Nuova inchiesta su Consip. Stavolta a muoversi è stata la Corte dei Conti, che ha messo nel mirino le consulenze affidate dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione a professionisti esterni. I militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di esibizione e sequestro di documenti nella sede della società in house del Tesoro. L’inchiesta, non collegata con quella che ha portato in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo (accusato di aver pagato tangenti al responsabile dell’ufficio acquisti di Consip Marco Gasparri per avere informazioni sulle gare), punta a verificare la regolarità di diversi incarichi. Consulenze eccessive, secondo gli investigatori, sia per il numero sia per il valore degli importi pagati, considerato che Consip può contare su una una direzione ‘Legale e Societario’ con 49 persone in organico.

Nei mesi scorsi era emerso che tra gli avvocati che lavoravano per Consip c’era anche Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open, la cassaforte di Matteo Renzi. Bianchi a partire dal 2012 ha incassato dalla società pubblica compensi per un totale di 290mila euro. L’ad di Consip Luigi Marroni ha affidato tra l’altro a Bianchi – che a marzo ha ottenuto dal ministero dell’Economia la riconferma come consigliere di amministrazione dell’Enel – la difesa dell’azienda nel contenzioso con Consorzio nazionale servizi (Cns) e Manutencoop facility management (Mfm) per le “scuole belle” di Renzi: le due coop, che avevano vinto otto lotti su 13 dell’appalto da 1,6 miliardi del 2012, erano poi state multate dall’Antitrust per condotta anticoncorrenziale e Consip voleva escluderle dalle gare. Peraltro nella manovrina recentemente varata dal governo Gentiloni quell’affidamento viene prorogato per la quarta volta, nonostante la sanzione e la censura dell’Anac.

Ma Bianchi, oltre a lavorare per Consip, ha difeso in numerosi contenziosi anche Siram, azienda società specializzata in servizi energetici e facility management che si è aggiudicata in via provvisoria uno dei lotti della gara Fm4 al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Romeo. Interpellato dal Fatto, ha spiegato che si trattava “non di conflitto“, ma di “convergenza, perché “non difendo mai né Siram né altri quando c’è conflitto con Consip, e non assumo mai incarichi per società che hanno a che fare con Consip senza esplicita autorizzazione di Consip”. E ancora: “Nessuno finora mi ha saputo dire dove e quando in concreto mi sono trovato in conflitto di interessi. Come se quando difendo Consip in contenziosi nati da concorrenti di Siram contro aggiudicazioni di Consip lo faccia con l’occhio strabico di chi tutela gli interessi di Siram anche quando tutela Consip. Solo pensarlo è offensivo”.

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