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La droga pesante più diffusa tra i giovani? Non finisce mai e riesce a farti sentire il presidente degli Stati Uniti

IL GIOVEDI CON ANDREA PINNA - "Da quando ho provato questa droga, non solo non conosco più la noia, ma spesso non riconosco neanche più gli amici"

di Andrea Pinna

Oggi vorrei parlarvi di una droga pesante diffusissima soprattutto tra i giovani, per la quale nessun Governo o autorità legislativa ha previsto delle sanzioni e dei centri di recupero. Di tale droga si può illegalmente usufruire tramite internet o addirittura legalmente, attraverso dei sistemi di pay tv. Sto parlando delle SERIE TV.  Ho cominciato da poco ad appassionarmi a questo genere di stupefacente e la mia vita è cambiata in maniera radicale. Non solo non conosco più la noia, ma spesso non riconosco neanche più gli amici. Sì, perché queste maledette serie ti lasciano sprofondare sul divano finché Morfeo non ti viene a prendere con le maniere pesanti, e ti sfasano il bioritmo in una maniera incontrastabile. Non c’è melatonina o valeriana che tenga, se cominci una serie tv che ti appassiona puoi dire addio alla tua idratazione oculare e starai a guardare puntate su puntate finché non sfiorerai il distacco della retina.

Oltre ai danni inerenti sonno, bioritmo e vita sociale ormai non pervenuta, le serie tv danno problemi anche alla psiche in generale. Dopo due stagioni di qualunque serie ti ritrovi a immedesimarti nei personaggi e a pensare e comportarti esattamente come loro. Per esempio io ho finito in 10 giorni 4 stagioni di “House of cards” e ci sono momenti in cui mi sento il Presidente degli Stati Uniti, e altri in cui sono innegabilmente uguale alla Firts Lady. Quando faccio pulizie mi trasformo invece in uno degli inservienti di “Downton Abbey”, serie ambientata nell’Inghilterra dei primi ‘900, e quindi mi ritrovo a “riassettare” e non più a “riordinare”, perché anche i vocaboli cambiano a seconda di chi si sta inconsapevolmente interpretando. Per non parlare di quando vado dal medico, e mi aspetto sempre che esca a visitarmi Patrick Dempsey e invece di solito è sempre una signora di mezz’età molto sorridente ma nulla a che vedere. E così, oltre all’influenza che ero andato lì a curare, mi devo pure far prescrivere qualche antidepressivo perché aspettarsi Patrick e ritrovarsi una sessantenne è roba per cui si cade in depressione facilmente.

Le serie tivù non finiscono mai. O meglio, appena ne finisce una ti senti così vuoto e depresso che ne cominci subito un’altra, perché non hai più memoria di come si possa vivere senza. E quindi è una dipendenza a tutti gli effetti. Se poi si considera la quantità e la qualità dell’offerta, ci si potrebbe tumulare in casa per i prossimi 15 anni, e sarebbero i vicini a trovare il cadavere per la puzza di morto e patatine in busta che uscirebbe dalla porta di casa. Un tempo le serie erano le cugine povere dei film: budget più ridotti, attori meno bravi, sceneggiature meno avvincenti… Adesso non hanno nulla da invidiare ai loro fratelli maggiori, anzi! Premi Oscar come Kevin Spacey, Nicole Kidman, Jessica Lange, Matthew McConaughey, Diane Keaton e tanti altri che dal grande schermo hanno deciso di portare tutto il loro talento dentro queste serie che di “televisivo” hanno ben poco. Sono dei film a puntate, ormai. E io non posso farne più a meno. Cosa sarebbe successo se “Titanic” fosse durato anziché 3 ore scarse, 5 stagioni da 13 puntate l’una? Io senza dubbio mi sarei ucciso annegando nel bidet o congelandomi nel freezer.

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