C’è chi parla di una situazione al limite della guerra civile, e chi nega che le cose vadano così male come vengano dipinte fuori. Una cosa è sicura però: la situazione per il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, si fa ogni giorno più complicata e le tensioni sono destinate a continuare. Dopo quasi un mese di proteste in piazza, guidate dall’opposizione, in occasione della marcia del Primo maggio il delfino di Chavez ha convocato una nuova Assemblea nazionale costituente, il cui compito sarà riformare lo Stato e redigere la nuova Costituzione. Un progetto che, seppur ancora non ben chiaro nei suoi dettagli, è già stato bollato dai leader dell’opposizione, che guidano il Parlamento, come un golpe e un tentativo di rendere il Venezuela sempre più simile a Cuba.

Maduro, sulla base degli articoli 347 e 348 dell’attuale Costituzione, ha convocato l’Assemblea costituente, per disegnare un nuovo ordinamento giuridico, perché “il popolo venezuelano è il depositario del potere costituente originario”. Sulla nuova Costituzione che ne uscirà, il presidente non potrà dire niente, senza contare che potrebbe mettere fine a quella approvata nel 1999 dopo l’arrivo di Hugo Chavez. Secondo quello che ha spiegato Maduro, la Costituente sarà formata da 500 membri e sarà eletta dal popolo. La metà saranno scelti da organizzazioni sociali e di settore, mentre l’altra metà da leader delle comunità designati a livello municipale, attraverso un voto diretto e segreto. Si tratterà, ha spiegato, di creare un nuovo modello di Stato, costruito sul “voto diretto e popolare”, che servirà per costituzionalizzare le ‘missioni bolivariane‘ – i programmi sociali del governo – e disfarsi del “Parlamento marcio“, in mano all’opposizione dalle politiche del dicembre del 2015. Almeno un terzo dei venezuelani fa parte di questo sistema di benefici comunali del governo. “E’ il vecchio sogno di Chavez – ha detto Maduro – ma nel 1998 non c’erano le condizioni per realizzarlo”.

Nessuna data è stata però stabilita per l’elezione, ma il presidente venezuelano ha annunciato la creazione di una commissione presidenziale, che sarà guidata dall’attuale ministro dell’Educazione, Elias Jaua, il cui compito sarà trovare i migliori candidati per avere una maggioranza del popolo chavista, e una Costituente “cittadina, popolare e operaia, non dei partiti politici né delle elite”. Il costituzionalista Hermann Escarrá, membro della commissione presidenziale, in un’intervista radiofonica ha detto che la nuova Costituzione sarà oggetto di referendum, ma su questo punto Maduro non ha dato dettagli. Julio Borges, presidente del Parlamento, ha subito detto che così Maduro “finisce di uccidere l’eredità lasciata da Chavez al Venezuela, che era appunto la Costituzione, commettendo un colpo di Stato con una Costituente comunale, e andare nella direzione di Cuba”. L’altro leader dell’opposizione, Henrique Capriles, ha parlato di “frode costituzionale”, invitando il popolo a “scendere in strada e a disobbedire a questa follia”, chiedendo ancora una volta “elezioni libere e democratiche”. Dopo le proteste di lunedì e martedì, che hanno lasciato decine di feriti e il lancio da parte delle forze dell’ordine di lacrimogeni, anche la giornata di mercoledì si annuncia teatro di tensioni e proteste per le strade.

C’è chi non è d’accordo con questo quadro e ripropone la strada del dialogo. Il premio Nobel per la pace, l’argentino Adolfo Pérez Esquivel, in suo articolo apparso sui social media, ha detto che il “Venezuela soffre di una crisi imposta dagli Stati Uniti, che non vogliono perdere la loro influenza e cercano di impedire l’autodeterminazione dei popoli con dei golpe morbidi”. Chiede al popolo venezualno e ai rappresentati di chavismo e opposizione di dialogare e trovare delle alternative alla violenza. Anche l’ex presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica, ha invitato le parti a percorrere la strada del dialogo e trovare una soluzione pacifica. “Quello che più mi spaventa – ha detto – è l’opposizione in Venezuela, o una sua parte molto importante. C’è una clima di radicalizzazione, diventata irrazionale, che alla lunga favorirà la destra”.

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