base sulla legge elettorale, in commissione alla Camera, cammina verso la bocciatura. Il Pd ha ufficializzato che voterà contro e il peso dei democratici in commissione è notevole, visto che sono 21 componenti su 48. Potrebbe profilarsi, dunque, la situazione anticipata già ieri da Matteo Richetti, portavoce della segreteria del Partito democratico:  “Andremo avanti facendo votare il nostro testo-base e non quello del relatore”. E quindi al sistema “tedesco corretto” e no all’Italicum modificato dalla Consulta. Quali sono gli equilibri in commissione? I favorevoli all’applicazione dell’Italicum corretto dalla Corte Costituzionale anche al Senato non superano quota 15. Almeno questo è il totale dei voti dei gruppi che si sono espressi in modo esplicito a favore di questa opzione. Invece ha certamente la maggioranza l’insieme dei partiti che si sono espressi contro: Pd, Lega Nord, Ala e Mdp insieme arrivano a 27 commissari quindi la maggioranza dei 48. Naturalmente tutto questo sulla carta: il voto sul testo-base elaborato dal presidente di commissione Andrea Mazziotti, che in questa fase fa da relatore, è previsto per domani.

E’ Matteo Renzi che dà la linea: “Non potremo mai accettare che si arrivi a fare una legge elettorale tutta in soccorso ai piccoli partiti: no al Cespugliellum” ribadisce oggi nella sua newsletter. Il riferimento è ai “cespugli”, cioè i gruppuscoli parlamentari che comunque cercano di tirare l’acqua al mulino dei partiti-nanetti che hanno qualche difficoltà a salvarsi soprattutto con soglie di sbarramento difficilmente raggiungibili (il sistema tedesco la fissa per esempio al 5 per cento).

Intanto il Movimento Cinque Stelle cerca di incalzare il Pd: “Notiamo – scrive su facebook Danilo Toninelli – che il Pd ha idee molto confuse sulle sue stesse proposte di legge elettorale” ma “non si nasconda dietro il problema della governabilità, perché il M5s ha già espresso e ribadito, anche per voce di Beppe Grillo, la sua disponibilità ad appoggiare proposte che vanno in quella direzione e che sono del Pd”. Il riferimento è alla proposta di legge di Gian Mario Fragomeli, che ha firmato l’ultima dei tanti testi depositati in commissione dal Partito democratico. In questo caso si tratta di un sistema a doppio turno al quale accedono le liste che superano il 20 per cento. Una proposta, ha spiegato Fragomeli in un’intervista al Corriere della Sera, che è “in continuità con l’Italicum perché la Consulta ha bocciato il ballottaggio ma non il secondo turno”. In realtà Fragomeli è realista: “Anche con un eventuale accoro tra Pd e M5s l’impasse non si sbloccherebbe “perché al Senato i numeri non ci sono. Dovrebbero convergere i centristi o le forze del centrodestra”. Quindi “la vedo molto dura. Non penso che la mia proposta abbia più del 15 per cento di possibilità”. Cioè quasi nulla.

C’è un altro punto su cui ora si accende lo scontro. Nel testo di Mazziotti, infatti, è previsto che sono esonerati dalla raccolta-firme necessaria per presentarsi alle elezioni tutti i gruppi rappresentati in Parlamento. “Così è davvero #cespugliellum. #laprimarepubblicanonsiscordamai” twitta il deputato verdiniano Massimo Parisi. A rispondere, però, è un membro della maggioranza, il radicale eletto con Scelta Civica Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario agli Esteri: “I cespugli non c’entrano – dice Della Vedova – E’ un tema di rigore istituzionale, di diritti costituzionali, di libertà e di legalità: tutti i principali partiti italiani, dal Pd al M5S e a Forza Italia, trovandosi a raccogliere le firme, sono finiti sotto processo per comportamenti illegali, perché il numero e la modalità di raccolta firme oggi previste dalla legge sono impraticabili. Il merito della proposta di Mazziotti è rendere praticabile la raccolta firme, abbattendo una barriera anticoncorrenziale che favorisce i partiti già esistenti e impedisce a chi non è già in parlamento di presentarsi”.

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