Quando è diventato chiaro che il Sun, il quotidiano più letto dai cittadini inglesi, si era sbagliato nel riportare la morte del principe Filippo (che è vivo e vegeto, semplicemente rinuncerà agli impegni reali), gli abitanti di un’isoletta nell’Oceano Pacifico hanno tirato un sospiro di sollievo. Perché per la tribù indigena Yahonnen, dell’isola di Tanna, Filippo non è solo un sovrano particolarmente dedito alla gaffe: è nientepopodimeno che un dio.

Era il 1974 quando la coppia reale formata dalla regina Elisabetta e dal principe Filippo visitò lo stato di Vanuatu, arcipelago di cui fa parte l’isola di Tanna. “Lo vidi in piedi nella sua divisa bianca sul ponte della nave”, aveva raccontato alcuni anni fa Jack Naiva, uno dei rematori dell’imbarcazione da guerra che si era spinta al largo per salutare i sovrani. “Capii subito che era il vero messia“. Nacque così il Prince Philip Movement, che ad oggi conta circa 30mila seguaci.

Il culto si ispira a una profezia secondo cui uno spirito ancestrale dell’isola, per la precisione un dio vulcano, avrebbe avuto un figlio bianco destinato a sposare una potente donna di un paese lontano prima di fare ritorno a casa. Per i fedeli, il principe Filippo combacia perfettamente con questa descrizione, e poco importa che sia nato a Corfù e non nel Pacifico. “Ha lasciato Tanna per andare in Inghilterra in qualità di messaggero”, aveva raccontato il capo villaggio a France24 nel 2010. “Una volta lì, ha sposato la regina Elisabetta”.

Il fatto che Filippo non sia tornato a Tanna in occasione del suo 89esimo compleanno, come invece era stato previsto dai profeti, non sembra aver fatto vacillare la fede dei seguaci del culto. Anzi. In un sito dedicato al Movimento si spiega che i fedeli “nonostante aspettino il suo ritorno ogni anno, credono che quando morirà, il suo spirito tornerà a Tanna”. Da solo? No, “portando con sé l’intera ricchezza della Corona britannica”.

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