Per vivere Napoli senza cliché forse serviva davvero il primo festival di Sky Arte, un weekend all’insegna della cultura nella città campana.  Il programma della manifestazione era ricco e variegato, per tutti i palati: alle performance in piazza all’installazione sul Lungomare Caracciolo, dai concerti nella splendida chiesa di San Gennaro Extra Moenia ai panel con artisti, musicisti e attori.

Ma il pregio più grande di questo Sky Arte Festival, appunto, è stato quello di essere riusciti ad andare controcorrente, risalendo la corrente dei luoghi comuni e presentando ai tanti visitatori una città diversa da come viene raccontata (o da come si racconta da sola) abitualmente. Il centro degli eventi è stato il Rione Sanità, cuore pulsante di una città piena di contraddizioni ma anche di bellezza impareggiabile. È lì, tra i vicoli della Sanità, che abbiamo conosciuto i ragazzi della cooperativa sociale La Paranza, che ormai da anni gestisce alla perfezione le catacombe della città. E infilarsi sottoterra tra le catacom

be di San Gaudioso e quelle di San Gennaro è un’esperienza incredibile. Sfidando la claustrofobia, scoprirete dei luoghi pieni di storia e di suggestione, peraltro raccontati con passione e competenza dei giovani de La Paranza. Sono tutti ragazzi della Sanità che grazie al vulcanico parroco don Loffredo adesso stanno costruendo, per sé e per il loro rione, un futuro radioso all’insegna della cultura e dell’impegno.

Nelle 72 ore del festival, la Sanità ha ospitato anche la Notte Bianca (con un concerto in piazza di Jovine, Zulù e Baba Sissoko), uno spettacolo musical-letterario di Erri De Luca, Stefano Di Battista e Nicky Niccolai che hanno letteralmente incantato il pubblico, l’intenso e viscerale “Napucalisse” di Mimmo Borreli e infine il concerto delicato e sublime di Vinicio Capossela nella chiesa di Santa Maria della Sanità. Un rione che non vedeva l’ora di mostrare un’altra faccia rispetto a quella a cui siamo abituati, con gli abitanti accoglienti e generosi, i murales a raccontare il nuovo corso culturale, i turisti incantanti e sorpresi da quello che non si aspettavano.

Sky Arte ha scelto Napoli e non poteva fare scelta migliore. Sarebbe stato più semplice, per esempio, organizzare il festival a Milano, confondendolo tra le tante altre iniziative culturali della città meneghina. E invece si è scelta la strada meno comoda ma più suggestiva, valorizzando al meglio quello che Napoli aveva già ma che forse non è molto brava a mostrare.
È il momento di una vera rivoluzione napoletana, da troppo tempo annunciata ma che ancora non si è espressa al meglio delle potenzialità di un luogo unico al mondo, che non può essere paragonato a nessun’altra realtà. Tra cliché e rivelazioni inattese, Napoli è lì che aspetta. Sky Arte, anche con un investimento economico importante, ha acceso un faro di dimensioni importanti sul vero volto di una città ineguagliabile. Ora, però, si deve continuare su questa strada.

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