I recenti attentati in Svezia e in Egitto sono soltanto gli ultimi di una lunga serie, con Isis e militanti e simpatizzanti jihadisti protagonisti. In Italia le operazioni antiterrorismo sono riuscite finora a sventare possibili attacchi. Compresa l’ultima inchiesta, che ha permesso di sgominare una cellula jihadista pronta a colpire a Venezia il ponte di Rialto. “Ci sono diversi motivi per cui in Italia non ci sono stati attacchi. Compresa la fortuna. Ma da noi ci sono poche seconde generazioni. E, al di là di quanto non vediamo, la rete di Imam dà molte più notizie alle nostre forze di polizia di quanto non si dica. Ma non solo. I nostri servizi, avendo già combattuto terrorismo e mafie, sono diventati più bravi degli altri”, ha spiegato Peter Gomez, direttore de IlFattoquotidiano.it, a margine di un incontro della rassegna “Mediterraneo al Cinema” organizzata dall’Unimed (leggi il programma), in collaborazione con la libreria Fahrenheit 451, la casa editrice Castelvecchi e il Fatto Quotidiano in qualità di media partner. 

“Siamo in un momento di declino di Daesh, anche se niente ci garantisce sul fatto che non ci possano essere attentati, anche nel nostro Paese. Ma in Italia il fenomeno è quantitativamente limitato. Abbiamo un sistema di servizi estremamente efficiente, che ci ha consentito di evitare guai peggiori”, ha sottolineato anche lo storico Claudio Lo Jacono. Lo studioso arabista e islamista ha aggiunto: “Rispetto alla Francia, da noi il problema delle periferie è differente. In Italia sono abbandonate per tutti, siano bianchi, neri o altro. Il pericolo per il nostro Paese? Non deve seguire la strada della Francia. Deve evitare di escludere e non integrare le generazioni che si sono trasferite qui, che sono buoni italiani al 99%”.

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