Truffa, falso e simulazione di reato. Per questi reati il gup di Potenza ha rinviato a giudizio un agente del Corpo forestale dello Stato, perché nel 2015, pur usufruendo del congedo per l’assistenza a un familiare malato, avrebbe lasciato la Basilicata per recarsi all’estero: la prima udienza si svolgerà il prossimo 14 settembre.

La vicenda “esplose” mediaticamente nel 2016 quando fu diffuso su Whatsapp un video pornografico – girato negli Stati Uniti a giugno 2015 – in cui compariva l’uomo, che in quel momento, secondo l’accusa, si trovava in congedo retribuito. La clip fu segnalata da qualcuno anche ai suoi superiori. L’agente forestale, che fu successivamente sospeso dal servizio (misura poi revocata), decise anche di presentare una denuncia per la diffusione del video, che “girò” su telefonini e computer in modo “virale”. Il fatto che l’uomo si fosse recato all’estero per un video porno non è stato però specificamente contestato dai magistrati, che gli imputano di aver lasciato la Basilicata senza averlo comunicato alla sua amministrazione (e in un altro paio di occasioni di aver dichiarato di essere in servizio in una zona della regione mentre – secondo i rilievi delle celle dei cellulari – si trovava altrove).

In base ai calcoli del pm, avrebbe così percepito “un ingiusto profitto” di circa 2.800. Il reato di simulazione di reato è invece collegato al fatto che, secondo i magistrati, la denuncia presentata riguarderebbe il fatto di essere stato ripreso a sua insaputa, mentre secondo la difesa il riferimento è alla diffusione stessa del video su Whastapp. “Poteva essere una vicenda risolvibile nel corso dell’udienza preliminare – ha detto il legale dell’agente forestale, Leo Chiriaco – senza poi andare a processo, atteso che la condotta contestata, come da copiosa e uniforme giurisprudenza, riguarda invece altre eventuali ipotesi di reato”.

Articolo Precedente

Giornata per le vittime dell’amianto, c’è ancora speranza di avere giustizia

next
Articolo Successivo

Sentenza Condor, un contributo importante ma ancora incompleto alla giustizia internazionale

next