“Dobbiamo ridurre carestia e malnutrizione, dobbiamo invertire la direzione in cui ci portano i cambiamenti climatici, dobbiamo lavorare per un pianeta più sostenibile”. Dal palco del Seeds&Chips di Milano Barack Obama parla al mondo, ma il messaggio sembra rivolto al suo successore alla Casa Bianca Donald Trump. Non è una suggestione, ma un dato di cronaca. La conferma dall’inizio dell’intervento dell’ex presidente degli Stati Uniti: “Confido nel fatto che gli Usa continueranno a muoversi nella giusta direzione nelle politiche sul clima” ha detto Obama, che ha difeso “l’impalcatura” dell’accordo di Parigi. Lo stesso accordo che, come promesso da Donald Trump nella sua campagna elettorale, gli Usa potrebbero decidere di non rispettare. Da qui il monito del suo predecessore dal summit di Milano, dove Obama ha osservato che ormai negli Usa le regole sulle emissioni inquinanti degli autoveicoli “sono già stabilite a livello locale”. Che l’amministrazione Trump abbia idee diverse dalla sua, ha detto, “fa parte della democrazia”. Ma, ha aggiunto Obama, “anche se dovessero cambiare le normative a Washington non c’è alcun produttore di auto che possa produrre un’auto che poi non possa essere venduta in California“. Secondo l’ex presidente, “non dovrebbe esistere alcuna azienda sulla terra che vuole sprecare energia, perché questo si rifletterebbe sui suoi utili”. Sui cambiamenti climatici, poi, “è importante che grandi Nazioni, come Usa o Cina, e anche l’Europa, indichino la strada” ha sottolineato Obama che ha rivendicato come l’impegno dell’America e della Cina abbia “tolto alibi” ad altri Stati nell’impegno per ridurre le emissioni. L’accordo di Parigi prevedeva standard così alti da risolvere il problema tout court, ma è servito “a mettere insieme l’architettura” per ridurre le emissioni, andando avanti man mano che le tecnologie lo permetteranno. “Bisogna continuare con questa leadership – ha concluso – nessuno può sedersi a bordo campo”.

LO SPRECO DI CIBO, IL DIBATTITO SUGLI OGM
Il cibo, ovviamente, è stato al centro dell’intervento dell’ex numero uno della Casa Bianca. “Possiamo migliorare sullo spreco” ha detto Obama, sottolineando che è qualcosa che ha a che fare con commercio, imballaggi, vendita, e in questo “la tecnologia può aiutare”. “Il problema è che le persone comprano cose preconfezionate, mentre quando c’è cibo fresco si spreca meno perché gli alimenti si deteriorano prima” ha aggiunto. Poi, sul tema degli ogm, Obama ha spiegato che “va bene essere cauti e prudenti sulle modificazioni genetiche, ma non possiamo essere semplicemente chiusi”. Ad esempio, ha evidenziato, “il riso oggi non è lo stesso di quello che mangiavano 1000 anni fa. L’umanità ha imparato dall’esperienza“. Certamente, ha concluso, “non possiamo arrestarci e smettere di scoprire nuove cose. Servono però reti di sicurezza. Il dibattito sui genomi negli Usa mi fa un po’ preoccupare perché si arriva a un punto in cui si diventa chiusi“.

Da questo dato di fatto l’appello e l’obiettivo che devono avere le classi dirigenti mondiali. “Creare una cultura del cibo che sia più sostenibile e sano” ha detto Obama, ricordando gli sforzi negli Stati Uniti per combattere l’obesità compiuti da Sam Kass: “È riuscito a ridurre il tasso obesità dei bambini per la prima volta in 30 anni” e combattendo l’obesità “si riducono anche i costi sanitari”. Così si possono “incanalare questi soldi e alleviare la povertà in tanti luoghi del mondo”. Inoltre, ha aggiunto Obama, “migliora la salute e migliorano anche le attività economiche e anche il sistema di sicurezza con meno persone obese”. “Grazie ai vostri sforzi, combattiamo malnutrizione e fame. Ci sono dei successi – ha spiegato Obama – Le persone malnutrite sono diminuite di 160 milioni; sono stati attivati microfinanziamenti dei Paesi in via di sviluppo; la riduzione di malattie come il morbillo“. E ha aggiunto: “Nessuna popolazione è destinata alla fame o all’aumento delle temperature. Sono problemi creati dall’uomo che si possono risolvere. Mai dire che è troppo tardi, ma quando si parla di cambiamenti climatici ci siamo vicini. Possiamo lasciare un mondo degno dei nostri bambini con meno conflitti e più cooperazione“.

