La recente e controversa conferenza sulla libertà di vaccinazione organizzata alla Camera dei Deputati dall’On. Zaccagnini ha sollevato una prevedibile mole di critiche. L’On. Zaccagnini si è premunito minacciando in anticipo di querelare chi osasse attribuirgli una posizione “antivaccinista”. Chissà se intende querelare anche chi gli spiega che la sua posizione è semplicistica e sbagliata.

Prima di tutto i fatti: c’è un allarme generalizzato per l’epidemia di morbillo in corso attualmente in Europa e negli Usa; si sono pronunciati, tra gli altri: il Center for Disease Control di Atlanta; l’European Centre for Disease Prevention and Control; e, in Italia, l’Istituto Superiore di Sanità. La causa principale dell’aumento di casi di morbillo è il calo delle vaccinazioni, che nel nostro paese è motivato soprattutto da ragioni ideologiche, indirettamente supportate da iniziative come quella patrocinata dall’On. Zaccagnini.

Il morbillo è una malattia benigna nella maggioranza dei casi, almeno se colpisce individui non denutriti, che hanno accesso a servizi sanitari efficienti; ciononostante ha una letalità non inferiore a 1 caso su 3.000 e, anche nei casi non letali, può lasciare danni neurologici permanenti. E’ chiaramente una malattia da non sottovalutare e l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel 2015 vi siano state nel mondo oltre 130.000 morti dovute al morbillo, soprattutto in bambini. Nello stesso documento l’Oms stima che la vaccinazione abbia salvato dalla morte 20 milioni di bambini nel periodo 2000-2015.

Uno dei temi dominanti della conferenza organizzata dall’On. Zaccagnini è stato centrato sulla necessità di migliori studi sui rischi della vaccinazione e sui suoi benefici. E’ un argomento semplice, che può essere proposto anche da un analfabeta e che apparentemente va sempre bene: chi non vorrebbe migliori studi su qualunque argomento? Il problema che appare evidente a chiunque sia un po’ meno semplice, ed abbia una minima esperienza di ricerca in ambito sanitario è quali siano i dati attualmente disponibili e come debba essere progettato l’esperimento che fornisca dati migliori e più aggiornati.

Proverò ad ipotizzare l’esperimento necessario, alla luce dei dati disponibili, per spiegare le ragioni per le quali il semplicismo non paga. Mi concentrerò sul solo dato della letalità, ma il ragionamento può essere ripetuto per qualunque evento avverso dovuto alla malattia o alla vaccinazione. In primo luogo, come già detto, il morbillo è relativamente benigno e la letalità è bassa: per fare una statistica sensata sono necessari campioni grandi. Disegniamo quindi l’esperimento su due popolazioni di 100.000 bambini ciascuna, una vaccinata (V) e una non vaccinata (NV). Nella popolazione V ci aspettiamo una mortalità da complicazioni del vaccino di 1-2 bambini, alla quale va forse aggiunto un altro caso dovuto alla malattia che può eccezionalmente svilupparsi anche nel soggetto vaccinato. Nella popolazione NV ci aspettiamo che il 90% dei bambini contragga il morbillo entro i 15 anni di età. Questa stima della probabilità del contagio è essenziale e va tenuta a mente. Nella popolazione NV sono attesi almeno 30 decessi dovuti alle complicanze della malattia.

La nostra predizione basata sui dati di incidenza “vecchi” (precedenti alla vaccinazione e risalenti quindi alla generazione dei nonni dei bambini attuali) suggerisce che la vaccinazione salva dalla morte non meno di 27 bambini ogni 100.000. L’On. Zaccagnini vorrebbe però maggiori dati: cioè l’esperimento non lo vorrebbe soltanto progettato ma anche realizzato. La realizzazione dell’esperimento comporta due problemi: 1) bisogna identificare due popolazioni distinte di 100.000 bambini, tra loro separate e imporre per legge alla prima di vaccinarsi e alla seconda di non farlo; 2) bisogna accettare come un costo prevedibile la morte evitabile di 27 bambini. Gli ostacoli etici e pratici alla realizzazione dell’esperimento descritto non richiedono spiegazione: è chiaro che in questo caso bisogna accontentarsi dei dati vecchi.

Il cittadino o il Parlamentare semplice, non esperto di ricerca, potrebbe obiettare al disegno sperimentale proposto: perché non seguire semplicemente la popolazione vaccinata per scelta propria, comunque distribuita sul territorio, e quella non vaccinata per scelta propria, comunque distribuita sul territorio? Lo studio osservazionale anziché sperimentale rimuove i due problemi indicati sopra. Il problema dello studio osservazionale sta in quella probabilità di contagio del 90% citata sopra. In una popolazione mista, di vaccinati e non vaccinati, la probabilità di contagio per i non vaccinati è più bassa perché i vaccinati ostacolano la diffusione del virus. Come conseguenza lo studio osservazionale sottostima la mortalità del morbillo, incoraggia la diminuzione delle vaccinazioni e prepara l’epidemia di domani. E’ evidente infatti che la scelta apparentemente più sicura per un genitore sarebbe quella di non far vaccinare il proprio figlio e farlo vivere in una comunità di bambini vaccinati al 100%: questo risparmia al bambino i rischi connessi con la vaccinazione, mentre la vaccinazione degli altri lo protegge dalla malattia. Ovviamente se una consistente minoranza dei genitori, visti i risultati dello studio osservazionale, adotta questa strategia la copertura vaccinale della popolazione scende, la malattia si diffonde (come sta accadendo in Italia attualmente) e il bambino non vaccinato rientra nella classe di rischio dell’1 su 3.000 anziché degli 1-3 su 100.000.

In ultima analisi: i bambini che non sono vaccinati contro il morbillo corrono un rischio di vita (e di danni permanenti) molto più alto di quelli vaccinati, e questo rischio aumenta con l’aumentare del loro numero. Qualunque iniziativa che abbia come conseguenza anche indiretta un calo della copertura vaccinale lascia dietro di sé morti e feriti.

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