Niente. Questa volta fuori dallo studio di Sky ad aspettare i candidati non si può andare. Nessun commento a caldo per i giornalisti che dalla saletta al piano di sopra hanno seguito la diretta del confronto tv sulle primarie del Pd. Una regola imposta dagli aspiranti segretari: “Lo hanno deciso in modo unanime”, dice diplomatica l’addetta di Sky dopo una telefonata che, se aveva lo scopo di ottenere l’ok a scendere, non è riuscita. Ma tra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano il maggior sospettato del confino temporaneo non può che essere l’ex segretario. Visto che sinora, gran parte dei paletti li ha messi proprio il suo entourage. O almeno questo hanno fatto trapelare gli altri due, che si sono ritrovati, ahiloro, ad avere a disposizione un solo confronto quando ne avrebbero voluti ben di più, giusto per rendere meno scontato il pronostico sul voto. E quell’unico confronto se lo sono dovuti pure fare senza il tradizionale televoto.

Alla vigilia del match si è finito per discutere anche su una sedia a rotelle. Emiliano ha accusato il portavoce della mozione Renzi, Michele Anzaldi, di non volergliela fare usare in studio: “Non vuole far vedere che sono in carrozzina, per non impietosire l’elettorato”. E lui, Anzaldi, subito a smentire. In ogni caso Emiliano, davanti alle telecamere ci è arrivato in sedia a rotelle, ma quando le immagini ancora non andavano in onda. Lo hanno accompagnato fino alla postazione dei candidati. A quel punto si è alzato e s’è seduto sullo sgabello al centro, come da sorteggio. Movimento ben riuscito, senza che il tendine cedesse. Il suo infortunio ha ispirato una delle battute migliori della serata. La domanda del conduttore Fabio Vitale era sul poster da appendere in camera: “Metterei quello di Yuri Chechi – ha risposto il governatore della Puglia – si è rotto un tendine come me. Io ho saltato solo la campagna elettorale, lui le Olimpiadi”. Risate nella saletta dei giornalisti. Apprezzamenti anche dai supporter degli avversari in studio. Quando, via i candidati, non resta che provare a incrociare qualcuno del pubblico, una delle prime cose che senti dire è: “Emiliano si è conquistato la mia simpatia, anche se io voto Orlando”. Simile il parere di un giovane renziano: “Il migliore è stato Renzi, però Emiliano stasera mi ha fatto morire”. Eppure a Renzi non ha fatto sconti: “Cerca di risolvere i problemi con i bonus e non con i diritti”, ha detto Emiliano parlando degli 80 euro in busta paga. Per poi accusare l’ex premier di aver messo su un governo “sensibilissimo verso i potenti”, e così via fino all’appello finale per invitare il pubblico ad andare ai gazebo nonostante Renzi. Accuse pesanti, no? “Sì, ma le ha fatte in maniera simpatica – dice il sostenitore dell’ex segretario – tanto che Renzi per la prima volta non ha risposto da bullo a bullo”.

E se viene il dubbio che il “bullo” Emiliano, le battute, le abbia cercate un po’ troppo, subito un gruppetto dei suoi garantisce all’unisono: “Non le ha cercate, gli vengono spontanee”. Come spontaneo era quando, parlando di sicurezza e legittima difesa, si è cimentato in un ricordo sul suo passato da magistrato con porto d’armi, finendo più o meno così: “Bucano i pantaloni, le pistole infilate di dietro”. Risate in saletta. E risate per Orlando che poco prima se ne era uscito quasi imbarazzato dal suo minuto e trenta secondi sulla sicurezza: “Una pistola in mano a me sarebbe un pericolo”. Dei tre, il più a suo agio sul tema è stato Renzi: visto che “la parola sicurezza è di sinistra”, s’è messo addirittura ad auspicare una legge “molto più seria” sulla legittima difesa. Il televoto avrebbe apprezzato?

@gigi_gno

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