IL LAVORO, IL TERRORISMO, IL FATTORE TECNOLOGIA
Nel suo intervento, Barack Obama ha affrontato anche il tema del lavoro. Con parole nette. “La natura del lavoro, oltre che il reddito, dà uno status di dignità alla gente – ha detto – Penso a tanti Paesi del Medio Oriente e dell’Asia, alla radicalizzazione e ai tanti giovani disoccupati. L’assenza di funzione e significato si canalizza in modo malsano. E qui dobbiamo intervenire”. Entrando nello specifico, l’ex inquilino della Casa Bianca ha sottolineato che la tecnologia nel mondo “sta creando in molti settori dell’economia alta intensità di capitale e meno richiesta di mano d’opera, e tutto questo diventerà un problema nel mondo avanzato. È una delle cose che mi preoccupa di più – ha specificato – Sono certo che in molti Paesi del Medio Oriente e del sud dell’Asia questo è parte del problema che fomenta la radicalizzazione e il terrorismo. Se molti giovani sono disoccupati canalizzeranno in modo malsano le loro energie”.

La soluzione? Per Obama non ci sono dubbi: nel futuro, con l’innovazione tecnologica e l’evoluzione della robotica, “tutti dovranno lavorare meno e spalmare di più il lavoro”. “Ma va cambiata – ha avvertito – la mentalità su lavoro, sul reddito e sul valore delle persone. Su quelle professioni che non possono essere svolte da un robot, come l’insegnamento”. Obama ha paragonato il cambiamento nel mondo del lavoro a “un’auto senza conducente. Possiamo creare una vettura più sicura, senza incidenti, più pratica – ha aggiunto – Eppure in Usa 4 milioni di persone lavorano guidando, come conducenti, e questo consente loro di avere una buona vita. Cosa faranno quando non avranno più un lavoro? Cosa accadrà quando la tecnologia avrà eliminato settori interi?” si è chiesto Obama. Ecco allora che serve “da subito un dialogo interno perché tutti possano avere vita gratificante piuttosto che avere pochi che lavorano tantissimo e guadagnano moltissimi soldi e tanti che non riescono a tirare su la famiglia“.

IMMIGRAZIONE, INTERNET E IL FUTURO
Sull‘immigrazione, Obama ha ricordato che “alcuni profughi sono vittime non solo di conflitti ma di carenze”, dunque “se non possiamo prendere provvedimenti l’immigrazione peggiorerà”. Un discorso a tutto tondo sulla sostenibilità e sulla direzione che sta prendendo il mondo, davanti a una platea di 3500 persone. Infine, un elogio al popolo italiano, che Obama ha voluto ricordare in qualità di risorsa per la storia degli Usa: “Gli Stati Uniti non sarebbero quello che sono grazie a generazioni di italiani che hanno rafforzato l’America”, ha detto. Non poteva mancare un cenno alla rete e all’innovazione: “Non sarei stato eletto senza il potere di internet, anche se ormai sembra di parlare del telegrafo” ha detto l’ex presidente prima di aggiungere che bisogna “trovare modi nuovi per parlare ai giovani, che usano il telefono cellulare ma forse non si fermano a leggere un rapporto di 50 pagine. Serve un messaggio potente e veritiero” per loro, che li coinvolga e li spinga ad agire. Obama ha poi detto che si concentrerà molto su questo. La conclusione è destinata al futuro, non solo il suo: “Anche se sembra le cose vadano nel modo sbagliato, la storia non va lungo una linea retta, ma prima o poi va nella direzione giusta”. Poi solo applausi.

