“Ogni qualvolta nella vita di un popolo affiora il problema della lingua, vuol dire che stanno affiorando tutti i problemi politici ed economici”

Succede in tutto il mondo, da sempre, e succede anche in Europa. La più importante minoranza linguistica italiana è quella sarda. A differenza di altri paesi d’Europa e del mondo, ci è stato negato l’uso ufficiale della lingua sarda nella scuola, nella pubblica amministrazione, nei media. Diversi studi di livello scientifico hanno dimostrato come il bilinguismo sia utile, sin dalla più tenera età, perché permette alle bambine ed ai bambini di avere diversi punti di vista, diverse visioni, per gli stessi fenomeni vissuti o percepiti.

In Sardegna negli ultimi due secoli ha avuto luogo una costante e pesante azione per eliminare la lingua sarda. Nel 1949, subito dopo la guerra, probabilmente il 99% dei neonati sardi sarebbe stato capace, dopo qualche anno, di parlare in sardo. Oggi, nel 2017, la percentuale si è ribaltata.

Perché imparare il sardo? Una lingua è un mondo, un universo, un immaginario, un sistema relazionale, una capacità di raccontare e di vedere un territorio (in questo caso la Sardegna) unico ed insostituibile. Senza un senso, senza un percorso condiviso, un popolo è destinato ad un futuro di sventura, di annullamento. E’ ciò che sta succedendo ai sardi.

Diverse convenzioni internazionali sanciscono il diritto di un popolo di praticare la propria lingua. Da ultimo, nel 1992 è stato siglato il trattato internazionale “Carta europea delle lingue regionali e minoritarie”. L’Italia ha firmato il trattato ma ancora non l’ha ratificato. “La Carta intende, da un lato, tutelare e promuovere le lingue regionali o minoritarie come parti del patrimonio culturale europeo in pericolo d’estinzione e, dall’altro, promuovere l’uso di queste lingue nella vita pubblica e privata”.

La politica italiana è tanto centralista quanto è debole, per cui non c’è molto da sperarci. Il problema è la politica sarda e gli intellettuali sardi.

In consiglio regionale, nel consiglio comunale di Cagliari negli altri consigli comunali, sono centinaia le persone che scrivono e parlano, quasi sempre in italiano, sull’importanza della lingua sarda e su quanto sono belle le nostre tradizioni. Poi, dopo anni e decenni di organi elettivi e di discorsi di questo tipo, scopri che non sanno parlare il sardo. Ma 10 minuti al giorno per qualche anno per un apprendimento così importante non lo trovate? Ma chi volete prendere in giro?

Sugli intellettuali sardi, in particolare i docenti universitari, dobbiamo essere più pesanti. Specie nelle facoltà sociali ed umanistiche sono tutti pronti a discettare sull’importanza dell’apprendimento delle lingue, nonché sugli standard e le minoranze, ma poi se conti quanti scrivono in sardo o fanno lezione in sardo, le dita di una mano bastano.

Su tanti militanti politici, magari indipendentisti, si potrebbe fare lo stesso ragionamento. Scrivono continuamente e senza alcun ritegno solamente in italiano, magari per difendere i diritti della Sardegna, dei sardi e delle minoranze. Che futuro ha la Sardegna in queste condizioni? Ben misero, ma noi abbiamo solamente una vita, ed in questo tempo viviamo.

Abbiamo deciso di fare, innanzitutto per noi. Abbiamo deciso di organizzare corsi di lingua sarda a livello base, mettendo a disposizione il nostro tempo e la nostra volontà. Tutto gratis. Tra poco, partirà anche un corso di sardo avanzato, compiuto da un grande figlio di Sardegna: Mario Puddu. Mario Puddu è soprattutto l’uomo del dizionario di sardo, monolingue, il migliore mai compilato. Con quel dizionario il sardo può dire a tutto il mondo che è una lingua ricchissima. Mario Puddu ci insegnerà il sardo gratuitamente. Ci autorganizziamo, fuori e contro lo Stato e la Regione. Chi vuole aiutare è il benvenuto, da vicino, lontano o lontanissimo.

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