In questi giorni esce Fragili anime guerriere (Graf), l’esordio discografico dell’attore e regista Raffaele Bruno, che stasera sarà presentato allo Scugnizzo liberato di Napoli. “Sono tutte le persone che hanno vissuto o vivono vicino al dolore – spiega Raffaele Bruno – credo che in loro è possibile scorgere una traccia  divina. Sono  matti, barboni, drogati, migranti, le vittime della terra dei fuochi, gli abitanti delle periferie, che senza fare notizia o destare clamore e loro malgrado ci insegnano tante cose.”

Dopo l’esperienza con il gruppo musicale, Rete co’mar, Raffaele ritorna con un nuovo progetto insieme alla sua compagnia teatrale, Delirio creativo. Compagnia che lavora nelle carceri, nelle comunità di recupero per tossicodipendenti e nei centri per il disagio psichico. Quella del Delirio creativo è “una musica di dolore e speranza assieme. Forse solo a Napoli la puoi suonare così forte”, così ne scrive Stefano Benni, con cui Raffaele Bruno ha collaborato. Grazie alla produzione artistica di Massimo De Vita, l’album fonde parti recitate, musica popolare dalle atmosfere sudamericane e influenze balcaniche, con la grande canzone d’autore italiana.

La forza del teatro e l’immediatezza della musica, per amplificare le voci di chi la voce non l’ha mai avuta. Barboni, matti e detenuti sono le ombre e i fantasmi che popolano l’universo del Delirio creativo. Scognamiglio, la canzone che anticipa l’uscita dell’album, racconta di un clochard a cui è rimasto solo il vino. Parole di sangue cantate dal cantautore napoletano Giglio, ospite del brano. Tantissime le collaborazioni del disco, tra cui parte della new wave napoletana: il cantante de La Maschera, Roberto Colella, ‘o Rom, Claudio Gnut, Isole Minori Settime, Gatos do Mar, Fede‘n’Marlen, la cantante della Rete co’mar, Silvia Romano, Maurizio Capone e la storica voce della N.c.c.p., Gianni Lamagna, nel brano dedicato alle quattro giornate di Napoli. Incontri e narrazioni che si sovrappongono e si rincorrono in un flusso di musica teatrale o di teatro musicale, per un disco che sa da che parte stare e cioè dalla parte degli ultimi.

Come nasce questo disco?
Questo progetto nasce “di pancia” e “di testa”, ma poi come spesso accade ha vinto il cuore. La pancia voleva partorire dieci anni di storie vissute con la mia compagnia, la testa mi diceva che mettere in poesia tutto questo non bastava, bisognava trovare un mezzo efficace e cosi il cuore ha trovato la soluzione: il mio grande amore, la musica.

Tanti sono gli ospiti, come li hai scelti?
Ogni canzone che ho scritto la immaginavo cantata da un preciso artista  della scena napoletana, recente ma anche “storica”, così mi sono semplicemente rivolto a ognuno di loro. E tutti, dopo aver ascoltato le canzoni, hanno accettato senza remore. Pian piano sembrava che le canzoni appartenessero anche a loro.

Poi c’è il Delirio Creativo.
Sì, la mia compagnia teatrale, fondata più di dieci anni fa. Dal collettivo è nata anche la band che mi seguirà nei live, che vede alla voce Enzo Colursi. Il disco è una sorta di concept e a dare organicità al discorso ci sono alcune “poesie in musica” recitate da Federica Palo, mia compagna d’arte e di vita.

Come porterai nei live questo progetto?
Nonostante le difficoltà del momento, spero di riuscire a portare in giro questo progetto mettendo in scena l’idea iniziale, ossia avere con me tutti e tutte, anche se ovviamente abbiamo previsto diverse tipologie di live. Il 12 maggio alla presentazione ufficiale allo Scugnizzo liberato a Napoli: ci sarà la maggior parte degli artisti del disco e se ne aggiungerà anche qualcun altro, per esempio il cantante senegalese Laye Ba.

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