IL DISCORSO ANTICIPATO DAI MEDIA AMERICANI
L’atteso intervento dell’ex presidente americano a Milano arriva proprio mentre il suo successore sta valutando se intende, come ha promesso nella sua campagna elettorale, veramente ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, una partecipazione che viene considerata una delle principali ‘legacy’ di Obama. Nel suo intervento, infatti, Obama ha ricordato come la leadership globale debba fare i conti con una delle sfide maggiori, i cambiamenti climatici ed i conseguenti problemi alimentari in un pianeta sempre più popolato e con risorse sempre più scarse. Un discorso che, dopo quello pronunciato a Boston poche ore prima di partire per l’Italia in cui ha esortato i democratici del Congresso a salire sulle barricate per difendere l’Obamacare, altro suo importante lascito che Trump sta cercando di smantellare, dimostrerà come, dopo i mesi di silenzio e di ‘ricarica’ seguiti al mesto addio alla Casa Bianca, Obama intende assumere un ruolo in quella che ormai i democrat chiamano “la resistenza” a Trump.

Un’intenzione che emerge anche dall’agenda fitta di impegni in Europa dell’ex presidente, praticamente in contemporanea con l’arrivo di Trump per la sua prima, difficile, missione europea, che potrebbe quindi dover fare i conti con un Obama ‘convitato di pietra’. Conclusa infatti la due giorni a Milano – con un’accoglienza che molto probabilmente non verrà riservata al suo successore – il presidente infatti non ha finito le sue ‘vacanze italiane’. Secondo quanto è emerso infatti dal programma, strettamente privato e quindi riservato, l’ex presidente, questa volta accompagnato da Michelle, nei prossimi giorni andrà a Buonconvento, nel cuore delle Creti Senesi, a Borgo Finocchieto, il villaggio che è stato ristrutturato per farne un resort di lusso. L’hotel di charme è di proprietà di John Phillips, l’avvocato americano che è stato ambasciatore americano a Roma, incarico che ha lasciato, come tutti i diplomatici di nomina ‘politica’, il giorno dopo l’insediamento di Trump, che ancora non ha ufficialmente nominato il suo successore. Non è escluso che durante il soggiorno toscano l’ex first couple americana possa incontrare Matteo Renzi e la moglie Agnese proprio a Borgo Finocchieto, rivelavano ancora fonti secondo cui la vacanza di quattro giorni di buen retiro dell’ex ambasciatore dovrebbe iniziare il 19 maggio. Senza contare che a Berlino incontrerà Angela Merkel, la cancelliera tedesca con cui ha avuto sempre una grande sintonia politica ed umana che non è invece emersa durante il primo faccia a faccia con Trump. Fortemente politico il tema della tavola rotonda a cui parteciperà insieme a Merkel, “Essere coinvolti nelle democrazia, assumersi la responsabilità a livello locale e globale” .

La contro-missione europea di Obama non si fermerà però a Berlino: il 26 maggio, mentre Trump tornerà in Italia per incontrare gli altri leader del G7 a Taormina, sarà, per la prima volta, in Scozia dove parteciperà ad un gala di beneficenza organizzato dalla Hunter Foundation, con i tavoli per dieci commensali venduti per 5mila sterline. Alle precedenti edizioni del gala, gli ospiti d’onore sono stati Bill Clinton, George Clooney e Leonardo Di Caprio. Ma anche in questo caso, l’ex presidente potrebbe avere un’agenda politica, dal momento che la stampa locale non esclude il possibile incontro con Nicole Sturgeon, la battagliera premier scozzese che appare essere il più temibile nemico di Theresa May nel cammino verso la Brexit, contro la quale, come è noto, Obama si era apertamente schierato. E che invece è sempre stata sostenuta con entusiasmo da Trump. Obama dovrebbe quindi mancare per poco l’arrivo in Italia di Trump che, dopo le prime tappe del primo viaggio all’estero in Arabia Saudita, Israele e Territori, sarà il 24 maggio a Roma, dove incontrerà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Papa Francesco, e poi il 25 a Bruxelles, per il vertice della Nato, prima di ritornare in Italia per il vertice del G7 di Taormina, il 26 e il 27 maggio. Ma anche in questi giorni l’ex presidente americano sarà ancora nel Vecchio Continente, a Berlino dove è atteso il 25 maggio alla Conferenza delle chiese protestanti tedesche che si svolgerà dal 24 al 28 maggio a Berlino e Wittenberg. Proprio lo stesso giorno del primo vertice della Nato con Trump, che durante la campagna elettorale non ha certo lanciato messaggi idilliaci agli alleati. Anche la scelta di Berlino è sicuramente simbolica, ed un po’ nostalgica, per l’ex presidente visto che nella capitale tedesca, nell’estate del 2008, l’allora candidato alla Casa Bianca attirò oltre 200mila persone per un discorso al parco del Tiergarten.

VISITA AL CENACOLO CON FRANCESCHINI
La seconda giornata milanese dell’ex presidente degli Stati Uniti era iniziata poco dopo le 10 di mattina, quando ha lasciato l’albergo in cui alloggia accanto alla Galleria Vittorio Emanuele II per dirigersi all’appuntamento con il titolare della Cultura italiana.Ad attendere il suo arrivo sul piazzale della Basilica il ministro Franceschini, che lo ha accompagnato nella visita insieme alla direttrice del museo. Al suo arrivo Obama ha salutato con un cenno della mano i numerosi turisti e curiosi giunti in piazza Santa Maria delle Grazie, dove si trova l’ingresso del Cenacolo, che è stata transennata dalle forze dell’ordine. La visita è durata una ventina di minuti. “Il presidente Obama è rimasto molto affascinato dallo splendore dell’Ultima Cena di Leonardo e ancora una volta si è dimostrato innamorato dell’Italia e della bellezza del nostro Paese e ne siamo molto orgogliosi. Ha fatto molte domande sugli affreschi, sulle tecniche e su Leonardo e si è dimostrato ancora una volta molto preparato” ha detto Dario Franceschini. Al termine, Obama ha lasciato Piazza Santa Maria delle Grazie in auto, salutando con un breve cenno della mano i turisti e curiosi che lo attendevano dietro alle transenne.

GLI INCONTRI ISTITUZIONALI CON SALA E IL PREFETTO
“Sarà un incontro privato per questioni di sicurezza, con qualche partecipante” quello tra il sindaco Giuseppe Sala e l’ex presidente degli Stati Uniti, al quale il primo cittadino oggi consegnerà le chiavi della città. L’incontro nella mattinata a Rho Fiera nell’ambito del Seeds and chips. Interpellato a margine del suo intervento all’evento, Sala ha ammesso di “essere molto contento di potergli consegnate il sigillo”. Il prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, a sua volta ha fatto una breve visita a Obama nell’albergo dove alloggia. Il prefetto era accompagnato dal questore di Milano, Marcello Cardona, dal comandante provinciale dei carabinieri, Canio Giuseppe La Gala, e dal comandante provinciale della Guardia di Finanza, Paolo Kalenda.

 

COLDIRETTI: “CON OBAMA BOOM DELL’EXPORT ITALIANO IN USA”
Il made in Italy agroalimentare negli Stati Uniti ha raggiunto nel 2016 il record storico di 3,8 miliardi grazie ad una crescita da primato del 78% negli otto anni dell’amministrazione Obama. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat dal 2008 al 2016, resa nota oggi in occasione della visita di Obama in Fiera a Milano per il summit global Seeds&Chips sulla food innovation. Nel 2016 gli Usa si collocano al terzo posto tra i principali importatori dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna, per un importo pari al 10% del totale delle esportazioni agroalimentari italiane nel mondo (38,4 miliardi). A far quasi raddoppiare la presenza del cibo italiano negli Stati Uniti è stata secondo la Coldiretti la spinta verso una alimentazione più attenta alla salute data dell’Amministrazione Obama e della stessa First Lady. “L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama ha certamente contribuito alla diffusione oltre oceano della dieta mediterranea in alternativa al fast food spingendo il successo dei prodotti e della ristorazione made in Italy. L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata nel 2009 con la realizzazione di un orto. Una decisione dal valore simbolico per educare i ragazzi al consumo di cibi sani”. Coldiretti ricorda poi che Michelle Obama in visita a Roma scelse in un ristorante un menu a base di assaggi di pasta facendosi notare per la richiesta della “doggy bag” con gli avanzi della cena, come segnale contro gli sprechi alimentari che nei Paesi ricchi riguarda il 30% del cibo acquistato.

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